A Troina dibattito su: “Crisi della scuola e declino del Paese”

Troina. All’incontro–dibattito con la prof Graziella Priulla sul tema “Crisi della scuola e declino del Paese”, svoltosi sabato pomeriggio nell’aula magna dell’Iiss Ettore Majorana, c’era molta gente. In quel centinaio di persone che ha partecipato alla manifestazione organizzata dall’associazione culturale Antonio Gramsci, oltre a studenti ed insegnanti, c’erano anche artigiani e commercianti. E’ stato Silvano Privitera a presentare la prof. Priulla, docente di sociologia dei processi culturali presso l’Università di Catania, e a introdurre il tema del nesso tra la crisi del sistema educativo (scuola ed università) ed il declino del Paese. “Secondo i risultati di un’indagine Istat, in Italia ci sono 38 milioni di adulti che hanno difficoltà a comprendere e redigere un testo. E’ evidente che c’è qualcosa che non funziona. Le cause non sono riconducibili ad una sola parte Sono intrecciate le responsabilità di questo stato di cose. Politica, scuola e famiglie hanno delle responsabilità. C’è una generazione che non crede nel futuro. Manca la motivazione all’istruzione, che non è individuale ma sociale”, ha detto Priulla. Ci troviamo di fronte a quella che il prof. Luca Ricolfi dell’Università di Torino ha definito una “Caporetto cognitiva”. La manifestazione più eclatante della crisi della scuola è l’impoverimento del linguaggio usato dai giovani. Rispetto agli altri paesi europei, l’Italia destina meno risorse alla scuola ed all’università. Le risorse destinate al sistema educativo, in Italia, sono considerate spese da tagliare. Negli altri paesi europei economicamente più avanzati, sono considerate invece investimenti. Ma non è soltanto un problema finanziario. Nel secondo dopoguerra, nell’Italia da ricostruire dalle macerie lasciate dalla guerra nel dibattito sulla scuola intervenivano intellettuali come Elio Vittorini e Concetto Marchese. Non è solo una questione di risorse finanziarie. “La scuola deve tornare ad essere centrale nella coscienza della gente perché le rivoluzioni pedagogiche non nascono nelle stanze di un ministero”, ha aggiunto Priulla. Sulla appassionata ed accorata denuncia della prof. Priulla dello stato di crisi del sistema educativo italiano, seguita con molta attenzione dal pubblico, si è sviluppato un fitto dibattito. Per il dott. Giuseppe Santoro, medico di famiglia, l’introduzione nella vita di prodotti tecnologici molto evoluti come i telefonini, ad esempio, modifica e complica i termini della questione scuola. Il prof. Carmelo Conticello, preside dell’Iiss Ettore Majorana, non condivide quel pessimismo che spesso domina il dibattito sulla scuola. Prima a scuola ci andavano pochi, adesso sono in molti ad andarci ma con una motivazione meno forte. C’è una responsabilità delle precedenti generazioni, che non sono state capaci di adeguarsi ai rapidi mutamenti che caratterizzano i temi di oggi. Per Melina Impellizzeri, docente d’italiano e storia alla scuola media, è difficile fare l’insegnante e l’educatore in edifici non idonei e con un personale docente che si riduce di numero di anno in anno. Per affrontare la questione scuola, e trovare delle soluzioni che richiedono tempi lunghi, Marina Ruccella, docente d’italiano nelle scuole superiori, ritiene che l’approccio debba essere globale. C’è un nesso strettissimo tra impoverimento del linguaggio ed impoverimento del pensiero, sostiene Marina Ruccella. Secondo Maria Grazia Vazzano, docente di matematica nella scuola media, si commetterebbe un grave errore se si desse la colpa solo ai ragazzi perché la responsabilità e degli adulti, dare tutta la colpa ai ragazzi. Per Rosa Linda Patanè, che è intervenuta nel dibattito come madre di ragazzi che frequentano la scuola e l’università, il problema da affrontare è come motivare i ragazzi allo studio. E non è facile, se le prospettive future per i giovani non sono affatto incoraggianti. Enrico Gianni Lo Cascio, un artigiano che lavora il marmo, ha richiamato l’attenzione sulla necessità di adeguarsi alla nuova tecnologia informatica che si applica anche al lavoro artigiano.

Ha segnalato le difficoltà dei giovani a calcolare una superficie senza ricorrere alla calcolatrice. Ugo Amata, che di mestiere fa il ragioniere all’Oasi Maria SS, pensa che il paese sia entrato in crisi per mancanza di cultura e si chiede quando questo è avvenuto e si possono tenere distinte l’istruzione dalla educazione. Sulle questioni sollevate dagli intervenuti, la prof. Priulla ha dato delle risposte precisando che educazione ed istruzione sono due momenti inscindibili. Ha poi indicato il 1992 come inizio del processo che ha portato alla situazione di crisi della scuola e del paese. Dal 1992 la politica non ragione più pensando al lungo periodo, ma semplicemente all’immediato seguendo i sondaggi. Questo modo di ragionare non sa affrontare la complessità del mondo di oggi. Nelle discussioni pubbliche temi di grande rilevanza sociale, come quello per l’appunto della scuola e dell’università, sono semplificati fino banalizzarli perché sull’approfondimento prevale l’invettiva. Tutto si riduce ad una contrapposizione tra tifoserie. Tutto questo induce alla rassegnazione ed all’indifferenza. “E’ necessario che ci liberiamo dall’indifferenza e dalla rassegnazione e diamo spazio all’impegno ed alla speranza per riscoprire quell’energia corale di cui c’è bisogno per affrontare e risolvere questioni complesse come quelle della scuola e del futuro dei giovani”, ha concluso la prof. Priulla.