Francesco Lo Presti arrestato per avere strangolato Vanessa Scialfa, cocainomane, uccisa perchè mentre facevano sesso pronunciava nome dell’ex

Lo Presti, durante la solita lite per gelosia, aveva poco prima assunto della cocaina, colto da un raptus, utilizzando i cavi di connessione del lettore DVD al televisore, la sorprendeva alle spalle e, dopo averle annodato i cavi attorno al collo, la sollevava di peso, scaraventando Vanessa sul letto.

Successivamente continuava a serrare il nodo, fino a che la vittima non esalava l’ultimo respiro, poi soffocata con un fazzoletto imbevuto di candeggina. Dopodiché, riponeva il cadavere all’interno di un lenzuolo grigio chiaro e, dopo averlo assicurato con dei nodi, lo caricava, nel pomeriggio del 24, nel bagagliaio della propria vettura, dirigendosi verso la statale 122 (Pasquasia), per abbandonare il corpo nel luogo in cui è stato poi trovato dagli investigatori.
La furia omicida sarebbe stata scatenata dal convincimento che la ragazza, in un momento di intimità, avesse pronunciato il nome dell’ex fidanzato.

Francesco Mario Lo Presti, classe 1978, ennese disoccupato, nella notte del 27 aprile 2012 è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto, da parte degli uomini della Squadra Mobile di Enna, diretti dal Vice Questore Aggiunto dott. Giovanni Cuciti, e coordinato dal Comm. Capo dott. Claudio Pucci, poiché indagato in ordine:

– al delitto previsto e punito dall’art. 61 n. 1, 575 c.p., 577 n. 4, perché strangolandola con un cavo di connessione audio – video di un lettore DVD e, quindi soffocandola con un fazzoletto imbevuto di candeggina, cagionava la morte di SCIALFA Vanessa, classe 1991, ennese; con l’aggravante dell’aver agito per motivi futili;
– al delitto previsto e punito dall’art. 61 n. 2, 412 c.p., perché, abbandonandolo lungo una scarpata contigua alla sede stradale, occultava il cadavere di SCIALFA Vanessa, dopo averlo avvolto in un lenzuolo di colore grigio; con l’aggravante di avere commesso il reato al fine di occultare il reato di cui al punto precedente.
commesso in Enna in data 24.04.2012.

Già dal pomeriggio dello scorso 24 aprile, i genitori della giovane Vanessa avevano denunciato ai Carabinieri di Enna la scomparsa della figlia, apparentemente allontanatasi volontariamente dall’abitazione ove viveva con il Lo Presti, a seguito di una lite per futili motivi.

Della ragazza non si avevano notizie da due giorni, nonostante le ricerche effettuate anche tramite elicotteri, fino a quando, nella mattina di ieri 26 aprile 2012, personale della Squadra Mobile della Questura di Enna veniva contattato dal padre del Lo Presti, preoccupato per i manifestati intenti suicidiari del figlio Francesco.

Questi, dopo la scomparsa di Vanessa, era già stato sentito come persona informata sui fatti dai Carabinieri di Enna, riferendo falsamente che la convivente si era allontanata da casa a seguito di un banale litigio, facendo perdere la proprie tracce.

Acquisita la segnalazione da parte del genitore dell’indagato, gli investigatori della Squadra Mobile riuscivano a contattare e rintracciare Francesco Lo Presti nei pressi del Palazzo di Giustizia di Enna, constatando che questi si trovava effettivamente in stato di palese confusione.

Indotto a parlare, dopo estenuante opera di convincimento, il sospettato cominciava a fare timide dichiarazioni asserendo di avere “fatto una fesseria” e che per tale ragione voleva essere condotto a Catania, nella via dei Gesuiti all’altezza del civico n. 23, presso un luogo in cui si era in precedenza incontrato con Vanessa.

Temendo che il Lo Presti avesse potuto porre in essere atti di violenza ai danni della Scialfa, gli uomini della Squadra Mobile cercavano di calmarlo per acquisire quante più notizie possibili, al fine di potere rintracciare la scomparsa; pertanto, cercavano di rassicurare l’uomo, dicendogli che la giovane era riuscita a fare rientro a casa e che le sue condizioni non erano preoccupanti come lui credeva.

A tali affermazioni il Lo Presti ribatteva asserendo con forte convincimento che Vanessa non sarebbe più potuta tornare a casa, scoppiando poi in lacrime.

Avuta la certezza che la ragazza fosse stata oggetto di violenze, il personale operante intavolava una complessa discussione con l’indagato, al fine di rassicurarlo il più possibile, per potere acquisire notizie su dove si potesse trovare la donna.

Dopo estenuante trattativa, il Lo Presti si decideva a fare delle prime ammissioni, riferendo informalmente di avere ucciso la convivente a seguito di un violento litigio scoppiato per motivi passionali e di avere abbandonato il cadavere lungo una scarpata adiacente la strada statale che da Enna conduce a Caltanissetta, nei pressi della miniera di Pasquasia.

Gli investigatori della Squadra Mobile, diretti dal Dirigente dr. Giovanni Cuciti e dal Commissario Capo dr. Claudio Pucci, unitamente al Lo Presti si recavano lungo la citata S.S. 122, dove, a seguito di una battuta di ricerche, alle ore 15.00 circa, all’altezza del km. 84,700 rinvenivano, nascosta dalla vegetazione, una sagoma umana, raccolta in posizione fetale all’interno di un lenzuolo grigio chiaro, fermato da una serie di nodi.

Pertanto, si allertava il Sostituto Procuratore della Repubblica dr. Francesco Augusto Rio, titolare dell’inchiesta, che giungeva sul posto, unitamente al medico legale, Medico Principale della Polizia di Stato d.ssa Letizia Galtieri, la quale, in loco effettuava i primi accertamenti, unitamente al personale del Gabinetto Provinciale di Polizia Scientifica, intervenuto per i rilievi del caso.

Accertato che si trattava del cadavere di una giovane la cui descrizione corrispondeva alla persona scomparsa, si procedeva a trasportare la salma presso l’obitorio del cimitero comunale dove il medico legale effettuava l’ispezione cadaverica e, successivamente, i genitori della Scialfa identificavano il cadavere della figlia Vanessa.

A questo punto, presso gli uffici della Squadra Mobile, il Lo Presti veniva interrogato dagli investigatori e dal Sostituto Procuratore della Repubblica, ammettendo formalmente le proprie responsabilità in ordine all’omicidio. Lo stesso, infatti, confermava di avere avuto una lite per motivi passionali con la convivente nel primo pomeriggio del 24 aprile u.s..

Tale lite era degenerata, tanto che la donna aveva deciso di prelevare alcuni effetti personali per poi allontanarsi dal domicilio. Mentre la giovane stava raccogliendo degli indumenti, il Lo Presti, che aveva poco prima assunto della cocaina, colto da un raptus, utilizzando i cavi di connessione del lettore DVD al televisore, la sorprendeva alle spalle e, dopo averle annodato i cavi attorno al collo, la sollevava di peso, scaraventandola sul letto.

Successivamente continuava a serrare il nodo, fino a che la vittima non esalava l’ultimo respiro.

Dopodiché, riponeva il cadavere all’interno del lenzuolo grigio chiaro e, dopo averlo assicurato con dei nodi, lo caricava, nel pomeriggio del 24.04 stesso, nel bagagliaio della propria vettura, dirigendosi verso la statale 122 (Pasquasia), per abbandonare il corpo nel luogo in cui è stato poi trovato dagli investigatori.

Il Lo Presti aveva nel frattempo eliminato le tracce dell’efferato delitto, riferendo ai familiari di Vanessa di non sapere dove la stessa fosse, impegnandosi, fittiziamente, nella sua ricerca.

Acquisiti tutti gli elementi di riscontro necessari, l’indagato veniva posto in stato di fermo per omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere e ristretto presso la locale casa circondariale a disposizione della A.G. procedente.



Vanessa Scialfa, 20 anni, babysitter a singhiozzo, il padre, Giovanni, dipendente comunale, appresa la notizia che la figlia non si trovava, aveva deciso di lanciare un accorato appello sul popolare social network Facebook , chiedendo a chiunque dovesse vederla o ritenga di avere informazioni utili di contattare immediatamente i Carabinieri al 112 oppure di contattarlo personalmente attraverso diversi recapiti telefonici. Quello che lo preoccupava era il fatto che la ragazza non si sarebbe mai allontanata da casa senza fornire spiegazioni ai familiari, convivente compreso e, rendendosi irraggiungibile, senza contare che non si allontanava mai senza il suo cellulare. Sul profilo Facebook del padre si leggeva che la ragazza era alta m 1,63 circa, aveva un fisico magro, pesava 48 kg, capelli e occhi castano chiaro. Al momento della scomparsa era vestita con una maglietta gialla, con pajette e fusò nero con brillantini laterali e scarpe con tacco alto nere con un fiocco somigliante a un ventaglio. Inoltre, il padre aveva attivato nella sua ricerca la trasmissione “Chi l’ha visto” perché si incominciassero ad interessarsi del caso della figlia. I gruppi di amici avevano attivato tutti i canali informatici per dare notizie della ragazza, per aiutare nelle ricerche, ma la soluzione della scomparsa era proprio lì vicino, era stato il convivente, dopo l’ennesima lite, ad ucciderla dopo averla strangolata con violenza e poi trasportata, avvolto in un lenzuolo, buttata in un dirupo poco lontano dalla miniera Pasquasia, in una zona brulla, selvaggia, frequentata da poca gente. Tutti speravano in una fuga voluta,invece è stata una tragedia, un delitto assurdo. “Questo delinquente ha ucciso mia figlia per niente – ha dichiarato Giovanni Scelfo all’unscita dal cimitero (nella foto assieme alla moglie) – Se riesco ad averlo tra le mani lo ammazzo. Avevo sospettato qualcosa, ma non avevo niente di concreto per accusarlo. Uccidere una ragazzina per niente, è assurdo”. Il sindaco di Enna, Paolo Garofalo, è andato a trovarlo al cimitero di Enna assieme all’assessore alla solidarietà sociale, Salvo Notararrigo, per esternargli il proprio dolore,ma anche per aiutarlo nell’organizzazione dei funerali, anche dal punto di vista finanziario.


Stando alle indiscrezioni, sarebbe stato il padre dell’assassino a chiamare la polizia di Enna, vedendo il figlio sotto shock che minacciava il suicidio, lontano da Enna, probabilmente a Catania.

E’ stato uno stratagemma degli investigatori a far crollare Francesco Lo Presti. Ieri mattina, quando ormai era chiaro che Vanessa non si era allontanata volontariamente, gli uomini della Squadra mobile di Enna avevano intercettato Lo Presti nei pressi del Palazzo di Giustizia. Appariva confuso e una volta condotto in questura ha chiesto di essere accompagnato a Catania, in un posto dove era stato insieme alla fidanzata. “Ho fatto una fesseria”, avrebbe detto ad un certo punto. Allora chi lo stava interrogando ha “giocato una carta”: fingendo di volerlo tranquillizzare, gli ha detto che Vanessa era stata trovata e che aveva fatto ritorno a casa. Sull’abilita’ degli investigatori della Mobile e’ arrivata la svolta. Lo Presti e’ scoppiato in lacrime, dicendo che non era possibile, che Vanessa non sarebbe tornata mai piu’, e ha confeessato. L’uomo ha poi condotto il capo della Squadra Mobile, Giovanni Cuciti, ed i suoi uomini sul cavalcavia dal quale aveva lanciato il corpo di Vanessa avvolto in un lenzuolo.

“È stato presentato al Senato un disegno di legge che prevede un fortissimo inasprimento delle pene contro la violenza sulle donne e in particolare quella “nascosta” tra le mura domestiche”. Lo annuncia la senatrice Adriana Poli Bortone. “Il provvedimento – spiega – appare quanto mai urgente alla luce dei ricorrenti fatti di cronaca, ultimo il gravissimo episodio di Enna”.

”Sono necessarie pene esemplari per omicidi come quello avvenuto ad Enna. Nessuna pieta’ per l’uomo che ha assassinato la fidanzata per motivi passionali”. Lo dice la senatrice Fli, Maria Ida Germontani che invita le parlamentari a iniziative di legge comuni.

“L’assassinio di Vanessa, la ragazza strangolata ad Enna, è solamente l’ultimo terribile episodio che accende i riflettori sulla situazione delle donne nel nostro Paese e sulle relazioni tra uomini e donne”. Lo dichiara in una nota il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti.