Venerdì Santo a Villarosa e Villapriolo

Villarosa. Due comunità, un esempio di religiosità dove il culto della passione e della resurrezione di Gesù Cristo è ancora vivo e vivido come un tempo. Questa è la Settimana Santa a Villarosa e Villapriolo che, come ogni anno, si carica di significato e commozione. Si è cominciato domenica scorsa con le processioni che simulavano l’entrata di Gesù a Gerusalemme e poi lunedì, martedì e mercoledì con gli esercizi spirituali guidati dai tre parroci: Salvatore Stagno, Salvatore Chiolo e Salvatore Bevacqua. Giovedì si è tenuta la messa “In coena Domini”, nella quale la Chiesa ricorda il dono dell’eucarestia e del sacerdozio ministeriale. L’appuntamento più atteso, in preparazione alla Pasqua di resurrezione, è stato ieri. A Villarosa il momento cruciale è stato rappresentato dalla sfilata solenne del Cristo alla colonna, affiancato da San Giovanni e l’Addolorata, delle confraternite maschili di San Giovanni, del Santissimo Crocifisso, del Santo Sepolcro, di Santa Barbara, San Giacomo e delle due confraternite femminili, Madonna della Catena e Addolorata, che puntualmente, ogni anno, con i loro vessilli, le loro divise e tanta spiritualità, rendono il rito particolarmente suggestivo. A Villapriolo, invece, si è svolto sempre in via Bongiorno il tradizionale incontro tra Cristo, San Giovanni e l’Addolorata. La processione si è conclusa al calvario, dove ci sono stati alcuni momenti di intensa suggestione che lasciano il segno, come quello della crocefissione. Hanno occupato uno spazio di rilievo i “lamenti”, antichissimi canti in un siciliano ristretto che accompagnano la processione con l’urna del Cristo morto per le vie del paese. Dunque, tradizioni secolari che sfidano la modernità e che lanciano messaggi di speranza. Speranza però che molti villarosani hanno perso già da tempo, mentre tanti altri la stanno abbandonando perchè sono sempre di più i volti degli uomini e dei giovani sfigurati dall’esclusione sociale, dalla piaga della disoccupazione, originaria fonte di povertà di sempre più numerose famiglie (alcune associazioni di volontariato hanno in progetto di aprire una mensa), di tanti giovani che hanno perso la voglia di vivere. E la mancanza di lavoro è, a sua volta, causa di malcontento, frustrazione, fonti diverse di violenza, degrado economico e morale.

Giacomo Lisacchi