Sicilia. Precari, sono 18.500: tutti a casa dopo 25 anni a fine luglio

Una legge nazionale impedisce una proroga oltre il 31 luglio dei precari degli enti locali siciliani, ma i Comuni non possono stabilizzarli per non violare il Patto di stabilità. Sono 18.500 e chiedono certezze sul proprio futuro: “Facciamo questo lavoro da 25 anni, chiediamo la Sicilia si appelli allo Statuto”. Ma i partiti fin qui non si sono mossi compatti. E per sbloccare l’impasse serve il sì di Roma

Lavorare da 25 anni in un ufficio e rischiare di trovarsi di punto in bianco messi alla porta. È un dramma angosciante quello che vivono in queste ore i precari degli enti locali siciliani. Un esercito di 18.500 persone, per le quali a fine luglio non ci saranno più certezze. Ieri è stato una sorta di day after dopo la doccia fredda arrivata dall’incontro con Rosario Crocetta. Che ha ribadito che senza il sì di Roma, la Regione ha le mani legate e non si può procedere a stabilizzazioni o proroghe.

Un numero davvero alto quello dei precari impiegati nei Comuni e nelle Province siciliani, che però nel corso degli anni si è pian piano assottigliato. Erano oltre 60.000 all’inizio, con due importanti infornate di assunzioni: una nel 1988, quando di fatto sono nati, e l’altra nel 1995. Sono poco meno di un terzo oggi, dopo che la stragrande maggioranza è stata stabilizzata. Si occupano di numerosi servizi nei vari Comuni dell’Isola, soprattutto servizi per la comunità. Dalla sorveglianza alla manutenzione, passando per incarichi amministrativi. Insomma, lavoro d’ufficio, spesso indispensabile per il funzionamento dei Comuni, che però non hanno i soldi per stabilizzarli. Alcuni lavorano facendo da ausilio alla vigilanza urbana, ai servizi sociali, in tutte quelle attività e servizi essenziali alle pubbliche amministrazioni. Una nutrita colonia appartiene alla Provincia di Palermo, ma pattuglie di cospicue dimensioni si trovano anche in altre realtà come per esempio il Comune di Alcamo. E ci sono anche diversi Comuni siciliani in cui i “contrattisti” sono più numerosi dei dipendenti assunti a tempo indeterminato.

L’universo del precariato si dirama in numerose propaggini all’interno degli Enti locali. “Sono in tutti i Comuni – precisa Marcello Greco, presidente della commissione Cultura, formazione e lavoro dell’Assemblea regionale siciliana –, a Messina per esempio sono un migliaio. La linea del governo è quella che abbiamo discusso nella riunione congiunta con la seconda commissione, cui ha partecipato anche il presidente Crocetta. C’è l’intenzione di estendere la proroga al 31 luglio, poi dovremo interloquire con Roma, sperando che ci sia un governo nazionale”. L’inserimento della loro proroga per un periodo più ampio verrebbe infatti stangata dal commissario dello Stato, perché contraria ad una norma nazionale, che ha posto un limite alle proroghe dei contratti di lavoro nella pubblica amministrazione. La conseguenza di una proroga che vada oltre la fine di luglio, ha spiegato Crocetta, sarebbe il congelamento di tutto il bilancio, con il rischio commissariamento per la Regione. La stabilizzazione d’altro lato creerebbe ai Comuni dei problemi dal punto di vista dello sforamento del Patto di stabilità, che di fatto impedisce ai sindaci di assumere nuovi dipendenti. E così le prime lettere di licenziamento nei Comuni sono già pronte, ma il governo ha chiesto agli Enti locali di aspettare.

Intanto i protagonisti della protesta chiedono certezze sul proprio posto di lavoro, e non si accontentano di una proroga provvisoria fino al 31 luglio. “Abbiamo chiesto che la Regione possa appellarsi allo Stato nel legiferare in materia di lavoro, come ha fanno negli ultimi venticinque anni”, afferma Leonardo Duca, rappresentante del Movimento giovani lavoratori. “Serve incardinare un disegno di legge che possa porre la parola fine al precariato in Sicilia – prosegue Duca – altrimenti non serve aver trovato i fondi per tutto l’anno, nel momento in cui non si possono prorogare i contratti”. Istanze che l’altroieri i rappresentanti dei lavoratori e i sindaci hanno prospettato in un animato faccia a faccia a Palazzo di Normanni con il governatore Crocetta. Un incontro ad altissima tensione con urla e incomprensioni.

A spiegare le ragioni del governo è però Marcello Greco. “Esiste un fondo di salvaguardia di 300 milioni, previsto nel bilancio per evitare la ‘spada di Damocle’ del commissario dello Stato. Capisco che i precari vogliano la stabilizzazione, però dico ai Comuni che se stabilizzano i precari e non hanno i soldi con cui pagarli poi falliscono”. Il presidente della commissione Lavoro comunque sottolinea come l’attuale situazione sia stata “creata dalla politica, che oggi ha invece abbandonato i lavoratori”.

Dalla maggioranza, il capogruppo dell’Udc Lino Leanza, che da anni segue la vertenza di questi precari, invita governo e Parlamento all’unità: “Stiamo parlando di persone che lavorano da 25 anni. E la stragrande maggioranza di loro sono indispensabili per garantire i servizi essenziali dei Comuni, guadagnando 6-700 euro al mese: siamo sotto la soglia di sopravvivenza. Sono lavoratori veri, che tengono viva la macchina. Stabilizzarli è un atto di giustizia”.

Insomma, senza i “contrattisti” (ex “articolisti” ed ex lsu), i Comuni rischiano la paralisi. Da qui l’esigenza di scongiurare la scadenza di fine luglio. Per farlo, serve il via libera da Roma. Ma prima, osserva Leanza, è bene che a Palermo si trovi, e in tempi strettissimi, una proposta unitaria da sottoporre al governo nazionale: “Ci vuole un tavolo permanente che coinvolga governo, sindacati, parlamento, dirigenti degli assessorati alla Funzione Pubblica, al Lavoro e all’Economia – spiega Leanza -. La partita si gioca su due fronti: quello economico a Palermo e quello legislativo a Roma. Qualcuno deve spiegare al governo nazionale che questo è un precariato particolare perché la Sicilia dal 1990 non fa un concorso. Ma è una battaglia si vince solo se siamo tutti insieme, mentre fin qui persino tra diversi assessorati ci sono state posizioni divergenti”. Sulla stessa lunghezza d’onda Mimmo Milazzo, segretario della Cisl di Palermo: “Serve una soluzione regionale, non si può aspettare Roma. Intanto, già in Finanziaria ci vuole un piano chiaro. Tenendo presente che parliamo di persone di 40 anni e più che hanno costruito famiglie nella precarietà”. “Servirebbe un piano pluriennale per programmare l’uscta dal precariato di questo personale – aggiunge Mario Basile, responsabile Enti locali della Fp Cisl -. Senza questo personale, i Comuni non possono funzionare. Noi siamo pronti a fare la nostra parte”.

Per il grillino Giorgio Ciaccio la soluzione pensata dal governo “serve solo a prendere tempo”. Lo stesso deputo del M5S però rilancia: “Stiamo definendo una proposta ampia per la stabilizzazione di tutti i precari, secondo criteri di produttività reale. Contiamo di presentarla come emendamento alla legge di stabilità”. Intanto, il tempo scorre. E il 31 luglio, per dirla con Leanza, “è già ieri”.

Su gentile concessione: Salvo Toscano e Carlo Passarello per LiveSicilia.it