Diversi furono i villaggi realizzati all’epoca, fra i quali Rahai e un monastero in contrada Gargia. Nell’XI secolo giungono i Normanni. Ruggero, figlio di Tancredi, nella battaglia contro gli Arabi, costituì un presidio a Cerami nominando capo il nipote Serlone, protagonista della famosa battaglia di Cerami contro i musulmani. Dalla stirpe di Ruggero la Contea di Cerami passò alla famiglia lombarda degli Aleramici, poi ai Ventimiglia e ai Rosso.
Con gli Svevi il feudo passò agli Antiochia e successivamente agli Angioini e quindi agli Aragonesi. Particolarmente interessante si rilevò la dominazione Spagnola, sotto la quale iniziarono la costruzione delle chiese di Sant’Antonio e dell’Annunziata, oggi Carmine.
Con i Savoia il paese fu amministrato dal principe Domenico Camoli-Polizzi-Rosso e successivamente fino al 1780 dal principe Giovanni Rosso Paterno Castello. Con i Borboni, continuò la Cerami feudale, governata da Baroni e Principi, sino all’Unità d’Italia, quando si instaurano i primi consessi pubblici locali che si susseguono nei decenni successivi, subendo le vicende delle due guerre, della miseria, della disoccupazione, dell’emigrazione, sino ai nostri giorni.
Tant’è che si tramanda il rituale di mangiare la “cuccia”, ossia grano bollito durante la festa di Santa Lucia. Inoltre, sono state portate alla luce statuette, maschere teatrali di età ellenistica, documenti di culto del dio Dionisio, il dio del vino, da qui il culto di bere vino nelle “bippite” durante le processioni dei Santi, o usato cotto come ingrediente nei biscotti “cavatelli” e negli “gnucchittì”, conditi con mandorle tostate e tritate, zucchero e cannella. Tutti questi reperti, si trovano oggi nel museo dei Paterno Castello principe di Discari a Catania, ad Enna nel museo Alessi e a Siracusa al museo Paolo Orsi.