Tribunale e carcere di Nicosia chiudono: debole difesa del Sindaco ma dai politici solo locali passerelle

Nicosia. Mentre ci si avvia inesorabilmente verso la chiusura dal tribunale e contestualmente del carcere, in consiglio comunale si ripropone il copione già visto dello sciopero generale. Consiglieri comunali, Ordine degli avvocati, forze politiche ripropongono iniziative che sono già state portate avanti da un anno a questa parte senza sortire alcun risultato, tanto che il Dipartimento per l’organizzazione giudiziaria ha trasmesso le linee guida per la dismissione del tribunale, mentre il ministero della Giustizia ha notificato il decreto di dismissione del carcere. Si sta organizzando uno sciopero generale contro i due provvedimenti mentre gli avvocati hanno indetto l’astensione delle udienze dal 2 al 10 di ogni mese, ma non è chiaro il risultato che queste iniziative dovrebbero sortire negli intenti di chi le propone.
La protesta a questo punto non dovrebbe essere condotta nelle stesse forme che in un anno non hanno prodotto alcun passo indietro da parte del Governo, del Parlamento e del ministero e anche la lettera del sindaco Sergio Malfitano al presidente della Regione Rosario Crocetta appare un intervento debole. Serve che le forze politiche abbandonino le passerelle locali, destinate a rimanere nell’ambito di una città che tra pochi mesi crollerà economicamente, demograficamente e dal punto di vista occupazionale. Se è vero che la situazione politica nazionale è confusa, è anche vero che il parlamento può votare la proroga dell’entrata in vigore del decreto di riordino della giustizia. Servirebbe che in tempi di crisi economica e di tagli alla spesa, i politici locali vadano a stazionare anche notte e giorno, se necessario, davanti alle segreterie romane dei loro deputati di riferimento, magari destinando il gettone di presenza a coprire le spese e rinunciando al rimborso dalle casse comunali, per chiedere di proporre e votare in Parlamento la proroga.
Una proroga che tra l’altro ha ben 2 ragioni: la prima il giudizio di costituzionalità della legge di riordino previsto per ottobre, meno di un mese dopo che i tribunali individuati verranno chiusi. La seconda tutta siciliana e sulla quale bisogna far leva è che la Sicilia ha soppresso le province e mantenere i tribunali nei capoluoghi ai quali accorpare i “minori”, come per Nicosia, non ha più base territoriale. Prima di soppressioni e accorpamenti devono essere costituiti i Consorzi dei Comuni, nuove indicazioni territoriali anche per la geografia giudiziaria. Salvare il tribunale comporterà il salvataggio del carcere dato che la chiusura del secondo deriva da quella del primo. Uno sciopero tra l’altro in una città che risponde “tiepidamente” sembra un atto inutile.