Venerdì Santo a Villarosa

Villarosa. “Il Venerdì Santo è la festa primaria –dice mons. Salvatore Stagno-, la più antica, la più sentita da tutta la popolazione e tutti partecipano con devozione e attenzione”. E i villarosani, così come tutti i siciliani, si sà, sono attacatissimi alle tradizioni. E’ un legame viscerale, antico, e parte integrante di una cultura che si è formata nei secoli. La conferma si ha puntualmente ogni anno con la processione del Cristo alla colonna, affiancato dall’Addolorata e San Giovanni, portato al calvario e messo in croce; poi nel pomeriggio con la discesa dentro l’urna. “Il Venerdì Santo –commenta il sindaco Franco Costanza- è l’unico evento religioso che riesce davvero a scombussolare i villarosani, a procurare forti emozioni. Nessun altro evento riesce a mobilitare allo stesso modo centinaia di persone, a coinvolgere fedeli di ogni età e classe sociale. C’è sicuramente suggestione, nel Venerdì Santo villarosano. E’ come se una corrente elettrica attraversasse la folla, che in silenzio partecipa al rito più suggestivo della religione cristiana”. C’è da pensare se tutto questo sia solo ed esclusivamente fede religiosa. Non c’è forse anche la voglia di stare insieme, di credere in qualcosa? Sono tempi particolarmente difficili, quelli che stiamo vivendo. Gallegiamo in un mare di cinismo, di egoismo sociale, tempi in cui vaghiamo per le turtuose strade della vita senza sapere bene a cosa credere, senza principi e senza valori. Il futuro comincia a farci paura, non vediamo all’orizzonte un porto dove rifugiarci, dove sentirci protetti. In questo degrado sociale, che da almeno dieci anni ha investito il nostro Paese, non rimane che aggrapparsi a tutto ciò che ci fa rivivere il passato, a qualcosa che si ripete, invariabile, nel tempo. Come un evento religioso, appunto. Non è un caso che emotivamente eventi come la Settimana Santa coinvolgono pienamente anche chi non crede. Ecco perchè bisogna parlare di contagiosa emozione collettiva. Certo, questo non significa che cinquant’anni o cento anni fa la processione del Venerdì Santo non facesse scattare le stesse emozioni. Ma è il contesto che è profondamente cambiato. Intanto, ieri anche a Villapriolo hanno occupano uno spazio di rilievo “i lamenti”, antichissimi canti in un siciliano ristretto che accompagnano la processione con l’urna del Cristo morto per le vie del paese. La processione si è conclusa al Calvario, dove ci sono stati alcuni momenti di intensa suggestione che lasciano il segno, come quello della crocefissione.

Giacomo Lisacchi