Villarosa le Chiese

Villarosa non ha tradizioni molto antiche e del resto non si conoscono le usanze dei Villarosani dei primi tempi. Provenendo essi da vari centri dell’isola probabilmente cercarono di importare nella nuova patria le usanze dei paesi di origine. La vita del «Casale» doveva essere molto semplice, il lavoro era abbastanza duro e forse non restava loro molto tempo da dedicare a passatempi e ad altri divertimenti. Immaginiamo queste famiglie di contadini, sedute nelle sere d’estate sulle aie o davanti le loro casupole e nelle sere d’inverno attorno al fuoco, ascoltare gli anziani che raccontavano vecchie storie e fiabe ai bambini. Alcune di queste storie sono state tramandate dalla viva voce dei vecchi; De Simone le riporta nel suo libro in cui parla anche delle feste che sono legate a celebrazioni religiose.
Alcune di queste feste sono state tramandate fino ai nostri giorni pur con le modificazioni inevitabili, altre sono ricordate soltanto dagli anziani, di altre se ne è perduto il ricordo.

San Giacomo Maggiore – Chiesa Madre
La monumentale chiesa Madre San Giacomo Maggiore si erge nel piazzale che prende appunto tale nome. Il piazzale, un tempo utilizzato come luogo dove seppellire i morti e più tardi a mercato ortofrutticolo, è oggi punto d’incontro e di ritrovo in alcune festività religiose. L’entrata al Tempi è preceduta da una maestosa scalinata, risalendo la quale si può ammirare la settecentesca facciata, ripristinata una prima volta nel dopoguerra per sopperire alle lesioni causate da un probabile movimento tellurico e in un secondo momento nel 1985, per la rimessa in luce dell’originaria pietra di costruzione. Il campanile, che affianca la chiesa, è di epoca ancora più remota ma, ancora oggi, il suono delle sue campane è un inno di gioia ed un invito alla preghiera. La chiesa fu eretta nel 1763 ad opera dei fondatori di Villarosa “I Duchi del Casato Notarbartolo” solo tra il 1783-1784 ricevette, in dotazione, il titolo di Parrocchia “San Giacomo Maggiore” con erezione alla il 22 luglio 1875. L’accesso della chiesa si apre fra due colonne e l’interno, ad una sola navata, ampia e luminosa, con la semplicità dello stile settecentesco, custodisce pitture anch’esse risalenti al secolo di costruzione, rappresentative di scene religiose che impreziosiscono le pareti cariche di stucchi. A destra dell’ingresso principale, troviamo l’antico “fonte battesimale”, un tempo riparato da un cancello in ferro battuto e oggi utilizzato come acquasantiera e, inoltre, si possono ammirare due quadri che raffigurano, quello a sinistra le anime del purgatorio e quello a destra la Madonna del Carmine, compatrona di Villarosa. Inoltre un dipinto raffigurante la Madonna con il Bambino di scuola Fiamminga. Adornano l’altare maggiore, in fondo alla chiesa, tre quadri che propongono le immagini della Presentazione di Gesù al tempio, la disputa di Gesù al tempio e, al centro, sempre olio su tela, è raffigurata l’Assunzione della Vergine del pittore Raimondo Bufera di S. Cataldo del 1842. Una struttura, a forma di tempio, rende ancora più imponente tale dipinto e, nello stesso tempo, gli fa da cornice. Nella parte sovrastante le due statue della fede e della carità in stucco, precedono la gloriosa rappresentazione della S.S. Trinità, raffigurata da un triangolo che accoglie nel suo interno la “scritta” in ebraico del nome di Dio che è posto al centro di una diramazione di raggi dorati, espressione di luce e splendore dell’indefinibile essenza Divina. Negli anni ’50 l’interno ha subito delle innovazioni. Gli altari che costeggiano il corridoio della chiesa, tre a sinistra e due a destra, ora in marmo, hanno sostituito quelli originali in legno rivestito di vetro colorato. L’altare Maggiore, è stato ricostruito. Anch’esso in legno con rivestimenti in vetro colorato, proponeva in basso al centro, sistemata in un catafalco, una Madonna dormiente; oggi prende il suo posto, riprodotto in marmo di vario colore, un pellicano la cui caratteristica è proprio quella di donare il suo sangue per amore dei figli e come tale simboleggia il sacrificio del Cristo, immolatesi sulla croce per la redenzione dell’intera umanità. Gli stalli in legno scolpito, che si trovano ai lati, sono stati demoliti unitamente al pulpito e il pavimento, originariamente in pietra, è stato rifatto in marmo. Sovrasta l’accesso laterale l’organo, anch’esso di epoca settecentesca, funzionante fino agli anni ’30 e ora da restaurare. Sopra l’ingresso della sacrestia, è ancora esistente un ballatoio, dal quale un tempo, i confrati di San Giuseppe assistevano alle celebrazioni. Nel 1924 uno degli altari, posti ai lati del corridoio centrale, venne dedicato a San Giacomo, Patrono di Villarosa e solennemente festeggiato il 10 agosto di ogni anno.

Chiesa della Madonna della Catena
La chiesa della Madonna della Catena che sorge a circa 1 km dal paese sulla S.S. 121, da sempre grande via di comunicazione, e che fu eretta anticamente nel corso del settecento. La tradizione storica vuole che là dove oggi sorge questo santuario Mariano vi fosse la catena del dazio che segnava il confine fra il territorio di Enna e i possedimenti del duca Notarbartolo. La piccola chiesa campestre rimane aperta una settimana prima della festa, 8 settembre, che, a conclusione della processione celebrativa, si conclude tra giochi d’artificio e suono di banda musicale.

Chiesa dell’Immacolata Concezione
L’Immacolata Concezione, l’altra chiesa parrocchiale di Villarosa sorge lungo il corso Regina Margherita. Essa poggia le sue fondamenta sulla preesistente antichissima chiesa del ‘500 della Madonna di Magando. Nasce da qui la storia dell’Immacolata Concezione della quale accurati studi e documenti storici consentono di dire che, ancor prima della fondazione del paese, la chiesa rappresentò per i contadini della zona il primo luogo in cui riunirsi e pregare la figura di Maria madre della vita. Nel corso del 1700 la chiesa divenuta di proprietà del duca Notarbartolo fu da lui intitolata all’ Immacolata Concezione. Verso la fine del 1700 il sacerdote Falzone Filippo Neri organizza presso la chiesetta la confraternita del SS. Sacramento la presenza di questa confraternita debitamente approvata è attestata da un dispaccio sia dal governo Borbonico il 10 aprile 1817 che dal Vescovo di Catania nel 1819. Questa chiesa per le sue piccole dimensioni fu anche chiamata “A Chisulidda” e, il sacerdote Falzone la resse durante vita tanto che a morte volle essere sepolto nel cimitero sito nei pressi della chiesa. Nel 1932 anno in cui i Villarosani ebbero l’illuminazione elettrica, l’edifìcio dell’antica chiesetta della Concezione fu demolito per essere ricostruito a forma di croce greca più spazioso con annessi un salone e la casa canonica. La chiesa fu completata nella sua struttura attuale alla fine degli anni ’50 abbellita con due torri campanarie attualmente esistenti e con la realizzazione di un solaio a volta sotto le preesistenti capriate lignee. L’attuale facciata della chiesa, più volte rimaneggiata riprende alcune tematiche ed elementi dello stile zotico-romanico. L’accesso alla chiesa propone una veduta circolare e l’interno è diviso da quattro colonne centrali e otto laterali. Vi sono tre altari realizzati in marmo e posti due lateralmente dedicati uno al sacro cuore e l’altro alla Madonna del Carmelo e uno il centrale consacrato all’Immacolata Concezione. Caratterizzano l’interno del tempio rendendolo particolarmente interessante la via crucis realizzata in legno scolpito, il quadro raffigurante San Francesco che riceve le stimmate e i più pregevoli e antichi gruppi statuari del paese: San Francesco di Paola, la Madonna del Carmelo, la statua di San Michele Arcangelo, il Crocifisso ligneo con Gesù morto e l’urna di Gesù morto. Alla chiesa parrocchiale dell’Immacolata Concezione è collegata la chiesa della Madonna della Catena che sorge a circa 1 km dal paese sulla S.S. 121, da sempre grande via di comunicazione, e che fu eretta anticamente nel corso del settecento. La tradizione storica vuole che là dove oggi sorge questo santuario Mariano vi fosse la catena del dazio che segnava il confine fra il territorio di Enna e i possedimenti del duca Notarbartolo.

Convento dei cappuccini – Chiesa SS.Maria delle Grazie
La presenza della Comunità Religiosa dei Padri Cappuccini a Villarosa si concretizza nel 1814 con la fondazione di un ospizio successivamente abolito con la generale soppressione del 1866. In seguito Padre Felice Pirrello, originario di Villarosa, investito della carica di Ministro Provinciale, poi nominato Defìnitore dell’Ordine a Roma, si preoccupò di ampliare il preesistente istituto di ricovero e assistenza. Infatti, con atto del 22 Giugno 1886 comprò per lire 765 da un certo Cataldo Sillitto da Caltanissetta un terreno di are 32 e centiare 742 in contrada Acquanova. L’ampliamento ebbe inizio subito dopo l’acquisto del terreno e nel 1887 erano già completate sette stanze nel piano superiore, in esse si ritirarono tre religiosi compreso Padre Felice. Nel 1888 fu prolungato il corridoio verso mezzogiorno e vennero edificate altre tre stanze. Il 25 gennaio dello stesso anno, la chiesa dedicata a SS. Maria delle Grazie, si festeggia ancora oggi nell’ultima domenica di settembre, fu benedetta ed aperta al culto come appare sul frontespizio della stessa. L’anno seguente il 22 gennaio 1889, con l’assenso e la testimoniale di Mons. Mariano Palermo vescovo di Piazza Armerina, la Sacra Congregazione rilasciò un rescritto che dichiarava il Convento e la chiesa canonicamete eretti. L’oasi dei Frati Minori Cappuccini di Villarosa, si erge in cima al Cozzo, primitivo quartiere di Villarosa, dominando dall’alto il paese, con la stessa autorità che, da esso medesimo, ne deriva. Il Convento conobbe periodi aurei per la vita dei Frati e, nel periodo del primo conflitto mondiale, fu sede provincializia, punto di assistenza sociale per i militari e le loro famiglie.