Enna. No alla scarcerazione dell’imprenditore agricolo Stanzù di Valguarnera

Enna. Sono state depositate i motivi per cui il tribunale del Riesame, alla vigilia di Natale, ha risposto negativamente alla scarcerazione dell’imprenditore agricolo, Gabriele Giacomo Stanzù, 50 anni di Valguarnera, richiesta fatta dal suo difensore, il penalista Antonio Impellizzeri. Secondo l’accusa, Gabrile Stanzù avrebbe organizzato l’omicidio del trattorista aidonese Franco Saffila per vendicare la morte del padre avvenuta in contrada Bosco, territorio di Aidone, negli anni ’90. L’omicidio, avvenuto nel settembre del 1998, sarebbe stato compiuto da due killer, appartenenti alla famiglia di Cosa Nostra di Gela del gruppo Emmanuello perché si riteneva la trattorista aidonese fosse il responsabile dell’uccisione del padre, avvenuta vent’anni prima sempre in contrada Bosco. Il precedente delitto era avvenuto con le stesse modalità (uno sparo di pistola in faccia) nella stessa campagna dove vent’anni dopo fu ucciso il trattorista. L’avvocato adesso ha tempo sino al prossimo giovedì prossimo per presentare ricorso in Cassazione. Secondo l’avvocato Antonio Impellizzeri il tribunale del Riesame non avrebbe risposto alle argomentazioni difensive, oltre cento pagine contenenti dettagliate indagini eseguite dallo stesso studio legale, nell’impugnazione dell’ordinanza del Gip. Per i giudici del tribunale della Libertà, per l’accusa di omicidio, sono sufficienti i gravi indizi di colpevolezza acquisiti dagli uomini della sezione criminale della squadra Mobile ennese, diretta dal vicequestore Giovanni Cuciti. Sufficienti, inoltre, sarebbero anche le esigenze cautelari, nonostante dall’omicidio siano passati 13 anni. Al Tribunale del Riesame è invece caduta l’accusa di tentato omicidio nei confronti del figlio di Saffila, che quel giorno riuscì a cavarsela, scappando per le campagne e sfuggendo al tiro dei due killer. Nell’ordinanza di custodia cautelare, Gabriele Stanzù viene accusato da Massimo Carmelo Billizzi, killer di mafia di Gela, reo confesso del delitto. Billizzi ha dichiarato di aver agito su mandato del suo capo, il boss Daniele Emmanuello perché doveva fare un favore a Stanzù, il quale avrebbe fornito le armi e avrebbe organizzato l’omicidio. Dopo l’arresto, però, il Pm della Dda di Caltanissetta Gabriele Paci ha chiesto l’acquisizione di nuove rivelazioni, che consentirebbero una sorta di riscontro incrociato delle dichiarazioni di Billizzi. A fornire queste dichiarazioni agli inquirenti sarebbe un nuovo “dichiarante”; un gelese, presentatosi spontaneamente dopo aver saputo del pentimento di Billizzi ai magistrati, accompagnato da un avvocato difensore, auto accusandosi dell’omicidio. Agli investigatori avrebbe confessato di avere commesso un assassinio “in provincia di Enna assieme a Billizzi”, ma di non sapere il nome della vittima ma che l’omicidio fu commesso per fare un favore a un allevatore di Valguarnera “che aveva una jeep” e che sarebbe in grado di riconoscere se lo vedesse. La parola ora spetta ai giudici della Cassazione.