Primarie PD a Leonforte: Romano ha fatto “le scarpe” a Rubino

Ieri si sono svolte le primarie PD a Leonforte e la vecchia nomenclatura PD esce sconfitta.
“Una vera festa di partecipazione democratica”, questa la definizione delle primarie leonfortesi – aperte a tutta la cittadinanza – che hanno avuto luogo ieri dalle 8 alle 22. Nonostante il maltempo, ai gazebo in piazza Carella l’affluenza è andata oltre le aspettative dettate dalla disaffezione politica predominante. 2729 elettori hanno espresso la propria scelta per il candidato sindaco del centro sinistra; di questi, 1401 sono i voti per Francesco Romano, 1245 quelli espressi per Francesco Rubino, 49 voti nulli e 34 schede bianche completano l’esito di questa prima tornata elettorale a poca distanza dalle prossime elezioni amministrative di giugno. Intendiamo saltare a pié pari le frasi e i discorsi di rito fatti sul momento dai candidati: ringraziamenti, elogi su lealtà e correttezza sono tutte frasi che conosciamo già. Vogliamo soffermarci sull’analisi dell’esito. Ѐ forse questo il caso della goccia che scava la roccia? Ad onor del vero i semi della propria vittoria, Francesco Romano (nella foto) e il comitato “Per Leonforte, comune virtuoso” avevano iniziato a gettarli nel terreno, rimboccandosi le maniche e “sporcandosi le mani”. Un terreno, quello in cui si sono mossi, reso fertile da malumore e senso di abbandono. “Questa parte” del centro sinistra ha percorso ogni singola strada, ogni vicolo, al solo scopo di estirpare dissenso, scetticismo e qualche “vaffa…” assolutamente degno di rispetto. Si sono presentati, consegnando alla gente quei semi di coscienza civica che non trovavano posto in un terreno incolto e ricco di sterpaglie retoriche. Quando è stata l’ultima volta che un leonfortese qualunque si è sentito importante per la propria amministrazione? Quando è stata l’ultima volta che si è sentito “dentro” le maglie di una rete cittadina?
Dal canto loro, le risorse del Pd dovrebbero pur meditare. Forse questo “miracolo democratico” (e conveniamo sul miracolo perché gratuite) non era nemmeno il caso di farlo. La voglia di cambiamento e di rottura con la precedente amministrazione è palese da tempo; perché, dunque, esporre in prima linea un elemento di continuità con “quel” modo di amministrare?
Seppur parsimonioso – in risposta ai fedeli rimasti, convinti della politica “spreco zero” -, il modus operandi dell’uscente classe dirigente locale ha tralasciato un dettaglio non da poco: si è isolata dalla propria base sociale. Ha dimenticato di comunicare, di dialogare con persone che – per quanto diverse – periodicamente sono chiamate a parlare tutte la stessa lingua, quella del voto. Quando non comunichi, non informi, non urli a gran voce, lasciando che la gente accorra a vedere ed apprezzare ciò che hai fatto, il tuo operato – per quanto eccellente – passa sotto silenzio. Agli occhi dei molti, sarà come se tu non avessi mai lavorato.
Il fatto che, per lungo tempo, fossero pochi i cittadini a conoscere i nomi degli assessori e relativi assessorati la dice lunga. Che “l’uomo della strada” non vada oltre i nomi del sindaco ed il vice è grave e indica che, forse, è quello il nucleo della sconfitta di una parte politica che deve lavorare su sé stessa.
La speranza è quella di una compattezza d’area notevole (gli esempi di cronaca nazionale servano da monito), capace di correre verso le elezioni amministrative carica di quel desiderio di rinascita e cambiamento che gli elettori hanno riposto nel voto di ieri.
Alessandra Maria