Ingerenza della mafia catanese nella zona di Catenanuova, Regalbuto e Centuripe

La mafia catanese, ed in particolare il clan Cappello ha avuto sempre una certa ingerenza, nella zona di Catenanuova, Regalbuto e Centuripe condizionando le attività di imprenditori, artigiani e commercianti, chiedendo il pizzo, mentre la famiglia di Enna di Cosa Nostra ha preferito stare fuori, preferendo per certi aspetti la zona industriale di Dittaino. I contrasti tra il clan dei catanesi e la famiglia Prestifilippo Cirimbolo, originaria della zona dei Nebrodi, sono sorti già negli anni ’80 ed il primo omicidio si verificò il 13 marzo del 1991 fu ucciso Giuseppe, cugino di Salvatore Cirimbolo, poi l’anno successivo fu ucciso un altro cugino Gabriele, quindi a novembre del 1996 fu ucciso il fratello Francesco. Le indagini dei carabinieri si indirizzarono verso la mafia agricola, considerato che i Prestifilippo Cirimbolo operavano nel mondo degli allevamenti di ovini, Salvatore era proprietario di un’azienda agricola nell’Isola di Niente,a pochi chilometri da Catenanuova, invece la situazione era molto più complessa nel senso che erano le estorsioni quelle che facevano gola ai mafiosi catanesi ed anche alla famiglia Prestifilippo Cirimbolo che si volevano sganciare e diventare autonomi, magari con un appoggio esterno della mafia catanese ma senza versare i soldi ricavati dalle estorsioni che dovevano servire per far crescere i loro allevamenti e magari acquistare altri terreni. I contrasti,venuti fuori, con il clan di Giovanni Piero Salvo e del cognato Filippo Passalacqua diventarono molto seri e molto contrastati ed alla fine per evitare una guerra interna al clan decisero, nella riunione che si svolse al villaggio Santa Agata di Catania, di mollare Salvatore Prestifilippo Cirimbolo e di affidare la gestione di Catenanuova a Giovanni Piero Di Salvo e al suo gruppo. Qui sostanzialmente si decise la sorte dell’allevatore di Catenanuova e di suo fratello Maurizio. Si studiarono le mosse, i luoghi che erano soliti frequentati dai fratelli Prestifilippo Cirimbolo, quindi si preparò l’agguato ed il commando che doveva operare la spedizione punitiva, si presentò a bordo di una moto di grossa cilindrata all’una del 15 luglio davanti al bar Grasso, zona centrale di Catenanuova. I killer non hanno tenuto conto delle persone che si trovavano davanti al bar, hanno incominciato a sparare all’impazzata, ben 28 colpi all’indirizzo di un gruppo di persone che si trovavano davanti al bar Grasso. Salvatore Prestifilippo Cirimbolo è stato raggiunto all’inguine, al ginocchio destro, due colpi al fianco e nella zona occipitale, quelli veramente mortali. E’ morto durante il trasferimento all’ospedale Umberto I di Enna per le gravi ferite riportate .Gli altri feriti sono stati Filippo Catania, oggi 55 anni, insegnante, ricoverato in prognosi riservata con frattura al braccio, trasferito all’ospedale Garibaldi di Catania;
Alessandro Crisari, allora 24 anni, frattura coscia destra. Amato Salvatore Musarra, oggi 29 anni, frattura coscia sinistra, gamba destra, frattura femore e tibia destra ed un altro giovane Antonio C., i tre giovani venivano da Catania e si erano fermati al bar per bere un birra e poi proseguire per Regalbuto. Quelli che se la sona cavata con piccole ferite sono stati Orlando Arcadia Pignarelli, oggi 35 anni, ferito di striscio gamba destra, Michelangelo Grasso, oggi 57 anni, proprietario del Bar, ferito di striscio. Nel gruppo c’era Marzio, fratello di Salvatore, il quale vedendo avvicinarsi la moto a tutta velocità, ha capito tutto, è scappato ed è rimasto illeso,perché si è nascosto in una viuzza che si trovava a pochi metri dal bar. La “strage di Catenanuova”, come veniva chiamata da tutti, ha spinto il comando provinciale dei carabinieri, il nucleo operativo, coordinati dalla DDA di Caltanissetta, di approfondire la situazione di Catenanuova, quale ingerenza aveva la mafia catanese e quale ruolo recitavano i fratelli Prestifilippo Cirimbolo, incominciando ad intravedere un ambiente che strozzato dalle estorsioni, dalle minacce di ritorsioni. L’operazione Fiumevecchio, avvenuta nel maggio dello scorso anno con l’arresto di circa dieci persone, è servita per avere conferme di alcune tesi sul ruolo della mafia catanese, e specificatamente del clan Cappello, ed alla fine si è arrivati alla conoscenza di chi erano gli organizzatori ed i mandati dell’uccisione di Salvatore Prestifilippo Cirimbolo.