Il capogruppo PDL alla Provincia di Enna, Spedale: ABOLIAMO LE REGIONI

Il capogruppo del PDL alla Provincia regionale di Enna, Francesco Spedale, sul disegno di legge siciliano che abolisce le province fa presente essere caotico, frettoloso ed antidemocratico.
“Provocatoriamente diciamo al Presidente Crocetta: ABOLIAMO LE REGIONI,
servono riforme non salti nel buio – afferma il capogruppo PDL Spedale – abolire le province appare, in questi giorni, a tutti la soluzione per tutti i problemi mai risolti della nostra amata isola; tuttavia, il disegno di legge ancora in cantiere ed il prossimo commissariamento delle province, fanno pensare all’ennesimo tentativo di commissariare tutto per governare indisturbati proprio come accaduto con il Governatore Lombardo che in Provincia di Enna ha pensato bene di commissariare tutto: ASI, Camera di Commercio e tutto quanto c’era da azzerare.
Il fatto è che si grida a gran voce di ridurre i costi, abolendo le province ma tale proclama presenta due grandi interrogativi”.
Spedale specifica che in primo luogo ci sono carenze normative che sicuramente ed inevitabilmente ci faranno andare incontro al caos. Il disegno di legge regionale siciliano abolisce le province, ma non cancella il livello intermedio tra comuni e regioni. Infatti, in attuazione all’articolo 15 dello Statuto regionale, si dà il via alla costituzione di “liberi consorzi comunali”.
E Spedale si “lancia” sulle caratteristiche di questi nuovi enti che dovrebbero essere:
a) la presenza di organi di governo (presidente, giunta e consiglio) “di secondo grado”, non eletti direttamente dal corpo elettorale, ma designati dai comuni, scegliendoli tra i sindaci ed i consiglieri con relativi rimborsi spese
b) il mantenimento di tutte le funzioni e competenze proprie delle province, ad eccezione di quelle concernenti gli istituti scolastici superiori e le strade; le scuole andrebbero ai comuni, le strade al Genio civile, con tutte le conseguenze del caso.
c) la previsione di una circoscrizione territoriale di almeno 150.000 abitanti;
d) l’acquisizione delle funzioni del ciclo dell’acqua e dei rifiuti, conseguente all’abolizione delle autorità d’ambito e delle società di gestione da queste costituite.
Spedale fa un pò di conti: “La Sicilia ha una popolazione di circa 5 milioni di abitanti. Dividendo tale cifra per 150.000 (il numero minimo di abitanti per consorzio), al posto di 9 province potrebbero sorgere ben 33 liberi consorzi. e tre aree metropolitane Palermo, Catania e Messina, con il proliferare, anzicchè ridurre, di strutture, incarichi, consulenze e quant’altro.
Dunque se l’obiettivo è una semplificazione della macchina amministrativa e una riduzione dei costi, facendo qualche conto si capisce subito che il risultato è fallimentare.
Le province ovviamente hanno un costo, ma in realtà spendono risorse per lo svolgimento dei servizi. Il volume della spesa delle province, sul totale della spesa pubblica italiana, è dell’1,37% (11 miliardi su 805 miliardi nel 2013).
Questi 11 miliardi non si risparmieranno se si aboliscono le province, in quanto sono connessi a funzioni e servizi che restano in piedi e, se non resi dalle province, vengono resi da altri soggetti, per altro col rischio dell’incremento dei costi.
Non si tratta di una critica all’intervento legislativo siciliano, in difesa delle province, le quali così come sono sorte, possono anche essere estinte. Il problema è il modo col quale si procede, che appare un salto nel buio, senza alcuna ponderazione, che non tiene conto, come invece è indispensabile, sia dell’assetto istituzionale che di quello finanziario e contabile.
Che le province si aboliscano, ma non in modo improvvisato, sull’onda della necessità di compiacere il Movimento 5 Stelle.
E poi perché non abolire le regioni, sicuramente il risparmio di spesa sarebbe considerevole. Annualmente il Parlamento siciliano costa 167,5 milioni di euro incidendo su ogni contribuente, cinque volte più del Consiglio regionale lombardo e più del doppio di quello laziale e piemontese.
Ma il dovere di chi amministra non è cancellare tutto a danno dei servizi ai cittadini in virtù di un ipotetico risparmio di spesa. Come se tutti i danni fossero stati fatti dai Consigli provinciali. Servono le riforme, istituzionali, ma che abbiamo i piedi per camminare.
Ed allora cominciamo col ridurre il numero di deputati e senatori, col tagliare i finanziamenti pubblici ai partiti (al M5S andrebbero 41,7 milioni di euro), col tagliare tutte le società satelliti che ruotano intorno alle istituzioni.
Ed allora ci sarà un bel risparmio di spesa, sicuramente non a danno della democrazia!!!” conclude Francesco Spedale.