Piazza Armerina. Rabbia e proteste dei commercianti della Villa del Casale

Piazza Armerina. Malcontento degli operatori commerciali della Villa Romana del Casale.
Sono parecchi i motivi che inducono in questi giorni gli esercenti delle rivendite di souvenir, in prossimità del sito archeologico patrimonio dell’Unesco, a disotterrare l’ascia di guerra rompendo l’armonia che era stata raggiunta grazie ai precedenti protocolli d’intesa, tra loro e l’amministrazione comunale, che avevano rasserenato gli animi assicurando a tutti gli operatori condizioni di equità e rispetto dei loro diritti.
Equità e diritti, che a quanto sembra dalle denuncie dei venditori, non sono stati rispettati, provocando rabbia e allarme per il futuro delle attività commerciali che rappresentano parte dell’indotto economico attorno ad una delle realtà archeologiche e museali tra le più note a livello mondiale.
“Le cause dei disagi sono parecchie -dichiarano alcuni degli esercenti- in particolare sono quattro i punti di rivendicazione nei quali abbiamo voluto riassumere le problematiche con le quali ogni giorno siamo costretti a confrontarci. In primo luogo, la mancata certezza del posto di lavoro, determinata dal fatto che da quest’anno il settore comunale commercio ha deciso di rinnovare l’autorizzazione amministrativa alla vendita mensilmente con tutto quello che ne consegue, versamento di tasse e marche da bollo, richiesta protocollata, e lungaggini burocratiche di ogni sorta”.
“Inoltre -proseguono i commercianti- è stata creata una bretella poco prima di giungere alla attuale area commerciale posta sulla Sp n°90, che conduce ai bagni pubblici, che ha bypassato di fatto i nostri stand perché conduce anche all’ingresso della Villa. Ora, premesso che i servizi sono necessari, anche se attualmente inagibili a causa del crollo del tetto dopo un mese dai lavori di risistemazione, ciò comporta una deviazione a svantaggio della zona commerciale”.
“Come se non bastasse il progetto iniziale che prevedeva la realizzazione della nuova area commerciale ha visto delle modifiche a nostra insaputa in quanto il sito è stato spostato in una zona a grave rischio idrogeologico (non dimentichiamo che nell’alluvione del 1991 le acque del fiume Gela strariparono e lambirono la Villa Romana del Casale) e logisticamente emarginata e penalizzante per le nostre attività”.
“La goccia che fa traboccare il vaso, infine, è avere intuito la volontà da parte delle istituzioni amministrative di assegnarci dei posti, nella nuova suindicata area, che non corrispondono al numero attuale di noi operatori: infatti i box realizzati sono 19 mentre noi da diversi anni siamo presenti in numero di 30 come da protocollo di intesa e come ribadito nei diversi incontri con l’amministrazione comunale”.
“Su tutta la lunga lista di disagi di cui abbiamo parlato –concludono amareggiati gli esercenti- più volte interpellati gli amministratori, sindaco e assessori, non hanno mai risposto, speriamo di riaprire il dialogo attraverso i nostri rappresentati sindacali che stanno elaborando un articolato documento da presentare, per sciogliere tutti questi nodi, soprattutto in vista dell’aumento del flusso turistico per questa estate e con la riapertura complessiva dell’intera area archeologica, come annunciato dal direttore Meli, prevista per il mese di ottobre”.

Marta Furnari