Rinviati a giudizio in cinque per le estorsioni nella zona artigiana di Aidone
Enna-Cronaca - 19/10/2012
La Dda di Caltanissetta ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli indagati dell’operazione “Nerone Bis”. L’inchiesta era stata una prosecuzione dell’operazione “Nerone”, condotta alcuni mesi prima dalla Squadra mobile di Enna di un presunto giro di estorsioni consumate tra Aidone e Piazza Armerina. La Dda nissena ha chiesto che vengano processati Vincenzo Scivoli, 43 anni, la convivente Elena Caruso, 42 anni, entrambi di Aidone, Ivano Antonio Di Marco, 39 anni di Raddusa tutti già detenuti, Luigi Gugliara 45 anni e Nicola Crapa, 45 anni di Isnello accusato solo di favoreggiamento. Il gruppo secondo le accuse avrebbe imposto il pizzo sui lavori di urbanizzazione della zona artigianale di Aidone. Nell’inchiesta erano stati coinvolti anche due imprenditori Antonino La Mastra, 53 anni di Raddusa centro etneo al confine con l’ennese che nel frattempo ha patteggiato dinanzi al Gup di Caltanissetta una pena a 1 anno e 7 mesi e Nicola Crapa, per il quale la Dda nissena ha derubricato le accuse inizialmente contestate. Nell’avviso di conclusione delle indagini l’ipotesi è solo di favoreggiamento e non più di concorso in associazione di stampo mafioso. I due imprenditori erano stati arrestati lo scorso marzo inizialmente accusati di avere stretto un patto con la cosca mafiosa di Aidone capeggiata da Scivoli. L’inchiesta è una prosecuzione dell’operazione “Nerone”, e nel secondo troncone di indagine in tutto erano state sei le persone raggiunte da ordinanza di custodia cautelare e tra loro i due imprenditori accusati di concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso. Di La Mastra aveva parlato l’ex primula rossa del clan Santapaola, Umberto Di Fazio, che ha deciso di collaborare con la giustizia, sostenendo che grazie ai suoi legami con Cosa nostra avrebbe svolto sempre senza difficoltà la sua attività di imprenditore. Crapa, dopo avere subito una intimidazione ed avere pagato la “messa a posto” con la cosca che chiedeva il pizzo, avrebbe trovato l’accordo per evitare altri problemi. In sede istruttoria a suo carico sono cadute le accuse secondo le quali avrebbe fatto intimidire una ditta concorrente. Alla Caruso ed a Gugliara viene contestato un attentato incendiario.
Il gruppo e in particolare Di Marco che lo avrebbe coordinato, avrebbe fatto incontrare ed accordare Crapa e La Mastra. Gli indagati ad eccezione dei due imprenditori e di Gugliara erano stati coinvolti un anno prima nell’operazione “Nerone”. Per il primo troncone di indagine è in corso il processo d’appello e il 15 novembre prossimo il Pg concluderà la requisitoria iniziata lo scorso 4 ottobre. Al processo di primo grado, svolto con il rito abbreviato la Caruso è stata condannata a 5 anni, Scivoli a 10 anni, Riccardo Abati a 11 anni ed 8 mesi, Di Marco a 9 anni e 20 giorni, Marco Gimmillaro a 6 anni.