Al Convegno è stato presentato un contributo dal titolo “Analisi della geochimica e dei pollini del lago di Pergusa negli ultimi 6.000 anni”, frutto dello studio italo-francese che vede protagonisti l’Università di Pisa (Giovanni Zanchetta), l’Università La Sapienza di Roma (Laura Sadori), l’Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR italiano (Ilaria Baneschi), l’Università Kore di Enna (Rosa Termine), il CNR francese (Elena Ortu, Odile Peyron, Boris Vannière e Michel Magny) e l’Università francese di Tours (Marc Desmet). La Provincia Regionale di Enna, ente gestore della Riserva, è stata ufficialmente ringraziata per aver promosso parte di questo studio.
Il lago di Pergusa rappresenta un’importante banca di informazioni per lo studio dell’evoluzione climatica dell’area mediterranea e i suoi sedimenti sono, già da alcuni anni, oggetto di ricerche internazionali e multidisciplinari per la comprensione dell’origine dei fenomeni di desertificazione che coinvolgono il bacino mediterraneo; a tale scopo sono stati eseguiti più volte carotaggi nel fondo del Lago e tra questi uno fu finanziato nel 2001 dalla Provincia Regionale di Enna.
Da analisi specifiche su una carota di sedimenti lacustri di circa 6 metri, estratta al centro del Lago nel 2006, è risultato che essa copre l’arco di tempo degli ultimi 6.600 anni. I pollini rilevati nella carota hanno permesso di ricostruire la vegetazione del passato; inoltre, il ritrovamento di pollini di piante coltivate e di quelle ruderali, considerate forti indicatori di presenza umana, ha permesso di raccogliere importanti informazioni sull’insediamento dell’uomo nell’area pergusina e sull’influenza dell’attività umana nell’ambiente naturale pergusino in tale epoca.
Uno studio preliminare sull’evoluzione della composizione di isotopi delle attuali acque del lago conferma che il Lago è fortemente sottoposto ad evaporazione con alti valori registrati durante l’estate. In accordo con la situazione corrente, i campioni di isotopi di ossigeno e carbonio isolati nel carbonato dei sedimenti suggeriscono che il Pergusa negli ultimi 6.000 anni è stato un lago chiuso (senza immissari né emissari) fortemente evaporato.
Da alcune incongruenze, apparse dalla comparazione di questi dati con la ricostruzione climatica desunta dai pollini (per esempio tra 3.000 e 2.000 anni fa le registrazioni di un isotopo dell’ossigeno sembrano suggerire condizioni relativamente secche, mentre i dati dei pollini indicano condizioni più umide), si evidenzia la necessità di ulteriori approfondimenti degli studi per poter ricostruire le dinamiche del clima pergusino.