Da parte dei rappresentanti del governo della Regione, che ascoltavano la proposta provocatoria, si aspetta un esame di coscienza su tutto ciò che nei due anni precedenti è stato promesso e ancora oggi risulta del tutto disatteso, un’assunzione di responsabilità su quanto deve essere fatto e sui modi di accelerare le procedure. Non basta scandalizzarsi, replicare stizziti alle accuse di disorganizzazione ed inefficienza, che ci piovono da tutte le parti e da ultimo dai due giornali francesi Le Monde e Liberation, che hanno definito la Sicilia “nemica dell’arte e della cultura”. A Missineo e Tranchida va detto che veramente è difficile trovare la prova degli atti “questo governo ha fatto e continua a fare per la cultura di alta qualita’ e per frenare la fuga di talenti”. Tra le iniziative vantate c’è il controverso circuito del Mito, ma quello che manca è il lavoro capillare e quotidiano per tutelare, valorizzare, rendere fruibile l’immenso patrimonio culturale, archeologico, storico, ambientale di cui la Sicilia è ricca.
“La Villa Romana di Piazza Armerina, la Venere di Morgantina ad Aidone, le riserve di Rossomanno e di Pergusa, il Palio dei Normanni – ha aggiunto Puglisi – sono solo alcune delle risorse eccezionali della provincia di Enna, che tuttavia bisogna valorizzare. Bisogna organizzare strutture di riferimento in chiave economico-aziendale, creare le infrastrutture adeguate ed investire nell’ospitalità”. Belle parole, anche queste già sentite e risentite. Ma forse quello che deve cambiare è anche il ruolo dell’Università; nella vicenda della Venere s’è sperimentata l’inutilità dei tavoli tecnici, dei progetti globali, degli studi, dei piani, non perché non siano necessari per conoscere lo stato dell’arte, ma perché sono rimasti tali, carta straccia, e finora non hanno prodotto alcun risultato. Abbiamo molti studi commissionati dalla provincia regionale, che ci descrivono nel dettaglio le risorse della provincia, studi e piani di sviluppo prodotti dall’università, convegni e conferenze, per presentarli, accompagnati dalla solita grancassa mediatica, ma è veramente l’ora che tutti, regione, provincia, comuni smettano di trastullarsi con le carte e le parole, tanto non ci crede più nessuno e spesso sono servite solo a elargire qualche prebenda; è l’ora che l’università cominci a stimolare i privati, senza inseguire gli enti locali e tutti quei processi politicizzati che vengono costruiti e disfatti nel breve tempo in cui ormai dura una amministrazione.
Franca Ciantia