Enna: Nella rosa degli artisti della Rete di drammaturgia Latitudini, Claudio Collovà

Enna. Gli appuntamenti del 3 e del 4 settembre organizzati dall’associazione culturale e compagnia  “L’Arpa” di Calascibetta per la Rete di drammaturgia  contemporanea Latitudini, presso il Teatro Garibaldi, hanno visto prender parte agli incontri con studiosi, critici, associazioni e compagnie teatrali, numerosi artisti  fra i quali Claudio Collovà, quest’ultimo presente per la proiezione di un lavoro composto dalle foto di scena di alcuni suoi spettacoli. Il regista e autore palermitano di formazione anglista,  debutta nel 1987 con “Il cavaliere bizzarro” di Michel de Ghelderode, da qualche anno dirige “Officine Ouragan”, dove realizzai suoi  spettacoli e tiene dei laboratori per attori e danzatori.
Artista palermitano che opera molto sul territorio ma trascende da temi e stili della sicilianità.
“Provengo da una formazione con riferimenti più di tipo europeo come Eliot e Joice, sono un anglista non sono mai stato autoreferenziale né propenso a lavorare sull’immaginario siciliano così come viene comunemente inteso, ma la Sicilia in ogni caso è  rintracciabile  nell’immaginario pittorico di riferimento  o nella trasfigurazione che ho della realtà, o  in certe sensibilità musicali”.
Quindi  Officine Ouragan nasce sulla scia della tua formazione?
Si tratta di uno spazio mentale e  fisico a Palermo inaugurato da me e dalla coreografa  Alessandra Luberti, dove gli artisti si incontrano, studiano, ricercano, collaborano. Ed è ormai la sigla del mio gruppo, è una vecchia stalla che ospitava un cavallo che si chiamava Ouragan.
Che ritmi assume il teatro nei rapporti attore/fruitore in un contesto di costanti tagli e riduzioni di spazi e tempi e risorse economiche?
Non trovo questa situazione troppo influenzabile su questo rapporto, perché la ricerca ha certi tempi e necessità e se le risorse si riducono non aumenta la fretta nel proprio lavoro. Il rapporto tra denaro e produzione e creatività artistica è sempre importante ma non determinante, non sempre le risorse determinano la bellezza del lavoro.
Il suo lavoro si distingue per un’ampia collaborazione con altre compagnie, festival, quanto giova questo all’attuale condizione di precariato dell’artista?
E’  interessante e stimolante uscire fuori al tuo gruppo, la mia compagnia varia di volta in volta,  e confrontarsi con nuove direzioni. Se sei in ascolto delle persone con cui si sta collaborando,  le cose cambiano anche se impercettibilmente.. Circa la precarietà dell’attore, considerando che il nostro lavoro è di natura precaria, credo che giovi proprio rimanere in una condizione precaria come ciò non stabilizzata e definitiva, ho visto tanti attori morire spiritualmente in situazioni di stabilità lavorativa e di abitudine. Molto più essere fatto da un punto di vista legislativo e sindacale nel nostro sistema del lavoro, ma poi molto dipende da come ci si gestisce; da un punto di vista economico, cerco sempre la garanzia per me e i miei compagni di lavoro,difficilmente mi immetto in una situazione produttiva senza garanzie economiche.
Della collaborazione con Latitudini cosa ci dice?
Latitudini è un incontro e un tentativo di collaborazione tra gruppi e realtà esistenti in Sicilia, con il desiderio di rompere una solitudine da isolamento.


Livia D’Alotto

Photo Maria Catalano