Un’identità aperta la figura femminile di Mario Tapia, affascinante e timida nello stesso tempo, s’immedesima all’idea dell’Italia unita. Dietro l’io c’è un altro, e dietro l’altro un’altra. Se si sfoglia a cipolla, forse riesce finalmente a trovare te stessa.
La ferita ideologica ha, infatti, una fondamentale radice narrativa: se la libertà narrativa del personaggio sta tradizionalmente tutta da una parte, dall’altra rimangono solo lacrime e sangue, noia, stereotipi, sentimentalismi, che ci rimane da fare se non capriole di identità? Il bambino, leggendo storie di personaggi uguali a lui, si rispecchia e intanto cresce. Questo è l’obiettivo dell’artista a cui rivolge il pensiero più intimo,quello dell’umiltà a fin di bene, la figura infatti aspetta di scoprire una personaggio dietro il personaggio, che la rassicuri sul fatto che ci sia un posticino anche per lei nel fantastico mondo di chi è libero di esprimersi in ogni forma,magari usurpato, quel posto, ma da godersi fino in fondo. Il personaggio “femminile” è solo una delle tante sue possibili variazioni, più o meno aggraziata ma sempre presente nell’artista,sia essa spirituale o terrena resta la personificazione di ogni ideale. La sua opera per Assoro aggiunge dei simboli caratteristici del paese, primo fra tutti il castello dove trova sostegno la figura poiché ogni individuo è legato ai propri luoghi,il gufo che simboleggia la comprensione, la luce dopo la soluzione di un problema, le gocce d’acqua, elemento trasparente e leggero a rappresentare il sudore di quanti lavorarono per un obiettivo così grande, che si concretizzano nella formazione dell’Italia vista ai piedi della scultura con immagine speculare.
Luisa Gardali