Pasqua senza resurrezione per Bersani

PASQUA SENZA RESURREZIONE PER BERSANI, UN LEADER CHE NELL’EPOCA DI PALMIRO TOGLIATTI AVREBBE POTUTO A MALAPENA GESTIRE IL BARETTO DELLE FRATTOCCHIE – DOPO PALAZZO CHIGI IL FALLIMENTARE SMACCHIATORE DI GIAGUARI PERDE ANCHE IL PD – IL FLOP ELETTORALE E LA SUCCESSIVA LINEA DI “INSEGUIMENTO A GRILLO” VIENE SEPOLTA DALLE PAROLE DEL MAGO DALEMIX: “QUELLO È MATTO, COSÌ CI PORTA ALLA ROVINA” – LA DISPONIBILITÀ UFFICIALE DEL PD SBERSANIZZATO A DARE I PROPRI VOTI A QUALSIASI GOVERNO SCELTO DA NAPOLITANO PROVOCATA DALLO STESSO CAPO DELLO STATO
GIORGIO HA TIRATO FUORI DALL’UOVO LA SORPRESA PASQUALE: DUE GRUPPI RISTRETTI DI “COMPETENTI DI DIVERSE CULTURE”, UNO POLITICO ISTITUZIONALE E UNO ECONOMICO SOCIALE

da DAGOSPIA.COM


Aggiornamento: I componenti dei due gruppi di “saggi”. Sono stati definiti i due gruppi di lavoro che, su invito del Presidente della Repubblica, si riuniranno nel corso della prossima settimana – stabilendo contatti con i presidenti di tutti i gruppi parlamentari – su proposte programmatiche in materia istituzionale e in materia economico-sociale ed europea. Nel primo gruppo, di carattere politico-istituzionale: il prof. Valerio Onida, il sen. Mario Mauro, il sen. Gaetano Quagliariello e il prof. Luciano Violante. Nel secondo, dal profilo economico-sociale: il prof. Enrico Giovannini, presidente dell’Istat, il prof. Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato; il dottor Salvatore Rossi, membro del Direttorio della Banca d’Italia, l’on. Giancarlo Giorgietti e il sen. Filippo Bubbico, presidenti delle Commissioni speciali operanti alla Camera e al Senato, e il ministro Enzo Moavero Milanesi.

ASCA: Presidente della Repubblica fino all’ultimo giorno, con a fianco un governo che ”sebbene dimissionario” rappresenta un elemento di ”concreta certezza” dinanzi alla comunita’ internazionale e di fronte allo spaccato fronte politico interno. Giorgio Napolitano, dopo i fallimenti del suo doppio giro di consultazioni e del pre-incarico a Pier Luigi Bersani per la formazione del nuovo governo, tira fuori dal cilindro quella che ritiene essere la soluzione: non le dimissioni anticipate – come da gran parte degli osservatori era stato ipotizzato – ma il rimanere al Quirinale fino al 15 maggio, ultimo giorno del suo mandato, costituendo due gruppi di lavoro (con componenti da lui autonomamente nominati, parlamentari e non) con il compito di far convergere le forze politiche sui programmi necessari per il rilancio del paese. Un passo, quello del Capo dello Stato, che riceve apprezzamento da tutte le forze politiche. Su tutte il Movimento 5 Stelle, che con il responsabile della comunicazione Claudio Messora dice senza mezzi termini: ”La scelta di Napolitano ci piace”. Facile comprendere l’approvazione dei grillini, che da settimane chiedono – in presenza delle evidenti difficolta’ dell’intero fronte politico di esprimere una solida maggioranza a sostegno di un governo – che l’esecutivo di Monti, sia pur dimissionario, continui a lavorare affiancando le Camere nella ripresa del necessario e urgente lavoro legislativo. Plauso anche dalla Lega Nord (con Napolitano che cita Giancarlo Giorgetti, presidente leghista della Commissione speciale istituita in Parlamento)e ovviamemnte da Scelta Civica. Appoggio all’iniziativa del Presidente arriva anche da Pd e Pdl, che sembrano pero’ essere le due formazioni che piu’ che altro subiscono l’intervento del Colle. Il Pd, come emerso dalle parole pronunciate ieri dal vicesegretario Enrico Letta, e’ pronto a ”supportare” ogni inziativa del Capo dello Stato ma intanto deve mettere da parte la candidatura a premier di Pier Luigi Bersani e l’alternativa di arrivare ad un governo istituzionale, ad un governo del presidente. Il Pdl dal canto suo deve per ora rinunciare ad ipotesi di governissimo e a tentativi di scambio Palazzo Chigi-Quirinale. Con Angelino Alfano che oggi si esprime cosi’: ”Bene Napolitano ma per noi resta o grande coalizione o voto”. Napolitano, registrata l’impossibilita’ di giungere quindi ad accordi – e sottolineando quella che ritiene allora essere la irresponsabilita’ delle maggiori forze politiche di fronte ai problemi del Paese – decide di forzare la mano e i costringere i partiti a confrontarsi, a lavorare per la soluzione dei problemi piu’ urgenti. ”Ritengo di dover ancora una volta sottolineare – dice Napolitano – l’esigenza che da parte di tutti i soggetti politici si esprima piena consapevolezza della gravita’ e urgenza dei problemi del Paese e quindi di un accentuato senso di responsabilita’ al fine di rendere possibile la costituzione di un valido governo in tempi che non si prolunghino insostenibilmente, essendo ormai trascorso un mese dalle elezioni del nuovo Parlamento”. Ecco allora la costituzione dei due gruppi di lavoro (uno politico-istituzionale e l’altro economico-sociale) per individuare, fuori dalla polemica politica e dai veti incrociati di questi giorni, un percorso di riforme, di ”proposte programmatiche che possano divenire in varie forme oggetto di condivisione da parte delle forze politiche”. Insomma, con un Parlamento evidentemente bloccato nella sua attivita’ dai violenti contrasti politici ecco arrivare l’aiuto del Presidente della Repubblica, quasi costretto a dettare alle Camere l’agenda dei lavori. Ma perche’ tutto questo si realizzi e’ necessario che ci sia anche un governo operativo, non delegittimato dai veti. Arriva allora una sorta di nuova investitura da parte del Presidente della Repubblica dell’esecutivo guidato da Mario Monti. ”Non puo’ sfuggire agli italiani e all’opinione internazionale che un elemento di concreta certezza”, rileva Napolitano, e’ ”rappresentato dalla operativita’ del governo tuttora in carica, benche’ dimissionario e per altro non sfiduciato dal Parlamento”. Un governo che, sono ancora parole del capo dello Stato, ”ha annunciato e sta per adottare provvedimenti urgenti per l’economia, di intesa con le istituzioni europee e con l’essenziale contributo del nuovo Parlamento attraverso i lavori della commissione speciale presieduta dall’onorevole Giorgetti”. Un Napolitano alle prese con quello che viene chiamato ‘modello olandese’, seguendo il quale si arriva ad un governo di larghe intese dopo settimane di trattative su programmi e riforme. Questa la strada indicata dal Capo dello Stato. Una strada forse non breve – il risultato del lavoro dei gruppi potrebbe arrivare anche nelle mani del nuovo presidente della Repubblica, dopo il 16 maggio – ma che potrebbe far superare al nostro sistema politico quell’impasse cosi’ pericoloso per il sistema-paese.