Il Museo di Aidone, scrigno prezioso che continua ad arricchirsi. La testa di Ade da Malibù. L’esigenza inderogabile di spazi adeguati

Aidone – Museo Archeologico (nel portone d’ingresso ritratto testa di Ade da Malibù)

Aidone. Quest’ultima acquisizione non era proprio messa in conto, perciò arriva ancora più gradita, una meravigliosa e sorprendente testa in terracotta proveniente da quella che per i tombaroli è stata una vera e propria miniera d’oro: San Francesco Bisconti, il complesso di santuari dedicato a Demetra e alle divinità ctonie Persefone e Ade. La testa di Ade/Plutone appartiene ad una rara statua a grandezza naturale, dipinta, come tutte le terrecotte. Morgantina ci ha abituato alle storie, non si smentisce neppure questa volta: anche questa statua è al centro di una vicenda intrigante. Tra i reperti che l’archeologa Serena Raffiotta ha analizzato, fotografato e pubblicato sul suo libro “Terrecotte figurate dal santuario di San Francesco Bisconti a Morgantina”, c’è un ricciolo azzurro di terracotta che la studiosa aveva attribuito ad una capigliatura. Quando nel 2011 gli esperti del Getty Museum visitarono  il Museo di Aidone, per scegliere i reperti da portare in prestito a Malibù (nell’ambito degli accordi per la restituzione della “Venere”, la Regione Sicilia si è impegnata a prestare opere d’arte  e reperti archeologici per essere esposti in mostre tematiche nel museo californiano) notarono il ricciolo azzurro e chiesero al direttore Enrico Caruso di poterlo confrontare con una testa di terracotta alla quale sembrava appartenere. I reperti furono accompagnati in America  dallo stesso Caruso che potè effettuare personalmente l’attribuzione ed il riconoscimento del ricciolo come parte della barba della preziosa testa attribuibile ad Ade, appartenente da un trentennio al Getty; la barba porta tracce evidenti della colorazione azzurra, i capelli del marrone originario: questa volta non sono stati necessari ulteriori esami, la provenienza del ricciolo è stata verificata senza alcuna incertezza. Da qui la richiesta di restituzione inoltrata immediatamente alla direzione del Museo californiano dallo stesso architetto Caruso, nella sua qualità di direttore del Parco Archeologico di Morgantina  e del suo Museo. Nel nuovo clima di collaborazione e sinergia tra le autorità italiane e il Getty, seguìto alla vicenda della “Venere”, è stato possibile ottenere questo capolavoro della ceramica di Morgantina. Attualmente è una delle attrazione della mostra “I santuari di Demetra e Persefone a Morgantina” che da aprile scorso, e fino al 28 gennaio, è  ospitata a Villa Getty, dopo di che farà parte della mostra “Sicilia: arte ed invenzione tra la Grecia e Roma”  che dal 3 aprile al 19 agosto sarà al Getty e  poi in  “in tournée”  in altre città americane, infine a Palermo; nel 2014 Ade ritornerà definitivamente in Aidone!

Il Museo di Aidone, che in questi anni è stato allargato e ristrutturato per ospitare le new entries, per risistemare l’esistente e per rendere la visita più interessante e confortevole, continua ad avere l’esigenza di allargarsi per accogliere nuovi gioielli, come le promesse monete che saranno a breve restituite da Siracusa ed ora la testa di Ade, per valorizzare quanto c’è ancora di prezioso e mai esposto nei ricchi magazzini e per razionalizzare gli spazi espositivi. Per questi motivi esposti appare ancora più assurdo e incomprensibile il ritardo con cui si sta procedendo alla cessione al Parco Archeologico dell’edificio della Scuola Elementare “Torres Truppia”, il naturale ampliamento del Museo, liberato completamente delle classi fin dall’inizio dell’anno scolastico in corso.

Busto di Ade

A due anni della prima richiesta forse qualcosa comincia a muoversi. All’istanza del direttore del Museo si è aggiunta quella del professore Malcom Bell e dei membri della Missione Americana che lui dirige, che nel “Torres Truppia” vedono la soluzione ideale dell’annoso problema che vivono da decenni: i magazzini dei reperti e i laboratori di restauro, frequentati dagli americani, ma anche dai nostri archeologi e studenti, sono ospitati in locali umidi, bui e malsani che gridano vendetta alle nostre tradizioni di ospitalità. Liberare il Museo degli uffici amministrativi e dirigenziali, dei restanti magazzini, che non sono discariche ma conservatorìe di beni preziosissimi, farebbe guadagnare quasi un’intera ala del piano superiore da adibire a spazi espositivi. Dall’altra avere a disposizione l’intero edificio scolastico coprirebbe il bisogno di magazzini, di laboratori di restauro, di uffici ed in più permetterebbe la creazione di spazi per ospitare mostre permanenti e temporanee e aule didattiche. Un altro incentivo alla cessione dell’edificio in questione, che altrimenti è destinato all’abbandono ed al degrado, è l’esigenza di spendere i quasi quattro milioni di euro destinati al Museo dal POIN e dalla Regione. L’alternativa, Dio ce ne scampi, sarebbe quella di costruire un padiglione tra il Convento-Museo e la Villa Comunale che “ruberebbe” ulteriore spazio al verde pubblico già molto povero.

Intanto giunge una buona notizia, molto attesa: è in dirittura di arrivo l’allestimento dei pannelli informativi a Morgantina che presto saranno installati; per garantirne il buon esito e la durata  è stato previsto di sperimentare almeno tre soluzioni diverse e vedere quale tra i materiali e le tecniche usate resisterà meglio alla piena insolazione e agli agenti atmosferici che hanno letteralmente bruciato i pannelli esistenti.

E, per finire ancora con Ade, una tentazione in punta di lingua: e se veramente il nome Aidone derivasse, come pensavano gli storici antichi, da Aidoneus, uno degli epiteti di Ade/Plutone? Il Ciaceri, l’Oliveri, il Filoteo degli Amodei in Gioachino di Marzo, l’Alessi (tutti riportati dallo storico locale Gioacchino Mazzola nella sua Storia di Aidone, 1915), collegano toponimo e luogo al ratto di Proserpina e al suo rapitore appunto Ade. Suggestivo il racconto di Filoteo (1556) che mi piace riproporre: “Essendo Proserpina, sua figliola leggiadrissima, in età matura, avvenne che Orco, cognominato Dite, da molti chiamato Aidone, re degli Epiroti o Albanesi, innamoratasi di Proserpina, fatta amicizia con Cerere, passato in Sicilia, si pose ad abitare in una montagna di giocondissimo aspetto per la parte dello scirocco e mezzogiorno da Enna, non più di dodici miglia, da lui poi chiamata Aidone; e quindi uscendo spesso a caccia vicino al lago di Pergusa, circondato di amenissimi alberi, ritrovandovi Proserpina, se la pigliò e menò seco in Epiro, dove sposatala, l’ebbe per sua moglie….Di qui ebbe principio l’antica e celebrata favola del ratto di Proserpina da Plutone, cognominato Orco o Dite o Aidoneus, della quale a lungo nelle istorie è discorso” (A. Filoteo degli Omodei, Biblioteca storica e letteraria della Sicilia di Gioacchino di Marzo – vol. XXV, pag. 35). Vorrei osare: i linguisti propendono per una etimologia dall’arabo ayn, fonte d’acqua, ma l’una potrebbe non escludere l’altra: gli arabi arrivano e occupano il colle di Aidone, la cui ricchezza di fonti di acque non fa altro che indurli a confermare, per assonanza, l’antico nome…

Franca Ciantia