Impedisce a moglie chiedere soccorso a 113, condannato: pregiudicato di Piazza Armerina arrestato

Gli uomini del Commissariato di Piazza Armerina – diretti dal Commissario Capo Gabriele Presti – hanno eseguito l’arresto – in esecuzione del provvedimento emanato dalla Procura della Repubblica di Enna – a carico di un pregiudicato armerino – con precedenti per reati contro la persona, ed in particolare contro la famiglia, nonché inerenti la detenzione ed il porto di armi – Giuseppe Cornicia, classe 1957, per scontare la pena conseguente ad una condanna, per essere stato riconosciuto colpevole di violenza privata nei confronti della moglie, con contestazione della recidiva, da espiare in regime di detenzione domiciliare per complessivi mesi 1 e giorni 2.

Infatti, il pregiudicato, in passato, nel 2008, si rese responsabile del reato di violenza privata, ai danni della moglie In particolare, nel novembre del 2008, giungeva una chiamata, sulla linea 113, da parte di una donna, che richiedeva aiuto per delle violenze subite in quel momento dal marito – da cui all’epoca era separata di fatto. La chiamata però veniva interrotta bruscamente, e, pertanto, i poliziotti della Squadra Mobile di Enna unitamente ai colleghi del Commissariato della città dei mosaici, si recavano immediatamente presso l’abitazione dei coniugi, sita in una contrada armerina, non potendo escludere che stesse accadendo qualcosa di grave alla donna.

Giunti nel luogo, i poliziotti, dopo aver verificato le condizioni di salute della donna, la escutevano in ordine alle telefonate sulla linea 113. Questa, intimorita, dapprima negava di aver richiesto aiuto, e, successivamente, confermava di avere telefonato alla Polizia, minimizzando però, l’accaduto. Tuttavia, i poliziotti, sulla base delle registrazioni della linea 113, e l’osservazione della donna, che portava dei vistosi segni di abrasione sul collo, tipici di una presa su quella parte del corpo, deferivano il Cornicia alla Procura della Repubblica erea, per il reato di violenza privata.

In seguito alla condanna inflitta dal Tribunale di Enna, divenuta definitiva, il pregiudicato diveniva destinatario del provvedimento della Procura della Repubblica di Enna, che ordinava l’esecuzione della pena.

Gli investigatori armerini, dunque, eseguito il provvedimento, ponevano al regime della detenzione domiciliare il pregiudicato armerino, per scontare la pena di mesi 1 e giorni 20, conseguente alla recente condanna.