Piazza Armerina. Sembrerebbe negativa la relazione di tre ispettori regionali su lavori villa del Casale

Dopo il restauro, il diluvio. La Villa Romana del Casale non ha pace. Sarebbe una tempesta quella che rischia di travolgere le finanze della Regione siciliana, se fosse confermato quanto trapela da alcune indiscrezioni. La storia del collaudo infinito che sta interessando i lavori di ristrutturazione del gioiello di Piazza Armerina, potrebbe avere esiti imprevedibili. Senza il certificato dell’opera di collaudo, le spese non possono essere rendicontate. Nella peggiore delle ipotesi, in caso di mancato consuntivo, la Regione potrebbe rimetterci di tasca propria l’intera somma spesa per i lavori, che ammonta a 18 milioni di euro, finanziati con le risorse del Por Sicilia 2000/2006.

A peggiorare le cose ci sarebbe una relazione di tre ispettori del Dipartimento regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, inviati sul posto per verificare lo stato dei restauri. Pare che il sopralluogo, una formale ispezione interna, non abbia avuto esito positivo e la cosa sarebbe stata già portata all’attenzione del presidente della Regione, Rosario Crocetta. Per fare chiarezza, abbiamo cercato conferme o smentite, chiamando il dipartimento, ma fino ad ora nessuna risposta.

Un altro tassello si aggiunge così all’articolato “mosaico” che racconta la storia infinita della Villa del Casale. Inaugurata solo parzialmente lo scorso luglio, dopo un susseguirsi di annunci di aperture ed improvvisi rinvii, la magnifica residenza romana, nonostante tutto, è tra i beni archeologici più visitati d’Italia. I lavori di restauro, sei anni e sei assessori in tutto, coordinati da Vittorio Sgarbi e diretti da Guido Meli, autore del progetto, nonché direttore del Parco Archeologico della Villa Romana del Casale, hanno visto impegnati una cinquantina di restauratori provenienti da tutto il mondo.

Gli oltre quattromila metri quadrati di mosaici della residenza tardo-romana splendono adesso di una luce nuova, ma non sono mancate le polemiche, come quella portata avanti da Sgarbi nei confronti dell’allora assessore regionale ai Beni culturali, Sebastiano Missineo, per il mancato reperimento dei fondi (circa cinque milioni di euro) necessari al completamento dei restauri delle terme e del triclinium. Sgarbi aveva dichiarato di aver avuto l’ok del finanziamento per l’intera somma direttamente dal ministro del Turismo, Piero Gnudi, ma pare che la documentazione necessaria per il reperimento dei fondi non sia mai arrivata al Ministero. Le risorse adesso – come ha spiegato Meli a SiciliaInformazioni – sembrano essersi arenate per un problema con l’autorità di gestione.

Giulio Giallombardo di SiciliaInformazioni