Grandi incompiute: completamento invaso Pietrarossa. Galvagno e Termine presentano mozione all’Ars
Enna-Provincia - 08/07/2011
“Dare priorità assoluta, nell’ambito dei fondi assegnati dalla Comunità Europea, al completamento dell’invaso di Pietrarossa, adottando, nel contempo, tutte le necessarie iniziative progettuali e finanziarie idonee a salvaguardare e valorizzare il patrimonio storico-culturale rinvenuto sul sito”. Questo l’impegno che Elio Galvagno e Salvatore Termine, deputati regionali del Pd, chiedono al Governo regionale, con una mozione presentata all’Assemblea Regionale Siciliana. “L’invaso di Pietrarossa – dice l’on. Galvagno, primo firmatario della mozione – fu progettato nel lontano 1988 come opera strategica destinata ad irrigare le campagne di mezza Sicilia, e venne finanziato dalla Cassa per il Mezzogiorno per un costo complessivo di 145 miliardi di lire. Ma i lavori – continua il deputato del Pd – furono interrotti nel 1993 a seguito del rinvenimento di un insediamento risalente all’epoca romana e, dopo un breve periodo di ripresa di circa 10 mesi, tutto si è inspiegabilmente bloccato, sia sul fronte degli scavi archeologici, sia su quello del completamento dell’invaso”.
“L’opera, così come concepita, – si legge nella mozione – raggiungerebbe insieme al Dittaino e all’Ogliastro una capacità complessiva di 170 milioni di metri cubi d’acqua, risolvendo definitivamente ogni problema di siccità in un’area di 25 mila ettari compresa tra la Piana di Catania, l’area di Lentini e il Calatino-Sud Simeto; e, secondo una perizia di massima stilata a cura dell’Assessorato regionale all’agricoltura, per il completamento dell’invaso, già realizzato al 95 per cento, occorrerebbero 53 milioni di euro”, “a fronte – continua l’on. Galvagno – dell’enormità dei fondi pubblici già spesi (che oggi corrisponderebbero a circa 70 milioni di euro) per un’opera rimasta incompiuta da quasi 20 anni, nel disinteresse totale del Governo regionale sia per il completamento della diga che per il recupero e la valorizzazione dei reperti archeologici rinvenuti in località Casalgismondo. Tra l’altro, i 53 milioni di euro necessari per il completamento dell’invaso potrebbero arrivare dalla rimodulazione dei fondi Par-Fas, già allo studio della Programmazione”.
Nel dettaglio: 23 milioni servirebbero per interventi sulla diga; 8 milioni per scarico di superficie; 6 milioni per opere di presa e scarico di fondo; 4,5 milioni per vasca di dissipazione e canale di restituzione; 3 milioni per impianti di sollevamento e apparecchiature varie; 1 milione per circoscrizione e messa in sicurezza dell’area archeologica; 0,5 milioni per il torrino di disconnessione.
“Ritenuto che occorra conciliare le esigenze dello sviluppo agricolo del nostro territorio con le esigenze della valorizzazione dei beni culturali, – si legge ancora nel documento – in modo che la conservazione del patrimonio culturale non diventi motivo ostativo alla realizzazione di un’opera di interesse generale per l’intera Sicilia, senza contare la perdita di 70 milioni di euro già spesi, e che si dovranno, comunque, attendere i tempi legati ai contenziosi aperti con le imprese aggiudicatarie per risarcimento danni, nonché quelli della rimodulazione dei fondi europei”, “è necessario, sin da subito, un impegno del Governo della Regione a dare priorità al completamento di un’opera decisiva per il miglioramento del sistema idrico della Sicilia, poiché garantirebbe l’accumulo di 70 milioni di metri cubi d’acqua l’anno, segnando, in altri termini, la parola fine ai problemi di siccità per mezza Sicilia. Tutto questo – conclude Elio Galvagno – coniugando le ragioni della tutela, valorizzazione e fruizione dei beni archeologici, in un territorio che proprio quest’anno può cogliere un’importante occasione di rilancio turistico legata al ritorno della “Dea” di Morgantina ed alla riapertura della Villa del Casale di Piazza Armerina, puntando fortemente sull’offerta culturale”.