Commissariato l’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Enna

Il ministro della Giustizia, Paola Severino, commissaria i Consigli degli ordini dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Bari ed Enna. Alla saga sulle recenti elezioni del Consiglio nazionale si aggiunge, quindi, un nuovo e pesante tassello. La comunicazione è stata fatta due giorni fa al presidente Claudio Siciliotti e al direttore generale Francesca Maione. Nel ruolo di commissari straordinari il ministro ha posto Giovanni Girone, ex rettore dell’università di Bari, e Vincenzo Fasone, ricercatore di ruolo dell’ateneo Kore. Una decisione presa di imperio senza chiedere un parere al Consiglio, come prevede l’articolo 17 del decreto legislativo 139/2005.
Il 15 ottobre si sono tenute le elezioni per la nomina del nuovo Consiglio nazionale. Da subito i conti non sono tornati: entrambe le liste hanno dichiarato di aver vinto. Secondo la lista Siciliotti, la vittoria spettava a loro per 364 voti contro i 358 degli “avversari”. Diversa la lettura della lista Longobardi, che non contando i 16 voti (andati a Siciliotti) espressi da Bari ed Enna, rimaste senza presidente, si riteneva vincente. L’attenzione, quindi, si sposta sul diritto di questi due Ordini di partecipare alle elezioni. Per Longobardi e il suo team con le dimissioni del presidente il Consiglio dell’Ordine locale si scioglie automaticamente e quindi perde il diritto di voto; secondo Siciliotti, invece, il mancato commissariamento dell’Ordine da parte del ministero lo ha di fatto mantenuto operativo a tutti gli effetti. Sulla questione arriva ora l’interpretazione del Capo dipartimento per gli affari di giustizia del ministero, Eugenio Selvaggi, che con una lettera che accompagna i decreti di commissariamento afferma, sul punto: «…alle dimissioni del presidente dell’Ordine la legge fa conseguire lo scioglimento automatico del Consiglio dell’Ordine stesso e la nomina di un commissario». Ma non è tutto. Selvaggi bacchetta i vertici del Consiglio nazionale per non aver comunicato al ministero le dimissioni dei due presidenti, mancanza che ha determinato una «situazione di grave incertezza sulla validità del voto espresso il 15 ottobre». A questo proposito va ricordato, poi, che il ministero della Giustizia, che ha il compito di avallare il vincitore, il 6 novembre ha comunicato al Consiglio nazionale di aver sospeso il giudizio in attesa del “verdetto” dell’organo di vertice dei commercialisti sulla validità del trasferimento da Paola (Cosenza) ad Aosta di Giorgio Sganga, candidato nella lista di Longobardi. Decisione che, a questo punto, diventa molto importante: se il trasferimento fosse dichiarato illegittimo la lista Longobardi verrebbe colpita da decadenza per il mancato rispetto dei requisiti di rappresentanza territoriale. Siciliotti ha più volte affermato che lui e i “suoi” sei consiglieri in conflitto di interesse si asterranno. Anche Sganga farà lo stesso, e Giuliano Bond, uno dei cinque consiglieri presenti nella lista Longobardi, pensa che la stessa posizione sarà tenuta anche da loro. Se così è a votare sul caso Sganga saranno in nove.

il Sole 24 Ore
Federica Micardi