Enna. Subiva continui soprusi, vessazioni, essere violentata con un martello, obbligata a prostituirsi per reperire i soldi con cui il convivente andava a giocare a gratta e vinci. Aveva raccontato tutto ad un’amica, dopo aver denunciato tutto alla polizia. Gli inquirenti hanno tenuto sotto controllo il suo telefono, registrando tutto, anche le violenze verbali. Il tribunale collegiale di Enna, presieduto da Vittorio La Placa, ha ordinato una perizia per trascrivere le registrazioni al processo che si svolgerà a carico di A.B., operaio edile ennese di 41 anni. Lei aveva subito tanto, ma dopo l’ennesimo abuso ha trovato il coraggio di lasciarlo e di denunciarlo. La donna, costituitasi parte civile viene assistita dall’avvocato Biagio Scilla. Il perito sarà nominato nel corso della prossima udienza, in programma il 2 aprile prossimo. Ieri in aula il processo, dopo la decisione di disporre una perizia, è stato rinviato anche per l’assenza giustificata di alcuni testimoni. Secondo l’accusa, l’imputato l’avrebbe sottoposta a continue aggressioni fisiche, morali, a minacce e crudeltà impensabili, non ultima quella di violentarla con un martello, addirittura sarebbe giunto sino a farla prostituire per avere i soldi da giocare al “Gratta e Vinci”. L’operaio fu arrestato (giugno del 2010) e poi portato ai domiciliari dagli agenti della squadra mobile e scarcerato dopo un mese di detenzione. Secondo quanto emerso, la vittima, una giovane madre, sarebbe stata costretta a subire tutto in silenzio, per evitare che potesse perdere i suoi bambini (che aveva avuto con un altro uomo, ma erano stati affidati a lei). Tra le minacce del convivente c’era quella di dire agli assistenti sociali che i piccoli vivevano in condizioni di grande disagio, fatto sicuramente infondato a seguito di un sopralluogo dei funzionari dell’assessorato comunale alle politiche sociali, che ebbero la possibilità di verificare come la donna mantenesse i bambini in condizioni eccellenti.
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