Enrico Letta

Enrico Letta ha assunto una grande responsabilità formando un governo che mette insieme esponenti del Pd, del Pdl e dei partiti di centro. Una scelta di ragionevolezza e di coraggio nel momento in cui il Paese ha bisogno di guida e stabilità evitando le emorragie di potere e il rischio che la nazione si frantumi in mille rivoli di violenza.
E l’episodio di ieri, la sparatoria a Palazzo Chigi di un disoccupato preda di un impazzimento che rischia di diventare di massa, ne è la tragica ma plastica dimostrazione.
Una sfida dunque. Per riportare l’Italia ad una condizione di normalità sociale, economica e legislativa che i cittadini più di tutti meritano. Meritiamo un’Italia pronta a risollevarsi, a ritrovare nelle maglie della sua produttività, lo slancio per recuperare reddito, redistribuirlo, restituire al Belpaese quel ruolo internazionale che la figura di Enrico Letta porta con se e che già oggi – ancora prima della fiducia parlamentare che gli attribuiranno le Camere – gli viene riconosciuta dai partner di tutto il mondo.

E più di qualche spunto, nella scelta ragionata dei ministri e nell’assegnazione delle deleghe, Enrico Letta ha già mostrato di saperlo cogliere: il ministero della coesione territoriale, ad esempio. Dopo l’esperienza ‘brillante’ di Fabrizio Barca che tanta attenzione e competenza ha mostrato di saper spendere nei confronti della Sicilia e delle regioni del Sud, ad occupare questo ministero ‘senza portafoglio’, è un altro importante esponente dell’accademia economica che nel Sud è cresciuta ed ha operato. Da Carlo Trigilia, autore di un libro che è un manifesto “Non c’è Nord senza Sud”, ci si attende l’applicazione di quelle teorie economiche che non prescindono in alcun modo dalle potenzialità inespresse di una così vasta area della nazione, l’unica vera capacità produttiva inesplorata in grado, a regime, di mettere in moto l’economia nazionale e contribuire all’aumento del Pil della nazione.

La scelta di ideare la figura del ministero dell’integrazione affidata alla ministra congolese Cecile Kyenge dimostra l’urgenza di mettere fine a quello che ormai unanimemente, nonostante i pruriti di certi estremismi di destra, viene considerato un obbligo: concedere la nazionalità italiana agli ‘stranieri’ di seconda generazione, ai figli di un’Italia ancora troppo presa a chiudere in confini di diritti diminuiti quei cittadini che contribuiscono attivamente e, a volte più di altri, alla sua economia reale.
E in ultimo, ma sono solo i tre casi più evidenti di un esecutivo che da oggi sarà chiamato ad affrontare le sue emergenze, c’è un altro aspetto positivo: l’aggregazione di due deleghe in un unico ministero come quello dei Beni Culturali. Al ministro Massimo Bray, infatti, Enrico Letta ha affidato anche l’incarico di gestire il turismo. Finalmente.
Finalmente cioè si cristallizza l’unica verità che per anni è stata negata: in Italia il turismo non può prescindere dall’altissimo valore storico dei suoi beni. E l’accorpamento delle funzioni nella figura di Bray riuscirà a sprigionare quelle risorse ed opportunità che fino ad oggi hanno vissuto in comparti stagni, spesso senza neanche confrontarsi.

Ecco, questa è la creatività politica di Enrico Letta. Cosciente del fatto che se il suo governo fallisce, non è in gioco solo il suo destino o quello dei politici e della politica che lo sostiene. E’ in gioco il futuro di una nazione che vive un momento denso di incertezze e incognite. Ma una nazione, al contempo, ricca di una grandissima spinta propulsiva: quella che ci porterà ad uscire da una crisi sociale ed economica senza precedenti.
Una sfida che Letta sarà in grado di affrontare. Una sfida che l’Italia può vincere.
Anche per questo da italiano mi auguro che il governo raggiunga i suoi obiettivi e da amico non farò mancare il mio sostegno.
Forza Enrico, non sei solo.


Editoriale a cura del dott. Angelo Argento