Enna: Mostra a palazzo Varisano di cimeli del risorgimento

A chiusura dei festeggiamenti per i 150 anni dell’unità d’Italia, organizzati dalla Prefettura di Enna, è stata inaugurata nei giorni scorsi la mostra “Frammenti siciliani di documenti e cimeli del risorgimento”. La “location” scelta per l’evento è il palazzo Varisano, già appartenuto alla famiglia Grimaldi Petroso, dove Garibaldi fu ospitato nel 1862; da qui incitò i giovani ennesi a seguirlo oltre lo stretto alla volta di Roma. All’eroe dei due mondi Enna ha dedicato una Piazza (prefettura) e il teatro Comunale. Inoltre, presso la villa Torre di Federico si trova un suo mezzo busto bronzeo posto su un piedistallo. Castrogiovanni, al tempo dei Mille, nel 1860, sotto la dinastia dei Borboni, contava circa 14.000 abitanti. Era uno dei ventotto comuni dell’intendenza di Caltanissetta e uno degli otto comuni della sottointendenza di Piazza Armerina. La città conservava l’aspetto medievale, “serrata fra le sue cinque porte, raccolta intorno alle sue cinquanta chiese e chiesette, dodici parrocchie, sette conventi e sette monasteri, ove vivevano una caratteristica folla di religiosi”. Il 25 maggio 1860 Garibaldi, con decreto dittatoriale, nominò Governatore del Distretto di Piazza il barone Varisano, patriota ennese e garibaldino, generoso finanziatore della spedizione. Angelo Varisano (1805- 1879) mise a disposizione del Generale il suo palazzo (ora Museo Archeologico e sede della Soprintendenza ai beni culturali) prospiciente l’allora piazza Matrice e adiacente alle chiese di San Michele e del Salvatore. Dal balcone del palazzo, sulla cui facciata una lapide lo ricorda ai posteri, il 13 agosto 1862, il condottiero, tornato in Sicilia a raccogliere volontari per la liberazione di Roma, “arringò la folla plaudente, rivendicando Roma capitale d’Italia e vaticinando che le baionette nemiche si sarebbero piegate come giunchi innanzi al vessillo tricolore”. Molti giovani ennesi risposero all’appello, ma il 29 agosto – secondo le note vicende storiche – sull’Aspromonte il loro sogno s’infranse dinanzi al fuoco dei bersaglieri. Quattordici anni prima, il 13 aprile 1848, la Sicilia era insorta e, “con plauso unanime e plebiscitario”, a Palermo, il ricostituito Parlamento aveva dichiarato decaduto il regime monarchico dei Borboni. Ad Enna il nostro barone “con alquanti generosi giovani”, sin da gennaio di quell’anno, “spiegata al vento la bandiera tricolore” aveva dato vita ad un comitato locale rivoluzionario che, nel 1849, la reazione borbonica soffocò nel sangue. Alcuni patrioti ennesi furono arrestati e tradotti in carcere o esiliati. Anche il giovane Napoleone Colajanni rimase affascinato dalla causa garibaldina tanto che venne chiamato il “Gran Lombardo”. Fu prima ferito, poi arrestato a Napoli e incarcerato a Genova. Il 4 luglio 1907 Enna festeggiò il primo centenario della nascita di Garibaldi e a ricordo il Municipio pose la lapide commemorativa con i nomi degli ennesi incisi nel marmo “appartenenti alla schiera garibaldina”, con in testa il barone garibaldino Angelo Varisano e Napoleone Colajanni, insieme ad altri sedici concittadini patrioti.

Salvatore Presti


(Nella foto, la lapide commemorativa posta sulla facciata del Palazzo Varisano)