Paolo Graziosi è attore teatrale, cinematografico e televisivo, notato da Zeffirelli viene scelto per il ruolo di Mercuzio nel “Romeo e Giulietta”, prosegue con registi e opere che lo renderanno assai efficace nel teatro dell’assurdo. Fra i suoi ultimi lavori al cinema, “Il Divo” di Paolo Sorrentino.
Debutta con Franco Zeffirelli in “Romeo e Giulietta”, e lavora molto sul teatro dell’Assurdo. Alla luce dei tagli odierni alla cultura è piuttosto Assurdo fare teatro… momento di incomprensione storica fra arte e società?
La situazione va degenerando sempre di più sia per i tagli alla cultura che in seguito ad una situazione politico-sociale che va sempre più sconvolgendo chi fa teatro e chi va a vederlo. Ci sentiamo travolti da questa situazione al limite dell’assurdo e al limite del sopportabile. Per fortuna esistono personalità come Aurelio Gatti che grazie a questi siti archeologici che sta scoprendo e riadattando per dei spettacoli in varie parti d’Italia permette ancora a chi fa questo mestiere di poter andare avanti. Teatri di pietra è attualmente fondamentale come forma di riscoperta del patrimonio artistico culturale che come resistenza da parte di chi aderisce al progetto e prosegue col proprio mestiere.
Grazie a questi luoghi che vengono riadattati noi resistiamo, anche con lo spettacolo di stasera ciò è accaduto, con un pubblico presente e partecipe anche grazie al lavoro di sindaci e assessori che sostengono questo tipo di iniziative. Questa sera il teatro era pieno, il che è un accadimento più unico che raro che non si ripete in altri ambiti artistici. Serate come queste ci danno fiducia nel proseguire con le nostre attività
L’Altro Anfitrione, commedia plautina che avete mutato, facendo emergere quale aspetto in particolare?
Grazie alla traduzione e all’adattamento di Rino Marino che ha riscritto il testo, che manca originariamente di 300 con la rinnovata necessità ogni volta di doverne riscrivere il finale, ci siamo valsi dei parametri della commedia dell’arte, gli stessi attori sono molto legati all’improvvisazione e alle maschere della commedie dell’arte, e poi figurativamente abbiamo dato un aspetto etnico ai costumi, le musiche per collocare la vicenda, questo anche grazie alle scene di Sergio Tramonti e al lavoro musicale di Aimone Mantero
L’Altro Anfitrione è altro da sè o coincide in fondo con se stesso?
L’Altro Anfitrione è Giove, è una rilettura diversa da una tipicamente classica. E’ il mascheramento, è il doppio. Il teatro con quest’opera diventa metafora della vita.
Livia D’Alotto
Foto Maria Catalano