Piazza Armerina. Riscritta la storia della beata Arcangela Tirdera

“Sono un curioso appassionato della storia della mia città” così si definisce il prof. Gaetano Masuzzo, docente di Scienze motorie, che da autodidatta già da qualche anno ha cominciato a interessarsi della storia di Piazza Armerina con interessanti scoperte e ricerche storiche che lo hanno portato nella primavera del 2009 a pubblicare la sua opera prima dal titolo “Cronologia civile ed ecclesiastica di Piazza e dintorni” e che domenica 22 aprile presenterà ai piazzesi nell’ambito delle manifestazioni legate alla quattordicesima Settimana della Cultura la sua ricerca storica sulla Beata Arcangela Tirdera.
“Amo la storia di Piazza, – dice Gaetano Masuzzo – e questo mi porta sempre a intraprendere approfondite ricerche personali. Per quanto riguarda la religiosa piazzese Beata Arcangela Tirdera, i miei studi hanno preso spunto dalla inaugurazione lo scorso dicembre della Pinacoteca comunale, infatti, nel corso della mia visita nel corridoio di collegamento tra la sala azzurra e la sala gialla ho notato l’affresco che si riferisce genericamente a “Suore e frati di ignoto pittore siciliano secc. XVII e XVIII”. Probabilmente si tratta di alcuni dei lavori di abbellimento e decorazione effettuati nel 1600 da Giovanni Gregorio Trigona nel Convento di Santa Maria di Gesù. Ma la scarna descrizione sulla targhetta posta accanto a questo affresco, non ci fa capire totalmente il giusto valore che, invece, rappresenta sia dal punto di vista ecclesiastico che da quello evocativo di momenti della storia della città di Piazza. Da lì il mio approfondimento storico che mi ha fatto riportare alla luce la storia di Suor Arcangela Tirdera, raffigurata nel suddetto affresco”.
Masuzzo racconta: “La Beata, appartenente alla nobile famiglia dei Tirdera, era una terziaria di San Francesco, nata nel 1548 e deceduta nel 1598. Consacratasi a Dio giovanissima, cadde ammalata nel 1572, e questo determinò il suo trasferimento dal convento presso la casa paterna dove rimase per 21 anni inchiodata al letto. Nella sua grave malattia e cecità si mostrò un modello di pazienza. Possedette doni sopranaturali e visioni e secondo alcune fonti dell’epoca , ebbe anche il dono delle stimmate. La Beata Tirdera è sepolta, nella cappella di famiglia dei Tirdera, Miccichè e Cagno che si trova all’interno della Chiesa di San Pietro, considerata il Pantheon delle famiglie nobili piazzesi. Nel corso delle ricerche ho anche scoperto che due delle sei consorelle di Arcangela Tirdera, Elisabetta e Grazia Cagno, erano dirette antenate di Giuseppina Cagno, mia nonna paterna”.
Il prof. Masuzzo accenna l’impegno profuso in un’altra sua ricerca: “Nella mia riscoperta delle antiche pagine della storia piazzese mi sono imbattuto nell’antica epigrafe che si trova sopra l’ingresso del Coro del Collegio dei Gesuiti, attuale sede della biblioteca comunale. Con l’aiuto di una mia amica insegnante di lettere classiche ne abbiamo tradotto il contenuto scoprendo che si tratta del compendio di una antica Bolla Pontificia”.
Infine Masuzzo aggiunge: “Sono onorato di questa bella opportunità legata alla presentazione della ricerca sulla Beata Tirdera nel corso della Settimana della cultura, spero possa servire alle giovani generazioni come stimolo culturale per amare e approfondire la conoscenza delle nostre radici storiche”.
Mar. Fur.