Le richieste della FAND al Governo che verrà

Le richieste della FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle persone con Disabilità – ANMIC, ANMIL, ENS, UIC, UNMS, ANGLAT e ARPA) al Governo che verrà.
Il Presidente della FAND Giuseppe Regalbuto lancia un accorato appello al nuovo Governo: “Il periodo appena trascorso è stato sicuramente per il mondo della disabilità uno dei più difficili della storia repubblicana del nostro Paese. Lo sviluppo dello Stato sociale ha subito un notevole arresto. Quello che, pertanto, oggi la FAND chiede è di costruire uno Stato sociale che garantisca a tutti i disabili livelli essenziali di servizi, sanitari ed economici”.
Negli ultimi anni si è effettivamente materializzato un indirizzo politico fondato sulla convinzione che l’assistenza e i servizi pubblici a favore dei disabili siano stati e siano tutt’ora settori di spreco di risorse collettive e concause del dissesto economico del Paese. Questo convincimento ha comportato l’adozione di tutta una serie di provvedimenti normativi che hanno penalizzato o tentato di penalizzare il mondo della disabilità.
«Sono stati quasi del tutto compressi i fondi per le politiche sociali e quelli per la non autosufficienza» spiega Regalbuto “è stata elevata la onerosità delle prestazioni sanitarie, è stata tentata una politica fiscale di compressione delle indennità e delle agevolazioni previste per gli invalidi, sono stati approvati criteri proibitivi per l’accesso ai servizi socio-sanitari e socio-assistenziali”. Si è, praticamente, consumata una politica di demonizzazione dei disabili, che il Presidente della FAND intende estirpare alla radice. “Perché possa verificarsi un’inversione di tendenza” suggerisce Regalbuto «occorre ridefinire il quadro normativo generale, valorizzando, accanto all’attività pubblica sempre essenziale, il ruolo della famiglia, delle associazioni di categoria e del volontariato”.
Le associazioni di categoria, in particolare, devono essere chiamate a partecipare alla costruzione della politica assistenziale e agli organismo di indirizzo (INPS, INAIL, ecc.), riconoscendone in tal modo il loro ruolo fondamentale. Un ruolo centrale deve essere riconosciuto anche alla famiglia, chiamata a farsi carico dei bisogni dei componenti indigenti. Spesso i familiari sono costretti ad abbandonare il lavoro, per cui a chi si occupa del disabile deve essere riconosciuto uno status giuridico, al quale deve corrispondere un riconoscimento economico. Di fatto il familiare, oltre ad adempiere ad un proprio dovere morale, sostituisce lo Stato laddove questo non assolve la funzione costituzionale di farsi carico dei disabili. Lo Stato poi deve garantire le condizioni minime perché chi ha una ridotta o impedita capacità lavorativa o una situazione di non autosufficienza possa essere messo in condizioni di avere a disposizione il minimo necessario per le esigenze primarie della vita, ma oltre questo diritto intangibile, non può non ritenersi necessario e giusto diversificare le posizioni. La stessa concessione delle provvidenze economiche andrebbe potenziata e diversificata, in quanto non tutti i disabili sono uguali.
“Il diritto al lavoro dei disabili, enunciato dalla nostra legislazione, ma non sostenuto in concreto» continua Regalbuto «e una politica di sostegno scolastico, di ripensamento dello stesso sostegno, che eviti il mortificante ricorso alla magistratura, per poter essere adeguatamente seguiti nelle strutture scolastiche, costituiscono dati imprescindibili per una nuova azione di governo”.
A questi elementi generali devono essere aggiunti tutti quegli aspetti che riguardano le singole tipologie di disabili, poiché ciechi, sordi e malati psichici hanno necessità di ricevere interventi mirati.
“La FAND – conclude il Presidente Regalbuto – lavorerà duro per riaffermare il principio secondo cui il disabile è persona, cui spetta il diritto costituzionale alla solidarietà e all’aiuto della collettività, non un peso della società da contrastare. Il mio augurio è che la “nuova politica” cambi rotta, ponendo al centro della stagione che sta per apprestarsi l’uomo, in tutte le sue diversità”.