Il 14 settembre 2013 il tribunale di Nicosia chiuderà definitivamente. Crisi economica certa!

Nicosia. Il 14 settembre 2013 il tribunale di Nicosia chiuderà definitivamente i battenti. Non ci sarà neanche la proroga di 5 anni prevista dalla legge nel caso in cui il tribunale accorpante, che è quello di Enna avesse carenze di spazi. Il tribunale dovrà tassativamente chiudere entro i 12 mesi previsti dalla legge.
È quanto emerso ieri mattina nel corso dell’incontro tra il primo presidente della Corte d’appello di Caltanissetta e la delegazione capeggiata dal sindaco Sergio Malfitano della quale facevano parte il presidente del Consiglio dell’ordine forense avvocato Filippo Mingrino e l’avvocato Giuseppe Agozzino, consigliere dell’Unione Fori siciliani.
“Sarebbe inutile e scorretto illudere i nicosiani – ha dichiarato al termine dell’incontro Malfitano – perché la verità è che il tribunale chiuderà e che non ci sono margini di speranza. Neanche la proroga è ipotizzabile e su questo il presidente della Corte d’appello Cardinale è stato chiaro”.
Il problema delle carenze strutturali del tribunale di Enna passa in secondo piano rispetto alle necessità di garantire il funzionamento della giustizia. “Per assurdo proprio la grande funzionalità del nostro tribunale – spiega Agozzino – è quella che determinerà la sua chiusura senza alcuna proroga. Il nostro tribunale ha l’organico completo, mentre a Enna ci sono seri problemi, tanto che già da mesi i giudici di Nicosia sono applicati nel capoluogo. L’accorpamento quindi verrà effettuato nel più breve tempo possibile per coprire gli organici a Enna. E’ l’amara verità e non ci sono allo stato spazi di alcun genere».
Il presidente Cardinale, come ha sottolineato Malfitano, con grande chiarezza ha spiegato che anche se i Comuni del circondario del tribunale di Nicosia chiedessero la proroga la Commissione di giustizia dovrebbe esprimere parere negativo considerata la situazione a Enna e considerato che l’accorpamento dovrebbe riportarla alla normalità. “Certo ci sono i ricorsi alla Corte costituzionale e la proposta di legge di iniziativa popolare – aggiunge Malfitano – e lo stesso presidente Cardinale li ha ricordati, ma il problema è che il pronunciamento sulla costituzionalità arriverà sicuramente troppo tardi perché è praticamente impossibile che arrivi prima della data di chiusura. Ho apprezzato la chiarezza con la quale ci è stata esposta la situazione e che sgombera il campo da qualunque fumosa illusione, talora qualcuno provasse a far credere che è ancora possibile salvare il tribunale. Purtroppo questa è stata la volontà politica e dobbiamo prendere atto che Nicosia è una città che per l’ennesima volta è stata presa a schiaffi e calpestata”.
I 12 mesi di mantenimento devono servire a smaltire i procedimenti aperti ed i processi in corso, ma chi oggi e tecnicamente fino al 13 settembre del 2013 iscrive una causa deve farlo presso il tribunale di Nicosia e non presso quello accorpante di Enna. In questo modo si aggiungeranno altri fascicoli che dovrebbero poi essere spostati in massa entro il 13 settembre 2013 con un rischio di ingolfamento non indifferente, perché le cause iscritte come tribunale procura di Nicosia nei prossimi mesi, dovrebbero poi essere riscritte con tutte le complesse procedure burocratiche di notifiche, come tribunale di Enna.
Lo scorso agosto dopo mesi di stillicidio, il Consiglio dei ministri ha varato la legge di riordino dei tribunali, promulgata il 13 settembre. La soppressione del tribunale era stata una “morte ampiamente annunciata”, dopo il colpo basso della Camera che il 3 agosto, azzerando il parere della Commissione Giustizia di Camera e Senato aveva cancellato Nicosia dalla proposta al Governo relativa ai “tribunali minori” da mantenere. Il tribunale chiude e ormai anche i tempi dello smantellamento di presidio giudiziario che ha garantito alla città una economia dinamica, sono certi.


Già da qualche giorno al tribunale di Nicosia le udienze civili vengono rinviate in date successive al 15 settembre 2013 dinanzi al tribunale di Enna. Lo “smantellamento” dello storico Palazzaccio, è ormai in atto. Ieri c’era sconcerto tra gli avvocati ed i dipendenti del tribunale per la notizia riportata dalla stampa sulla chiusura ormai certa del tribunale. Commenti amari, ma anche pieni di rabbia per quello che si è consumato: in pochi mesi è stato cancellato più di un secolo di storia della città. Ma la portata della chiusura del tribunale, che potrebbe essere disposta anche prima del 14 settembre 2013, è anche un fatto economico e sociale e le ripercussioni saranno disastrose perché la stessa sorte toccherà presto al carcere di Nicosia, all’Agenzia delle entrate ed alle forze di polizia. A rischio la compagnia dei Carabinieri, che quanto meno verrà ridimensionata nel numero dei militari in servizio, la tenenza della Guardia di Finanza e il commissariato di Ps, considerato che a meno di 20 chilometri c’è quello di Leonforte. A conti fatti alcune migliaia di persone saranno costrette a lasciare Nicosia e questo vuol dire crisi economica certa, per una cittadina che, malgrado la recessione, ha avuto la dinamicità dei centri dove la maggioranza dei residenti sono dipendenti con stipendi fissi. Ci sarà un calo delle popolazione che comporterà nel giro di pochi anni anche la perdita di classi nelle scuole, la chiusura dei negozi ed attività produttive, ma ci sono anche considerazioni sul “servizio” giustizia. Tutti i commenti degli avvocati, tutti dello stesso tenore, anche se più o meno “coloriti” nella terminologia si è fatto riferimento alla “volontà politica” di chiudere Nicosia per favorire Enna che in vista della soppressione come Provincia avrà in un tribunale con un territorio più vasto di quello attuale, un importante fonte economica. Ieri pomeriggio le rappresentanze sindacali dei dipendenti hanno tenuto una riunione straordinaria con il sindaco Malfitano. Il timore è che il tribunale venga chiuso ben prima del 15 settembre dell’anno prossimo. Sembra che i magistrati in servizio abbiano già presentato le domande di trasferimento e si coglie la possibilità di una chiusura entro la primavera, forse anche prima delle elezioni politiche.