Enna. Nessuna soluzione all’Ap per i lavoratori ex Asen

Enna. L’incontro in provincia convocato dalla III Commissione provinciale per discutere del licenziamento dei 13 lavoratori dell’Asen, municipalizzata in liquidazione, al quale erano stati invitati i rappresentanti di Acquaenna, il presidente della provincia in qualità di presidente dell’Ato acqua, il sindaco e i sindacati, non ha prodotto nulla.
E così continua il dramma delle 13 famiglie, quelle di chi per decenni ogni mattina alle 6 ha aperto le valvole a saracinesca per dare acqua alla popolazione e ha riparato condutture colabrodo, senza che nessuno riesca a trovare una via d’uscita. Partiamo dall’inizio.
“L’1 agosto del 2006 – raccontano i lavoratori Francesco Salamone, Roberto Tirrito, Paolo Rosetta e Concetto Iannello – tra il comune di Enna e Acquaenna è stata fatta una convenzione che prevedeva il trasferimento in posizione di comando presso la società, nuovo gestore del servizio idrico e fognario. Tutto ciò in attesa del decreto del presidente della Regione che doveva perfezionare l’iter per il trasferimento definitivo. Decreto che purtroppo non è stato mai fatto. Noi allora abbiamo firmato il comando seppur con qualche perplessità solo perchè si erano fatti garanti del nostro trasferimento sia l’Ato che il Comune. Oggi invece ci troviamo con la dismissione dell’Asen che ci ha licenziato e la crisi dichiarata da Acquaenna che non ci ha rinnovato il comando ed è disponibile ad assumerci, secondo un accordo firmato con i sindacati, a condizioni fortemente penalizzanti per noi”.
«Noi rivendichiamo il nostro diritto al lavoro -gridano con rabbia -, è la Costituzione che ce lo riconosce; è l’articolo 2112 del Codice civile che garantisce, in caso di trasferimento dell’azienda, che il contratto di lavoro continua con l’acquirente e il prestatore di lavoro conserva tutti i diritti acquisiti negli anni».
Parlano di assurdità, di licenziamenti che hanno buttato nell’angoscia mogli e figli, di dignità che non vogliono perdere, ma anche di speranza che il giudice del lavoro, al quale si sono rivolti per avere giustizia, fra qualche mese imponga ad AcquaEnna di reintegrarli, ma questa volta così come prevede la legge.
“Era proprio il caso -dicono – di metterci di fronte a tutte queste preoccupazioni, di farci affrontare spese per avvocati e quant’altro, di togliere soprattutto serenità alle nostre famiglie? Siamo stati abbandonati da tutti. I politici, quelli che dicono che contano, non hanno speso una parola per il nostro problema. Viviamo nel terrore di non poter far fronte agli impegni presi con le banche per i mutui, di non poter pagare bollette di luce, gas e quant’altro”.

Hanno aspettato settimane che arrivasse un segnale di apertura dall’azienda per un’intesa che prevedesse sì qualche sacrificio, ma che fosse rispettosa dei diritti acquisiti. Segnale che non è arrivato. Anzi, hanno appreso che Cgil, Cisl e Uil martedì sera hanno siglato l’accordo con la dirigenza che a loro non piace affatto. I lavoratori di AcquEnna sono arrabbiatissimi, dichiarano lo stato di agitazione e la sospensione delle prestazioni accessorie (straordinario e altro) per il documento siglato, che, seppur riservato, è venuto in loro possesso lo stesso. “Il documento che circola tra i lavoratori – si affretta a chiarire la Cgil – non è assolutamente definivo anche perchè prima deve passare al vaglio e all’approvazione dell’assemblea dei lavoratori”. Nello stesso tempo la Cgil si rammarica e prende atto che AcquEnna non ha ancora “informato le organizzazioni sindacali delle ultime novità in materia della trattativa”, cioè cosa ha deciso il Cda. Nel documento, nella premessa si sottolinea “lo stato di crisi aziendale” e che “l’accordo ha come scopo la garanzia di occupazione di tutti i lavoratori già assunti e quelli che sono, o che sono stati fino allo scorso anno, in comando presso AcquaEnna”, quindi anche quelli dell’Asen; “sono invece esclusi i dipendenti del Consorzio Intercomunale di Centuripe che sono trasferiti ad altro Ente e i dipendenti dei Comuni che possono ricevere una destinazione occupazionale alternativa”. L’accordo in sintesi prevede: “L’assunzione ex novo” di 103 lavoratori, “mediante contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato e part time; orario di lavoro per tutti i lavoratori di 30 ore settimanali, con riconoscimento del trattamento economico fondamentale (minimo tabellare) previsto dal Ccnl acqua e gas; massima flessibilità del regime di orario anche con ricorso a forme di orario multiperiodale per limitare drasticamente il lavoro a straordinario e all’istituto di reperibilità; riduzione dei costi diretti ed indiretti con riguardo ad indennità, emolumenti e/o benefits aziendali, erogati ai membri del Cda, dirigenti e soci; che i lavoratori accettino la proposta di assunzione ex novo formulata da AcquaEnna dichiarando che nulla avranno a pretendere nei confronti di AcquaEnna per qualsivoglia rivendicazione inerente il rapporto di lavoro e le aspettative pregresse”. Inoltre, le parti si impegnano: “a rispettare, attuare e far rispettare dalle Rsu elette dai lavoratori, l’accordo con lealtà, correttezza e buona fede; alla sottoscrizione di richiesta di specifico Contratto di solidarietà, negli ambiti previsti dalla legge. Il rifiuto degli effetti dell’accordo da parte del lavoratore configurerà un’ipotesi di giustificato motivo oggettivo di non assunzione o licenziamento”.

Giacomo Lisacchi