Condanne per trenta anni nel processo “Fiume vecchio” del clan Cappello a Catenanuova

Ci sono state sei condanne per circa trenta anni di galera e un rinvio a giudizio per associazione mafiosa. Si è chiuso così il filone principale del processo “Fiume Vecchio”, sugli affari di Cosa Nostra e del clan Cappello a Catenanuova. Il Gup David Salvucci del tribunale di Caltanissetta ha inflitto 7 anni, 6 mesi e 20 giorni a Prospero Riccombeni; 6 anni e 2 mesi a Agata Cicero, moglie del presunto capo clan Salvatore Leonardi; 4 anni e 8 mesi a Giuseppe Pecorino di Agira e Massimo Grasso di Catenanuova; 3 anni e 8 mesi a Maurizio Prestifilippo Cirimbolo; e 2 anni a Antonino Mavica, che è l’ultimo dei pentiti di Cosa Nostra, il quale ha ottenuto un’attenuante specifica per aver intrapreso una collaborazione con la giustizia. Il gup David Salvucci, dopo lo stralcio, ha rinviato a giudizio il settimo imputato, Salvatore Leonardi, l’uomo che il neopentito Mavica ha accusato di essere il boss di Catenanuova, il rappresentante di Cosa Nostra, di essere al comando del racket delle estorsioni dal carcere dov’è detenuto. Leonardi sarà alla sbarra a partire dal prossimo 4 ottobre al tribunale collegiale di Enna, presieduto da Elisabetta Mazza. A suo carico, il pm Roberto Condorelli della Dda ha formulato l’aggravante specifica di aver diretto, promosso e organizzato le attività mafiose. Per tutti gli imputati c’è stata anche l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e la libertà vigilata per un anno. Per Riccombeni è stata disposta la sanzione accessoria di un anno in una colonia agricola.

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redazione-vivienna