XXV Congresso Eucaristico nazionale di Ancona. Omelia del Vescovo di Piazza Armerina

XXV Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona – Cattedrale di Senigallia Venerdì 9 Settembre 2011 ore 8 – Omelia su “Eucaristia e cittadinanza” di S.E. Mons. Michele Pennisi, vescovo di Piazza Armerina, membro del Comitato Scientifico-organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani:

Il XXV Congresso Eucaristico nazionale che ha come tema: “ L’Eucarestia per la vita quotidiana” ha a cuore la cittadinanza nella sua duplice dimensione: di radicamento in un luogo con le persone che vi abitano e le tradizioni e le istanze che emergono dalla società civile e con la sua apertura universale verso la mondialità, con i problemi della globalizzazione dell’economia, della giustizia internazionale, della pace e della tutela del creato, degli squilibri fra società opulente e paesi in cui sono presenti fame, povertà e guerre.

Il tema del Congresso Eucaristico a partire dalla sfida che ci pone l’Eucaristia, centro vitale della Chiesa e della storia, è un invito a farsi attenti alla dimensione  della cittadinanza locale e mondiale,  orientando in senso cristiano le espressioni culturali della coscienza civile, per realizzare la”civiltà dell’amore”.

La Parola di Dio che abbiamo ascoltato ci illumina in questo compito arduo e affascinante.

La lettura del  libro dei Proverbi si incentra sulla Sapienza, qualità del Dio vivente, che  imbandisce una tavola di ricche vivande alla quale sono invitati tutti gli uomini. Coloro che accolgono l’invito al convito divino sono liberati dalla follia che rende irrequieti, stranieri a sé stessi,isolati dagli altri. Mangiando il pane e il vino della Sapienza, si vive la piena comunione con Dio e si realizza l’adempimento delle promesse divine, apportatrici della gioia perenne.

L’evangelista Giovanni vede le caratteristiche della Sapienza dell’Antico Testamento nel Verbo di Dio che“ponendo la sua tenda“ in mezzo a noi ha voluto abitare con gli uomini, per manifestarci la verità, la bontà  e la bellezza di Dio.

Gesù  nel Vangelo prepara la sua mensa per  la salvezza di tutta l’umanità e si presenta a noi come il vero pane  vivo disceso dal cielo, che è cibo che ci permette di vivere per sempre. Gesù afferma”la mia carne è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda” (6,55). Egli è il Pane di vita da accogliere e ricevere con fede, per vivere in questa vita e in quella futura.

Gesù nell’eucaristia non si accontenta di darci  delle cose sante, ma  tutto sé stesso come cibo e ci invita a nutrirci del suo corpo e  del suo sangue. Egli aggiunge: ”chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me ed io in lui”.

L’eucaristia realizza una  profondissima relazione personale e un’intima comunione fra noi e Gesù come  quella tra noi e il cibo che mangiamo, perché questo diventa carne della nostra carne e sangue del nostro sangue.

Quest’anno uno dei temi dell’esame della maturità ha avuto come titolo: “L’uomo è ciò che mangia”. Se applichiamo questo testo, che potrebbe sembrare frutto di una concezione materialista della vita , all’Eucaristia, possiamo dire che grazie ad essa, noi diventiamo ciò che mangiamo, cioè corpo di Cristo! Gesù Cristo facendosi nostro cibo ci assimila a sé; noi ci trasformiamo in lui,  sicché possiamo ripetere con san Paolo: ”non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).

L’Eucaristia compie e manifesta l’atto oblativo di Gesù. Attraverso di essa Gesù invita a partecipare nella dinamica della sua donazione: non solo riceviamo il Corpo del Signore, ma diventiamo questo corpo.  Come convocati alla mensa della Parola e del Pane  non stiamo più di fronte a Dio come  estranei  ma partecipiamo del suo corpo e del suo sangue  e siamo resi, sul piano  soprannaturale, concorporei e consanguinei di Cristo, partecipi del suo amore oblativo.

Nella Chiesa tutti formiamo un solo corpo perché ci nutriamo dell’unico pane  ricevendo l’energia divina che ci fa essere “pane spezzato” per gli altri.

L’Eucaristia è “segno di  unità e vincolo di carità” (S.C.,47): essendo comunione con il sangue e il corpo di Cristo, deve portare tutti coloro che vi partecipano a vivere la comunione fraterna. La convivialità eucaristica sta all’origine della nostra fraternità in Cristo.

Una cittadinanza nuova nasce quando nasce una vera fraternità, al di la dei vincoli di sangue, che consente a persone che sono eguali nella loro dignità  di figli di Dio ad  essere diverse. Questa parola tipicamente cristiana che la rivoluzione francese   aveva indicato nella sua triade, ma aveva progressivamente dimenticato perché aveva come debole fondamento un lontano “essere supremo” e una pallida  e astratta “dea ragione” è stata rilanciata da Papa Benedetto XVI, che ci ha detto che la “mistica” eucaristica,  ha una  sua portata non solo  sociale, ma anche  economica e politica (DCE  14).

L’Eucaristia, ”fonte e culmine della nostra condivisione” (CEI, Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno, 3) mentre ci unisce a Cristo, ci apre anche alla condivisione di ciò che siamo con gli altri.

La nostra comunione con Cristo  mette  in “comunione” con  l’amore  trinitario, non solo una città o una regione ma anche il mondo intero.

La storia umana attraverso l’eucaristia si trasforma da cronaca banale e ripetitiva in storia salvifica per riconciliare gli uomini tra loro e con Dio.

L’Eucaristia ci insegna ad abbattere le barriere che impediscono o mortificano lo sviluppo della vita: ci dà la forza per difendere la vita di ogni persona, per vincere la spirale della violenza mediante il perdono e il sacrificio di se stessi, per rompere le catene dell’accaparramento dei beni promovendo ovunque condivisione e solidarietà.

Don Luigi Sturzo uno dei suoi scritti spirituali   parla del rapporto fra eucaristia e vita sociale: “La vita cristiana è vita sociale, della nostra società con Dio attraverso Cristo e la nostra società fraterna in Dio attraverso Cristo; altrimenti non c’è vita ma disintegrazione spirituale e sociale. La Santa Eucaristia, tutta la liturgia sacra, sono il centro della nostra vita. Ogni cosa si incentra in Cristo e nel suo sacrificio, così che tutti noi viviamo non in un isolamento individualistico ma in questa società che unisce  insieme Cristo e i cristiani”.

Il Santo Padre Benedetto XVI nell’omelia per la solennità del Corpus Domini di quest’anno, ha ricordato  che “Chi riconosce Gesù nell’Ostia santa, lo riconosce nel fratello che soffre, che ha fame e ha sete, che è forestiero, ignudo, malato, carcerato; ed è attento ad ogni persona, si impegna, in modo concreto, per tutti coloro che sono in necessità. Specialmente nel nostro tempo, in cui la globalizzazione ci rende sempre più dipendenti gli uni dagli altri, il Cristianesimo può e deve far sì che questa unità non si costruisca senza Dio, cioè senza il vero Amore, il che darebbe spazio alla confusione, all’individualismo, alla sopraffazione di tutti contro tutti. Il Vangelo mira da sempre all’unità della famiglia umana, un’unità non imposta da fuori, né da interessi ideologici o economici, bensì a partire dal senso di responsabilità gli uni verso gli altri, perché ci riconosciamo membra di uno stesso corpo, del corpo di Cristo, perché abbiamo imparato e impariamo costantemente dal Sacramento dell’Altare che la condivisione e l’amore sono la via della vera giustizia”.

Nel  Documento  preparatorio  per  la  46.ma. Settimana Sociale dei Cattolici Italiani abbiamo affermato: ” Partecipando  all’Eucaristia  siamo  abilitati  e  invitati  a  vivere  tutta  la  nostra  vita secondo il progetto di vita personale e sociale di Gesù. Ogni Messa domenicale genera e offre bene comune, sostiene visioni e responsabilità di bene comune. È una speranza e un amore da cui non basta partire, ma a cui occorre sempre nuovamente tornare (cfr S.C. 9-10), per esserne continuamente rigenerati” (n.36).

Nel documento finale si sottolinea che “è in Cristo che viene corroborato il nostro essere prossimo. Partecipando al suo rendimento di grazia, alla sua eucaristia, la nostra vita assume la forma e il movimento giusto”.

L’Eucaristia, che crea un circuito d’amore che ci  sprona a vivere nella città dell’uomo  come persone concordi, libere, coraggiose,  che vogliono vivere la cittadinanza come “palestra di  carità”.

Chi è unito, da una profonda comunione, a Gesù Cristo, l’Uomo nuovo,  è rinnovato nell’intimo e può diventare collaboratore con il Redentore dell’uomo nella trasformazione della convivenza umana. Il nuovo protagonismo della società civile e della comunità ecclesiale  ad opera di una“nuova generazione di laici cristiani impegnati,capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile”  con i loro impegno in campo sociale, economico e politico auspicato da Benedetto XVI a Cagliari (7.9.08) può derivare solamente da persone rinnovate nell’amore oblativo dalla partecipazione al pasto sacramentale e sacrificale con il Crocifisso-Risorto e dalla presenza dello Spirito, che rinnova la faccia della terra.

L’Eucarestia è forza che plasma la comunità e ne accresce il potenziale di amore: la rende una casa accogliente per tutti, la fontana del villaggio che offre a tutti la sua  acqua  sorgiva,  come  amava  dire il beato Papa  Giovanni XXIII.

E’ necessario riscoprire la ricchezza della Eucaristia non solo per la rigenerazione  delle  nostre  comunità  cristiane  ma  per  la  rigenerazione  della  “città dell’uomo”, che,  se vive da straniero nell’esilio  di  Babilonia, da pellegrino aspira alla patria della  celeste  Gerusalemme, che scende dall’alto (Ap.21).