Aidone. Omicidio Saffila: Gabriele Stanzù rimane in carcere

Enna. I giudici del tribunale di riesame di Caltanissetta hanno detto no alla richiesta scarcerazione di Gabriele Stanzù, presentata dal suo avvocato, Antonio Impellizzeri. Gabriele Stanzù, l’agricoltore valguarnerese arrestato dalla squadra mobile il primo dicembre scorso perché ritenuto responsabile dell’omicidio del trattorista Franco Saffila, avvenuto nel settembre del 1998 nelle campagne di contrada Bosco di Aidone resta in carcere. I giudici del Tribunale del Riesame, infatti, hanno tenuto conto dei gravi indizi di colpevolezza acquisiti dagli agenti del vicequestore Giovanni Cuciti per l’accusa di omicidio, ma in compenso è caduta l’accusa di tentato omicidio ai danni del figlio di Saffila, che il giorno dell’omicidio riuscì a cavarsela scappando. Il tribunale di Libertà ha però accolto in parte il ricorso del penalista Antonio Impellizzeri. Sul rigetto della richiesta di scarcerazione potrebbero aver pesato le nuove dichiarazioni fatte contro l’imprenditore, che nell’ordinanza di carcerazione è accusato da Massimo Carmelo Billizzi, killer di mafia di Gela ma anche collaborante di giustizia, reo confesso dell’omicidio. Carmelo Billizzi ha detto di aver agito su incarico del suo capo, il boss Daniele Emmanuello, per fare un favore a Stanzù, il quale gli avrebbe anche fornito le armi, e così aprire una collaborazione con la famiglia di Cosa Nostra di Gela. La novità in questa vicenda è sicuramente la presenza di un altro collaborante di giustizia che sostanzialmente accusa l’agricoltore valguarnerese. A fornire nuovi indizi agli investigatori sarebbe proprio il secondo killer, che si sarebbe presentato spontaneamente dopo aver saputo del pentimento di Billizzi e di un altro pregiudicato gelese, assistito da un difensore, autoaccusandosi dell’omicidio. Agli investigatori avrebbe confessato di avere partecipato ad un omicidio “in provincia di Enna assieme a Billizzi”, pur aggiungendo di non sapere il nome della vittima ed ha anche detto che l’omicidio fu commesso per fare un favore a un allevatore che aveva una jeep, di cui ha detto di non conoscere il nome, ma che sarebbe in grado di riconoscere se lo vedesse. L’interrogatorio è stato depositato al Riesame dal pm Gabriele Paci.