Troina. I devoti di San Silvestro “I Ramara” preparano il “viaggio”

Troina. “A come organizzare il viaggio, ci pensiamo tutto l’anno. Appena consegniamo il nostro viaggio a San Silvestro nella penultima domenica di maggio, cominciamo subito a pensare a come prepararci per il viaggio del prossimo anno”, ci ha detto Eugenio Cavolina, presidente dell’associazione “I Ramara”, i devoti di San Silvestro, monaco basiliano, patrono di Troina. I preparativi del “viaggio”, come i Ramara chiamano il loro pellegrinaggio votivo a piedi, subiscono un’accelerazione con l’approssimarsi del giorno della partenza, fissata per giovedì sera della penultima settimana di maggio. Nell’organizzazione dl pellegrinaggio di quest’anno ci sono delle novità di cui ci parla Eugenio Cavolina: “Per noi il pellegrinaggio è sacro e non vogliamo che la sacralità del nostro pellegrinaggio sia turbata dagli ingorghi di auto che spesso purtroppo troviamo al nostro ritorno dai boschi, quando arriviamo al ponte Failla sul fiume Troina nel pomeriggio di sabato. Per questo motivo chiediamo ai nostri concittadini che vorranno venire al ponte Failla, di lasciare le auto sotto il campo sportivo, a piano delle Giumente, e raggiungere il fiume a piedi”. Analogo problema i Ramara ce l’hanno, quando sono al campo base, all’interno dei boschi, venerdì verso mezzogiorno. Sono in molti che, con auto ed ingombranti fuori strada, vengono a trovarli. Si può facilmente immaginare la confusione che si crea anche in questa ampia radura, dove ci sono circa 500 Ramara. Per evitare che possano imbattersi, anche quest’anno, in tale inconveniente, i Ramara hanno escogito un sistema, come ci spiega Cavolina: “D’intesa con il Corpo Forestale ed il Parco dei Nebrodi, abbiamo pensato di fare dei pass per i mezzi autorizzati ad entrare al campo base. Chi non ha il pass, deve posteggiare la sua auto a Portella Scarano e Portella Sella Maria e da qui proseguire a piedi fino al campo base”. Il viaggio dei Ramara è un faticosissimo e serissimo pellegrinaggio votivo, che non va confuso con una semplice manifestazione di folklore. Il Ramaro va in pellegrinaggio per invocare l’aiuto del santo patrono di Troina o per manifestargli gratitudine per la grazia ricevuta. Il viaggio è anche un’intensa esperienza morale, oltre che religiosa, in cui il Ramaro, come uomo, nella quiete del bosco, incontra il proprio io e si interroga riguardo a se stesso ed ai suoi problemi. E’ l’io che si riconosce nell’altro, che può essere la persona amata, il fratello, il dolente e lo sfortunato. Nel bosco, che per lui è un santuario, il Ramaro ritrova la sua identità ed il suo senso di appartenenza alla comunità, che mi manifesta nel simbolo dell’abbraccio e nel saluto del “benvenuto e del bentrovato” che i Ramara si scambiano.

Silvano Privitera