GdF sequestra documenti all’Opera pia “Barone di Falco” di Nicosia

Nicosia. Sequestro di documenti all’Opera pia “Barone di Falco”. Il Nucleo tributario della Guardia di finanza ha acquisito una voluminosa documentazione contabile attraverso la quale si dovranno ricostruire tutti i movimenti di denaro, le entrate e uscite, le convenzioni e gli affitti operati negli ultimi anni all’interno dell’Ipab di Nicosia. A delegare le fiamme gialle delle indagini contabili e fiscali, è stato il procuratore capo di Nicosia Fabio Scavone che circa 2 mesi fa ha aperto un fascicolo di indagine sulla base di un esposto definito “molto dettagliato” che era stato presentato poco prima. Il procuratore ha delegato delle indagini, o quanto meno della parte che dovrà ricostruire tutta la contabilità dell’Opera Pia, il Nucleo specializzato della Guardia di finanza. I primi accertamenti avviati dalla procura riguardano quindi gli aspetti contabili della “Di Falco”.
L’esposto, con il quale i firmatari chiedono agli organismi inquirenti di verificare se nella gestione dell’Opera pia emergano “zone d’ombra”, parla anche degli aspetti contabili. Certamente non sarà un’indagine breve perché i militari della Gdf dovranno ra esaminare una enorme mole “di carte sequestrate”, dalle scritture contabili, alle fatture di acquisto di merci e pagamenti di servizi, ma anche tutto ciò che attiene alla gestione patrimoniale dei beni di proprietà dell’Opera pia, rappresentati da migliaia di ettari di terreni, immobili, strutture e tutta la documentazione che riguarda la gestione e il funzionamento della Casa di riposo. Un accertamento che deve anche essere “storico”, perché per valutare ad esempio alcuni contratti di affitto di terreni, si dovranno esaminare anche documenti di oltre 30 anni fa. Per comprendere i meccanismi di acquisizione e destinazione delle somme di danaro, avere un quadro economico generale e individuare eventuali irregolarità più recenti nel tempo e rilevanti anche ai fini penali, si dovrà esaminare un enorme carteggio. Irregolarità contabili erano emerse lo scorso gennaio, dopo il pensionamento del segretario e l’insediamento con mansioni di direttore di Davide Nasonte, che con il Cda, che già a dicembre avrebbe riscontrato alcuni fatti poco chiari, aveva avviato la ricognizione. Una ricognizione resa comunque difficile dalla circostanza che sarebbe mancante importante documentazione, che dovrebbe invece, trovarsi negli uffici dell’Opera pia.
Ci sarebbero canoni di affitto riscossi in contanti, impegni di spesa poco chiari, depositi presso la Tesoreria dell’Ente prima dell’introito delle somme. Le indagini della Procura di Nicosia, potrebbero presto pendere in esame, ammesso che già non si stia indagando, anche altri aspetti poco chiari, come un concorso poi annullato in autotutela per la figura che avrebbe dovuto subentrare al segretario uscente o alcune convenzioni con una cooperativa per la gestione di beni della “Di Falco” dei quali sarebbero stati soci congiunti di amministratori dell’Ipab.