Sicilia. Ars, approvato ddl abolizione Province

L’Assemblea regionale siciliana, nella seduta pomeridiana di mercoledì 20 marzo 2013, presieduta dal Presidente Giovanni Ardizzone, ha approvato con 51 voti favorevoli 22 contrari e un astenuto il disegno di legge “Norme transitorie per l’istituzione dei consorzi di comuni”.
Nella discussione, per dichiarazioni di voto, sono intervenuti gli onorevoli Assenza, Vinciullo, Di Mauro, Panepinto, Grasso, Lo Sciuto, Rinaldi, Lentini, Cimino, Fazio, Falcone, Cappello, Cracolici, Caputo, Laccoto, Cascio Salvatore, Di Giacomo, Lupo, Musumeci, Malafarina, Cordaro, Anselmo, Greco, Di Pasquale, Lombardo, D’Asero, Di Giacinto, Gianni, Firetto, Figuccia, Leanza, Formica, Cancelleri, Gucciardi e per il Governo il Presidente della Regione Crocetta.
Il Governo ha accettato come raccomandazione due ordini del giorno.
I lavori d’Aula sono stati rinviati a lunedì 8 aprile 2013, alle ore 16, con all’ordine del giorno la discussione dei disegni di legge : 1) “Bilancio di previsione della Regione siciliana per l’anno finanziario 2013 e bilancio pluriennale per il triennio 2013-2015”; 2) “Disposizioni programmatiche e correttive per l’anno 2013. Legge di stabilità regionale”.

“Da simbolo della politica degli sprechi e dell’assistenzialismo la Sicilia è diventata in pochi mesi un modello da seguire per il Paese. L’abolizione delle province è solo l’ultimo provvedimento di un governo, quello di Rosario Crocetta, e di una maggioranza che hanno aperto una stagione nuova della politica, quella delle riforme vere che interessano i cittadini e del confronto aperto con tutte le forze presenti all’Assemblea regionale”. Lo scrive sul sito del quotidiano “Europa” il senatore del Movimento “Il Megafono-Lista Crocetta” Giuseppe Lumia.
“È evidente – aggiunge – che in Italia la politica ha preso il brutto vizio di parlare tanto e di fare poco. Gli italiani si sono stancati delle promesse e delle parole, servono i fatti. In Sicilia abbiamo cominciato a farli. In Italia è possibile cominciare seguendo lo stesso modello. Non ci vogliono alchimie particolari, serve un’idea progettuale forte per cambiare il Paese, serve la capacità di rivolgersi al Parlamento nel suo complesso e far venire allo scoperto chi sta dalla parte del cambiamento e chi no. Solo così la politica potrà recuperare la credibilità di cui ha bisogno per svolgere la sua nobile funzione di governo della società, riavvicinare i cittadini alla “cosa pubblica” e scongiurare pericolose derive populistiche”.