L’Associazione Minatori Mottesi dalla Calabria a Troina in ricordo dei morti all’Ancipa nel 1950

Troina. Per i 14 componenti della delegazione dell’Associazione Minatori Mottesi sono stati pochi minuti di intensa commozione, davanti alla quarta finestra in contrada Candela, per ricordare un loro concittadino, Carmelo Verduci, che fu tra le 13 vittime di quella tremenda esplosione del 5 dicembre 1950. Dalla 4 finestra parte una galleria lunga 375 metri che conduce nella galleria forzata di 7 chilometri e 247 metri che dalla diga Ancipa porta l’acqua nella centrale di Radicone dove ci sono le turbine per la produzione di energia elettrica. L’Associazione Minatori Mottesi ha per motto “Commemorare per ricordare”. Motta San Giovanni, un paesino calabrese di 6 mila abitanti in provincia di Reggio Calabria, dei suoi cittadini che hanno lavorato nelle miniere e nelle gallerie conserva la memoria e la trasmette da una generazione all’altra. Non c‘è famiglia mottese che non abbia avuto il padre, lo zio il nonno che hanno lavorato come minatori. I componenti della delegazione dell’Associazione Minatori Mottesi, alcuni dei quali sono minatori in pensione, come il presidente Francesco Genoese ed il presidente onorario Santo Calabrò, ricordano di avere avuto un parente stretto che ha lavorato all’Ancipa: Leandro Cenereri, Carmelo Cottone, Vincenzo Minniti, Giovanni Mallamaci, Francesco Calabrò, Carmelo Legato, Bruno Franco e Paolo Calabrò. “Anche se alla mia età costa fatica affrontare un lungo viaggio, sento il dovere di essere oggi qui a Troina per rendere omaggio ai miei tanti concittadini che, 60 anni fa, qui lavorarono e alcuni dei quali purtroppo lasciarono la loro vita”, ha dichiarato il presidente onorario Santo Calabrò. Il consigliere comunale Francesco Cenereri, che nella delegazione rappresentava il Comune di Motta San Giovanni, ricorda lo zio Giovanni Mallamaci che fu tratto in salvo dall’altro suo zio Giuseppe, fratello di Giovanni, che riuscì a portarlo fuori dalla galleria pochi minuti prima dell’esplosione nella quarta finestra.

Sono stati 310 i minatori mottesi che hanno lavorato, negli anni dal 1949 al 1952, nei cantieri e nelle gallerie della diga Ancipa. Nell’immaginario dei mottesi il nome di Troina ha un posto di rilievo al punto tale che, per non dimenticarlo, la municipalità ha voluto intitolare una via del paese a Troina. A Motta San Giovanni c’è “la via Troina”. Tra i 50 lavoratori che, nella costruzione delle diga Ancipa e delle sue gallerie, persero la vita si contano 6 minatori mottesi. Oltre a Carmelo Verduci, morirono in quegli anni per incidenti sul lavoro: Carmelo Triolo, Domenico Verduci, Pietro Scagliola, Nicola Minniti e Santo Sgrò. Ai troinesi la diga Ancipa non evoca solo ricordi tristi di morti e di gravi incidenti sul lavoro. La diga Ancipa è stata il motore della modernizzazione di Troina. In quegli anni Troina ha compiuto la sua transizione da società ad economia agraria a società post industriale con un discreto benessere diffuso saltando il passaggio intermedio dell’industrializzazione. “Modernizzazione senza sviluppo” è la definizione che danno i sociologi di questa particolare transizione da un tipo di società ad un’altra in assenza di processi di sviluppo economico endogeno ed autopropulsivo.

Silvano Privitera

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