Un signore maturo con un orecchio acerbo
Livio Sossi e la poesia per ragazzi
(di Cinzia Farina)
Certamente controtendenza, in tempi funesti di tagli, continuare a parlare di cultura e per sovrappiù raccogliere poesie…
A farlo, con la sua nota competenza e un entusiasmo che contagia, Livio Sossi, docente di Storia e Letteratura per l’Infanzia presso l’Università degli Studi di Udine, che alla libreria “Memorie dal Mondo” ha presentato la sua antologia di poesia per ragazzi “Cieli bambini” (Secop Edizioni), illustrata dal brillante Massimiliano Di Lauro.
A chi proclama che con la cultura non si mangia, oppone un “la poesia salva la vita” o l’esempio di Lorenzo Mullon, poeta di strada triestino che con i suoi libri – autoprodotti sotto l’etichetta di “Carmina dant panem” – vive, donandoli a libera e volontaria offerta.
Nessun dubbio che il futuro di una nazione si costruisca sulla cultura e che il suo grado di civiltà si misuri sulla cultura dell’infanzia espressa e sulla centralità riconosciuta al bambino. Da qui la necessità di una buona informazione e formazione dei docenti, attività nella quale Livio Sossi – ha ricordato Emilio Barbera, editore e presidente dell’Associazione Colapesce, promotrice dell’evento – generosamente si spende da decenni.
Ma cos’è la poesia per ragazzi? Lo esprime bene la poetica rodariana. Scrivere per bambini non vuol dire “piegarsi” al bambino, non vuol dire bamboleggiare, non è orgia di diminuitivi. Per scrivere per ragazzi occorre avere un “orecchio acerbo”. Quella capacità di incantarsi davanti alle cose. Quel conservare il meglio dell’infanzia, dell’adolescenza, quella facoltà di saper porsi in sintonia col mondo e le sue creature. E i poeti lo sanno, i migliori… hanno l’orecchio acerbo.
“Il bambino – dice Livio Sossi – ama gli sgabuzzini ignoti, le soffitte, l’esplorazione, ha diritto a gustare la poesia vera – ed è questa che serve alla sua esperienza di vita in cerca di parole e di consapevolezza”.
Un’antologia di poesia contemporanea per ragazzi non si pubblicava dagli anni settanta. “Cieli bambini” rappresenta dunque un’importante novità nel panorama letterario italiano. Centosessantasei poeti, dalla fine degli cinquanta a oggi, scelti senza preclusioni di natura ideologica (presenti dai cattolici agli anarchici), con un occhio a tutte le regioni. Una partizione in nove tipologie di scrittura poetica. Dalla poesia intimista di derivazione pascoliano-crepuscolare dominante fino agli anni 50 e oggi minoritaria, a quella di impegno civile e sociale (Gatto, Rodari, Lodi), a forme poetiche che normalmente non entrano nelle scuole come la sperimentazione della poesia visiva. E soprattutto l’Oulipo che – dice Sossi – dovrebbe essere fondamentale nella pratica scolastica per le possibilità che offre di appropriarsi giocando dei meccanismi di funzionamento del linguaggio e per la ricchezza creativa che riesce a produrre. Passando per filastrocche, conte, ninnenanne, proverbi (non di tradizione orale), gli scioglilingua e i giochi linguistici di Toti Scialoja, fino al fonosimbolismo di Piumini e Formentini. Senza tralasciare – sezione per il momento propositiva e non esaustiva, le parole dei cantautori.
Uno strumento didattico importante, che offre modelli in direzione della sperimentazione. Quasi una guida, da cui esce una metodologia diversa del fare scuola, fondata sul gioco e sulla gioia del creare, offerta agli insegnanti e a quanti hanno a cuore la crescita interiore dei bambini, perché “sempre gli occhi dei bambini fanno chiaro il giorno”.