SIULP Enna su soppressione delle questure e dei presidi di polizia

Il Segretario provinciale del Sindacato di polizia SIULP della provincia di Enna, Sonia Cavallo (nella foto), questa mattina ha consegnato una nota al Questore di Enna, dr. Guarino, relativa la mobilitazione sindacale del SIULP “nel più ampio quadro di una battaglia che non è più una battaglia dei poliziotti, ma dei cittadini, il cui diritto alla sicurezza è seriamente minacciato da un vero e proprio attentato alla democrazia”.
Il SIULP, primo sindacato di polizia, ha fatto pervenire la nota a tutti i Questori di Italia, il SIULP ha avuto nel processo di democratizzazione della Polizia di Stato che ha portato alla sua smilitarizzazione nel 1981. “ Il sindacato che mi onoro di rappresentare in questa provincia – commenta Sonia Cavallo – è figlio di quella riforma che ha fatto della Polizia di stato una istituzione democratica al servizio dei cittadini, individuando nei Questori quell’autorità tecnica di P.S. insostituibile nella gestione dell’ordine e della sicurezza pubblica e nella garanzia della terzietà delle forze dell’ordine”.

La nota del Segretario Nazionale Siulp, Felice Romano:
Signor Questore, pregiatissima Autorità di P.S. della Provincia, mi corre l’obbligo di richiamare la Sua attenzione su quanto sta per accadere a danno dei cittadini, delle Istituzioni, del Paese e della stessa Polizia di Stato in un momento di massima confusione per tutti e di sospetto silenzio da parte di alcuni.
Come rappresentante del Siulp ho il dovere di ispirare a moderazione e concretezza l’azione dello storico sindacato al quale appartengo, ma mai come in questa circostanza l’impresa appare ardua. Difficile essere moderati, quando alcuni tecnocrati offrono lo spettacolo più bieco della propria inconfessabile natura, la bramosia di potere; difficile essere moderati, quando l’autoritarismo prevale sulla responsabilità di chi governa e viene usato come una clava per abbattere la democrazia, celandolo sotto mentite spoglie di un rigore economico ma che, in realtà è finalizzato solo a far passare, con un blitz, una legge che avrà un impatto dirompente sull’assetto della sicurezza nel Paese.
Pare che a breve il concetto di Provincia sarà aggiornato e forse superato per sempre da un apposito provvedimento che porterà all’accorpamento di ben quaranta enti provinciali sul territorio nazionale. Il tutto per rispondere ad una esigenza di riduzione della spesa pubblica; una riduzione che, per espressa previsione della medesima norma esclude il Comparto Sicurezza, i Vigili del Fuoco e il personale della giustizia. Una norma, quindi che pur ridisegnando la geografia di enti storici quali le province per comprimere i costi della politica e abbattere la burocrazia superflua, non doveva minimamente interessare il sistema sicurezza e il suo assetto presidiario nella parte centrale e fondante del suo essere e della sua efficienza, le Questure. Una legge nata per tagliare tutte le Province, intese come enti intermedi politici, amministrativi e burocratici che in sede di approvazione, come spesso accade nel nostro Paese, è uscita dall’approvazione del Parlamento con la solita soluzione all’italiana; anziché chiuderle tutte, si è deliberato di chiuderne solo 38 accorpando le funzioni di queste ad altre che, in relazione ad alcuni parametri che poco hanno a che fare con gli indicatori reali della sicurezza, assorbono le competenze di quelle che verranno cancellate.
Un manipolo di burocrati, che attualmente occupano alte responsabilità nel “palazzo”, approfittando di questa norma che induce le amministrazioni a “regolarsi” di conseguenza per l’adeguamento sul territorio ai nuovi parametri definiti per legge, hanno elaborato un progetto di riordino che definire demenziale e pericoloso è davvero generoso.
Difficilmente spiegabile appare da parte istituzionale il blackout informativo in merito alla questione: quasi tutti i presìdi delle forze di polizia sul territorio nazionale sono calibrati sul parametro del territorio provinciale e non sull’ente Provincia. Un riferimento territoriale, che per mera brevità e comodità veniva indicata con il termine provinciale intendendo però sempre il territorio ricadente in quella terminologia e mai l’ente politico amministrativo intermedio dell’articolazione periferica dello Stato, parametro territoriale che esiste da quasi un secolo e che, puntualmente, è stato valorizzato in quasi tutti i provvedimenti che hanno ridisegnato e rafforzato le competenze dell’autorità civile di P.S..
Questo manipolo di brontotecnocrati, interessati solo dall’accaparramento del potere e da una maniacale spinta all’autoconservazione, incuranti del disastro che ciò comporterebbe per il diritto alla sicurezza dei cittadini e del Paese oltre che per la dignità di chi sinora ha rappresentato in modo egregio l’Istituzione, pur tra le mille difficoltà’ dovute ai continui tagli effettuati alle risorse, hanno ritenuto di dover far entrare nelle pieghe della riduzione dei presidi anche la Polizia di Stato. Ciò per effetto del dubbio che le Prefetture, essendo state indicate come un nuovo centro di super poteri, almeno per quelle che resteranno, e pertanto potevano rinunciare al ruolo di Autorità politica di P.S., potevano essere tagliate, hanno pensato bene di cominciare da soli ad operare i tagli portandosi dietro le Questure facendo nascere un problema di ricollocazione sul territorio delle forze di polizia.
Un silenzio davvero assordante ha invece accompagnato questi mesi di dibattito sul futuro delle Questure, dei Questori e dei presidi di Polizia presenti sul territorio: l’idea è che non si sia trattato di un caso e oggi ne abbiamo la conferma.
E siccome il sonno della ragione spesso genera mostri anche stavolta qualche mostriciattolo fa capolino sulla pubblica scena, mascherato niente popodimeno da “riformatore” della sicurezza, o meglio dei presìdi di sicurezza sul territorio.
Un sindacato di polizia non fa politica, ma neanche un Governo tecnico, se “nomen est omen”, dovrebbe farne.
Oggi facciamo fatica a dare fiducia a questi personaggi e ad altri che continuano ad assordarci con il loro silenzio e dal tentativo maldestro di rassicurarci asserendo che tanto non si farà nulla perché il decreto che prevede questi tagli non sarà trasformato in legge in questa legislatura. Un metodo assai rischioso oltre che inadeguato, quello di affidarsi al caso o al buon cuore dell’opportunismo politico che potrebbe non approvare la conversione attesa la campagna elettorale ormai aperta. Noi riteniamo questo atteggiamento miope e dolosamente irresponsabile: miope perché non è in grado di produrre un progetto alternativo che salvaguardando il riferimento al territorio ex provinciale si sganci definitivamente dall’ente provinciale tutelando l’Autorità tecnica di P.S., il Questore; dolosamente irresponsabile perché è chiaro a tutti che le ipotesi previste nella bozza di riorganizzazione sono solo pannicelli caldi finalizzati a rinviare il problema vero, la totale chiusura delle province nella speranza che ad affrontarlo siano altri.
Ma che ci siamo motivazioni validi per non dare fiducia a nessuno su questo terreno, così come una regia a voler distorcere la realtà per cercare di far passare questo blitz devastante sulla sicurezza lo dimostrano, per ultimo le dichiarazioni rese dal Ministro Cancellieri sabato con le quali si afferma che tra i poliziotti non ci sono malumori!!
Il SIULP dal Ministro invoca, al più presto, una presa di posizione che fermi questo blitz mediorientale sul sistema sicurezza avanzato, nel disinteresse generale, da un gruppo interessatissimo di “superprefetti” alla ricerca anacronistica di potere in un momento storico in cui i cittadini invocano dallo Stato e dalle Istituzioni soltanto servizi.
Certo resterà un mistero il come ed il perché si sia partiti dalla esigenza di eliminare le Provincia, individuata come centro di spesa e di impasse burocratico, e si sia arrivati, nell’arco di qualche giorno, a lasciarla in piedi per colpire in maniera devastante l’unica cosa funzionante nel Paese: la Questura. Colpa, forse dei sedicenti “servitori dello Stato”, sempre più evidenti “fruitori dello Stato”, intenti, come sciacalli sulla preda, ad accaparrarsi il boccone migliore. Ma di misteri il Paese è pieno, e forse pure un pò stufo.
Lo schema finale di “razionalizzazione” dei presìdi di polizia formulato da questi autentici geni della burocrazia e finito di arricchire dal nostro Dipartimento il quale, nella spasmodica ricerca di frenare la destrutturazione del nostro modello sicurezza basato sulla centralità del Questore quale Autorità tecnica e civile di P.S., figlia della riforma che ancora oggi dopo trent’anni è valida ed efficace anche se necessita di qualche adeguamento, ha saputo solo rivendicare che a capo dei presidi che saranno aperti (da uno ad un massimo di 18 rispetto alle 38 questure che chiuderanno…?) ci doveva essere un Dirigente superiore!!! Dirigente, aggiungo io, che dopo essere stato Questore si vedeva retrocedere alla qualifica di Dirigente superiore con il fondato rischio di doversi confrontare con il suo omologo dell’Arma dei Carabinieri o della G. Di F. che, per lo stesso effetto potrebbe essere un Tenente o al massimo un Capitano in quanto, conoscendo queste Amministrazioni Militari sicuramente trasferiranno i loro Ufficiali superiori in altre articolazioni consone al grado rivestito dall’attuale Comandante Provinciale. Ovviamente in tutta questa alchimia, degna di quella peggiore richiamata nella letteratura del medioevo, nessun accenno al trasferimento di competenze squisitamente amministrativo-burocratiche, quali il rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno o del passaporto, quello delle licenze e tante altre attività che con la polizia non hanno nulla a che fare, alle nuove super prefetture o ad altri enti burocratici. Il tutto in barba al principio della spending review che parla di riduzione dei costi inutili senza diminuire i servizi. Ecco perché se ne sconsiglia la visione attenta ai deboli di cuore e di stomaco.
Alcune osservazioni mi siano comunque concesse, prima di adire le vie giudiziarie.
1. Lo schema elaborato dal Ministero dell’Interno “all’insaputa” del Capo della Polizia e dello stesso Dipartimento della P.S., (e anche questo è un segno triste dei tempi), trascura completamente ogni aspetto dedicato al risparmio e all’efficienza, che pure dovrebbe essere la priorità assoluta di un governo tecnico, e per un verso sistematizza in un unico provvedimento una serie di competenze già in capo ai prefetti, per altri introduce una serie di funzioni che fanno della figura del rappresentante dello Stato sul territorio una specie di Nembo Kid dai mille eterogenei poteri, unicum fra le figure monocratiche del nostro ordinamento, dimostrazione evidente dei danni recati dai fumetti americani alle generazioni degli anni cinquanta.
2. Il provvedimento configura, sotto il profilo territoriale, tre modelli ordinamentali:
a. le città metropolitane, presso le prefetture delle quali è distaccato un prefetto extra-large, con la curiosa conseguenza della creazione di un ulteriore posto di funzione nel ruolo dei prefetti, in un provvedimento nato per ridurre la pubblica spesa e l’eccessiva burocrazia.
b. le province (quelle che rimangono tali e quelle nuove che risultano dall’accorpamento) alle quali verrà preposto un prefetto medium, tra l’altro già esistente.
c. i presìdi, ai quali verrà preposto, per la gioia dei più piccoli, un prefetto small, per specifici ambiti territoriali e costituiti per eccezionali esigenze connesse alla tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica e del soccorso pubblico; tutela (e quindi responsabilità nel caso in cui le cose andassero storte) riservata ai Questori, quelli cioè che oggi dirigono con modesto successo la polizia in realtà quali Roma Napoli e Palermo e tra qualche giorno si troveranno ad affrontare le delicate problematiche territoriali di Poggibonsi o di Sant’Agata dei Normanni.
Sic transit alternata gloria mundi.
Ma che faranno i prefetti Small? Poca roba, rispetto a quelli Super, ma sempre di qualità: nell’ambito del territorio di presidio sono autorità di pubblica sicurezza, sono titolari dei poteri di direzione unitaria e coordinamento delle forze di polizia e sono legittimati ad adottare tutti i provvedimenti, ivi compresi quelli contingibili ed urgenti previsti dalla normativa vigente in materia di protezione civile. Sono ovviamente membri di diritto del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica per la definizione delle pianificazioni concernenti le attività di controllo, della cui coordinata attuazione sono responsabili esclusivi nello specifico ambito territoriale.
Scompare, in definitiva, la distinzione tra autorità politica e autorità tecnica di p.s, scompare il Questore, scompare la Questura, scompaiono dalle questure decine di migliaia di poliziotti, scompaiono 150 anni di storia del nostro Paese e della nostra democrazia; e rimangono loro, una ventina di perfetti Superprefetti che fanno di tutto e di più, dalla sicurezza alla lotta alla mafia, dal pronto intervento al soccorso in caso di calamità naturale, dall’emergenza profughi alla crostata di ciliegie se richiesto, dalla protezione civile alla gestione della sanità. Tutto, insomma nelle loro mani, in una smania di potere centralizzato tale che al confronto Luigi XIV, il re Sole, sembra un moderato di sinistra. Ai più attenti non sarà sfuggito che manca, certo, il potere di dichiarare guerra agli Stati confinanti, ma chissà che in sede di approvazione definitiva questa clamorosa pecca non venga sanata.
L’unico organo di governo “certo“ nel riordino “prefettizio” dei presidi è il Prefetto, nelle versioni Extra-large, Medium e Small; tutte le articolazioni delle polizia di stato, dell’arma dei carabinieri, del corpo dei vigili del fuoco, nonché quelle degli altri ministeri interessati, sono opzionali, e comunque da chiarire e, comunque subordinate. Ed opereranno su un territorio ancora da definire, ma ancora non definito.
Questo è quanto, ogni commento è inutile. Ricordo soltanto che la sistematizzazione delle competenze di prefetto e questore, come delineate dalla legge 121/81, fu frutto di una lunga e laboriosa mediazione fra le forze politiche rappresentate nel Parlamento, che ora viene vanificata dallo studio di un paio di sceicchi ministeriali. All’insaputa di tutti, contro il volere di tutti. Nel silenzio di tutti.
Il SIULP ritiene che la chiusura o l’accorpamento delle province non può in alcun modo essere l’alibi per la soppressione delle Questure, dei Comandi Provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, giacché questa sarebbe la dimostrazione più bieca che il vero obiettivo di chi pratica la necessità di tagli alla spesa pubblica è quello di risparmiare a qualsiasi costo, anche a costo di ridurre la sicurezza privata e pubblica dei cittadini. Sulla pelle, insomma, dei cittadini e dei poliziotti.
Per questo il Siulp ha aperto col Ministro dell’interno e con il Capo della polizia, un confronto urgente e durissimo, perché riteniamo che deve essere combattuta la e non una buona battaglia per la salvaguardia delle nostre Istituzioni e della nostra democrazia.
Inutile dire che avverseremo con tutte le nostre forze questa proposta indecente, e ci siamo già mossi in ogni sede istituzionale per bloccare questo scempio della sicurezza e della democrazia.
Perché riteniamo che ogni cittadino e ogni poliziotto, a maggior ragione chi meglio conosce la centralità e l’insostituibilità del Questore quale Autorità tecnica di P.S. non può rimanere fermo alla finestra a guardare ciò che accade; ne sarebbe altrettanto responsabile, e non solo moralmente.
Per meglio illustrare la gravità della situazione e come muoversi per arrestare questo che possiamo definire un vero e proprio “golpe” al diritto alla sicurezza dei cittadini alla dignità professionale dei poliziotti, organizzeremo un convegno al quale inviteremo tutte le parti interessate: Ministro, Capo della Polizia, Istituzioni e Politici affinché nessuno possa, domani invocare immunità o sconti di pena perché non sapeva e nessuno lo aveva informato. Vi chiedo di essere accanto al Siulp in uno dei momenti più drammatici della storia di questo Paese affinché, come avvenne negli anni settanta, anche oggi i Poliziotti e la Polizia possano essere di nuovo punto di riferimento per la salvaguardia della democrazia, dei diritti dei cittadini, per la difesa delle Istituzioni ma anche per traghettare il Paese in una nuova e necessaria condizione che lo rilanci economicamente, socialmente e politicamente.