Presidente Monaco: C’è il rischio che scompare una identità territoriale, ad oggi non si è visto nessun interesse da chi rappresenta il territorio. E’ necessaria una presa di coscienza dei politici per continuare a seguire le varie problematiche aperte, se molti progetti non saranno seguiti nell’iter, sicuramente i vari finanziamenti in itinere saranno dirottati. A rimarcare quanto affermato all’inizio dell’ultima conferenza di Pippo Monaco, presenti tutti gli Assessori, nella qualità di Presidente della Provincia regionale, il vice Antonio Alvano, che rafforza: “Il Presidente Monaco si è fatto promotore di una cabina di monitoraggio invitando Sindacati, Associazioni, vari rappresentanti, ma non si è presentato un solo Sindaco!”. Monaco, che non ha nascosto un forte rammarico, per non avere potuto completare la realizzazione di molti progetti, anche se ha affermato di avere realizzato ben l’80% del programma, ha elencato le opere che con il forte impegno dell’ing.Alvano sono stati rispolverati e ora in fase conclusive in particolare nel settore della viabilità, scuole e opere indispensabili; pur nelle grandi difficoltà dovute alla burocrazia, come ad esempio ben tre progetti esecutivi su Pergusa fermi da oltre otto mesi alla Regione per una firma. Non poteva mancare il riferimento sullo stato dell’arte, come l’ho definito Monaco “il vulcanico” assessore Zinna che ha messo a soqquadro una intera regione, relativamente la strada Nord-Sud. Poi, grandi passi nella solidarietà sociale e in agricoltura pur con tutte le varie ristrettezza per la spending review, che ha causato come ha affermato l’Assessore Barbirotto una differenza, con un bilancio di 36 mln del 2010 ad oggi di 23 mln, comprensivi di 9 mln che dovrebbero ancora essere rimessi dalla regione per il bilancio 2012. In un bilancio provinciale su 1.300mln relativi i costi della politica, che ha visto aumentare i relativi costi in questo ultimo anno del 68% (le commissioni provinciali si sono riunite per 790 volte) la giunta provinciale si è applicata una riduzione delle indennità che hanno comportato un risparmio di oltre 120mila euro. In seguito i vari punti esposti dagli Assessori.
Nota polemica da parte del neo Consigliere comunale nella città capoluogo, componente della segreteria provinciale del PD, portavoce dell’on.Mario Alloro, e sino a poco prima di accedere allo scranno di sala d’Euno latore dei comunicati stampa del primo cittadino ennese:
“Presidente Monaco, addio senza rimpianti”. Penso che l’esperienza amministrativa del Presidente Monaco sarà ricordata come la più disastrosa dell’intera storia repubblicana. Lo dimostra lo sfacelo e la macerie che il prossimo commissario prefettizio troverà al suo arrivo, uno sfascio figlio della totale mancanza di iniziativa politica e amministrativa”.
“Ma il fallimento di Monaco è il fallimento del modello amministrativo del centrodestra ennese che ha dapprima regalato il dissesto economico al comune capoluogo e poi ha pervicacemente disarticolato tutte le iniziative messe in campo dalle amministrazioni di centrosinistra susseguitesi al timone della provincia. L’unica realtà che si è salvata dalla furia iconoclasta di Monaco e del centrodestra è l’università, anche se i tentativi di destrutturazione non sono mancati. Basterebbe ricordare il protagonismo del Presidente Monaco in tema di quarto polo universitario per spiegare perché la fine di questa esperienza amministrativa non può non essere salutata con sollievo”.
“Ora si apre una pagina nuova con le forze politiche impegnate nella creazione di un nuovo modello di governo del territorio provinciale che dovrà, innanzi tutto, essere salvaguardato nella sua integrità territoriale, arginando spinte frammentatrici ed esaltando il ruolo dei comuni. In questo senso di fondamentale importanza sarà l’apporto del PD e dei suoi rappresentanti istituzionali, unica forza organizzata e presente a tutti i livelli in grado di dare una prospettiva di crescita e sviluppo per la nostra realtà, sempre che si pensi di più al futuro del paese e un po’ meno agli equilibri interni”.
Ed anche l’ultimo atto del consiglio provinciale (presenti 19, sei assenti) si è chiuso ieri in maniera definitiva con la mancanza del numero legale. Un metodo che, in questi cinque anni, è stata una cattiva consuetudine. Alle 12,30 il presidente Massimo Greco ha chiuso la seduta. E’ stato approvato il piano triennale 2013/2015 delle alienazioni, ma è stato approvato un emendamento, presentato dal consigliere Paolo Buscemi con il quale viene estrapolata la vendita della cittadella universitaria che è in comodato gratuito all’università Kore, il che significa che se la Provincia mette in vendita la Cittadella vi possono partecipare tutti, senza prelazione per la Kore. I consiglieri sperano che il neo commissario prima provvederà a stipulare un contratto di locazione con l’Università e poi potrà vendere la Cittadella. In tutti i consiglieri c’è stata e c’è la consapevolezza che sciogliere la Provincia non è stata una soluzione ideale, non è vero che ci sarà un risparmio. I lavoratori della Multiservizi, che sono riuniti in assemblea hanno affisso un cartello polemico con su scritto :“Grazie per quello che avete fatto” ed hanno deciso di continuare la loro protesta.
“Da venti anni sono in questa realtà” ha esordito Massimo Greco, presidente del Consiglio Provinciale: “Mi resta molto, ci sono stati chiari e scuri specie nell’ultimo periodo per fatti più esterni che interni come possono essere stati i tagli dei trasferimenti all’ente, i limiti del patto di stabilità e la problematica sull’occupazione. La cura che si vorrebbe ipotizzare a me sembra peggiore del male” sostiene Greco che sul futuro spiega che tutto dipenderà “dalla riforma del’ente intermedio”.
E proprio Greco fa parte del gruppo di “saggi” che devono studiare una soluzione al problema. “È presto per ipotizzare uno scenario anche perché all’interno del tavolo non c’è univocità di idee”.
Al consigliere Salvatore Cacciato, che lascia il ruolo di opposizione in provincia per assumerlo al comune di Calascibetta, rimane “l’amaro in bocca perché dall’opposizione si può fare qualche mozione, ma è pur sempre la maggioranza ad aver deciso”.
L’augurio è invece che chi arriverà dopo prosegue “la strada verso la riduzione delle tasse universitarie, l’incompatibilità in enti e società, l’eliminazione dei carrozzoni quali l’Ato”. Preoccupazione, invece, sull’incertezza dei Consorzi.
Per Francesco Spedale, del Pdl, “sono stati anni intensi soprattutto dal punto di vista umano perché ho conosciuto tante persone splendide. Mi preoccupa invece il fatto di non conoscere a fondo il destino del territorio. Neanche il legislatore sa qual è il futuro, tutto è precario così come il futuro dei dipendenti”.
Tra i più giovani a lasciare è Luca Faraci: “Oggi si segna la fine di un periodo nella quale la politica ha manifestato disinteresse totale nei confronti del territorio”. Sui Consorzi ha invece detto che “l’ultimo ddl regionale, condivisibile o meno, di fatto lascia in un mare di confusione, dai dipendenti dell’ente stesso ai cittadini”.
Per il consigliere Filippo Miroddi “l’abolizione non è positiva. Non credo che l’istituzione possa essere eliminata, bisogna definire un ente intermedio, ma mi pare di capire che il legislatore non abbia in mente qualcosa”.
Era una giornata di dicembre tipicamente ennese, fredda e grigia, ma un telegramma da Roma la rese incredibilmente gioiosa perché conteneva una comunicazione importante a firma di Benito Mussolini, Enna era capoluogo di provincia. Quel 6 Dicembre del 1926 in pochi si aspettavano una simile decisione al contrario di centri come Caltagirone o Piazza Armerina che pagarono una posizione non proprio vicina al regime che invece volle premiare la centralità di Castrogiovanni e il suo essere terra natìa di Napoleone Colajanni, importante uomo politico ennese ed insigne meridionalista.
«Oggi – scrisse Benito Mussolini – su mia proposta, il Consiglio dei Ministri ha elevato codesto Comune alla dignità di capoluogo di provincia. Sono sicuro che, con il lavoro, colla disciplina e colla fede fascista, codesta popolazione si mostrerà sempre meritevole della odierna decisione del governo fascista. Mussolini”.
La provincia venne costituita aggregando il circondario di Piazza Armerina, smembrato dalla provincia di Caltanissetta, e quello di Nicosia sino ad allora in provincia di Catania. Essa fu la prima provincia siciliana priva di sbocco al mare ed interamente interna e conosciuta spesso come la “Provincia del centro della Sicilia».
Quasi un anno dopo, con il R. D. n. 2050 del 27 ottobre 1927, il neo capoluogo riprese il suo antico nome romano.
L’inizio fu un periodo di grandi riforme perché vennero costruiti edifici, strade, l’albergo Belvedere e scuole; vennero bonificate zone malariche, Pergusa venne radicalmente trasformata; sorsero gli uffici necessari alla nuova funzione e una nuova classe impiegatizia sostituì a poco a poco le classi tradizionali. Il 14 agosto del 1937, invece, Mussolini volle vedere di persona Enna dove fu accolto. A ricordo dell’evento storico una delle piazze centrali di Enna è stata chiamata Piazza VI Dicembre.
Nei suoi 87 anni di esistenza la Provincia di Enna ha avuto undici presidenti di cui due eletti direttamente dal popolo e quasi sempre la tendenza ha visto al potere compagini di sinistra.
Il primo a presiedere l’Ente fu Pietro Scarciglio a cui seguirono Giuseppe Tanteri; Filippo Lo Giudice; Michele Gagliardo; Luigi Curcio; Luigi Vetri; Giuseppe Genovese; Salvatore Termine; Elio Galvagno; Cataldo Salerno (2003-2008) e Giuseppe Monaco che resterà l’ultimo presidente della Provincia Regionale di Enna con alle spalle una legislatura non facile soprattutto dal punto di vista economico. A Monaco succederà, la prossima settimana, un commissario che sarà nominato dal presidente della Regione Rosario Crocetta e porterà l’ente verso la composizione del Consorzio tra Comuni che, per la verità, la composizione resta ancora in alto mare.
La notizia sull’abolizione della provincia è stata accolta con preoccupazione dagli ennesi soprattutto per quello che li attenderà nel futuro e l’incertezza sui Consorzi di Comuni, che ancora non decollano, fa il resto.
“Se servisse davvero a produrre dei risparmi ai costi di gestione – spiega Maria Luciana Colajanni – potrei condividere la scelta, ma è altrettanto vero che si rischia di restringere il numero di posti lavorativi soprattutto del personale addetto che per anni ha garantito servizi utili ai cittadini”. L’occupazione è il problema che si pone anche un altro cittadino, Gaetano Di Barca che dice: “Se si perderanno dei posti di lavoro è un problema serio, un po’ meno per la classe politica” dice senza indugio Di Barca che prosegue: “Per me è un’operazione per eliminare la centralità della Provincia, poi dobbiamo vedere all’atto pratico se è attuabile, nutro però ragionevoli dubbi”.
Per quel che riguarda il futuro per il territorio ennese Di Barca dice: “Se si aggiungeranno dei Comuni con un’economia forte per il nostro territorio già in parte povero e sofferente allora può andare bene, ma se le condizionidei nuovi Comuni saranno precarie forse è meglio di no”. E c’è chi utilizza un’ironia purtroppo amara per dire la propria ed è Giuseppe Castro: “Sono nato a Castrogiovanni in provincia di Caltanissetta e temo di morire ad Enna in provincia di Caltanissetta”. Una frase tipica di questo anziano, ma lucidissimo ennese punto di riferimento per molti in città: “Non so quale sarà il futuro, però il fatto di poter tornare ad essere un normale comune per Enna potrebbe essere positivo”. Una strada da percorrere per Castro sarebbe quella del Consorzio “che guardi verso i comuni del messinese”.
Si dice amareggiato Tony Debole imprenditore edile ennese e responsabile della Casartigiani: “Credo che si sia fatto poco o niente per evitare l’abolizione. Il territorio è disastrato e non oso pensare cosa succederà quando ci sarà da fare la manutenzione alle strade dei paesi più interni. L’inizio non si sa come sarà, il rischio è d’essere in balìa, spero d’essere smentito intanto mi auguro che la classe politica ennese si spenda a difesa del territorio”. In linee generali, però, l’abolizione della provincia in quanto ente politico trova quasi tutti d’accordo come Giuseppa Milazzo: “Condivido la scelta fatta, alla fine i Consorzi potrebbero essere la soluzione giusta se porteranno dei risparmi e se riusciranno a snellire gli apparati amministrativi”.
Per molti sarebbe stato più opportuno arrivare alla scadenza naturale del mandato con le idee più chiare da parte del legislatore e della politica come dice la 24enne Maria Filippa Cacciato: “Purtroppo non c’è chiarezza su cosa succederà, si è sentito parlare tanto sull’abolizione delle province, ma poco sulla loro sostituzione” dice la giovane ennese che spera “in un allargamento dei comuni che faranno parte del futuro Consorzio in cui spero Enna possa fare da comune capofila mantenendo una sua centralità, ma anche una maggiore dinamicità che oggi purtroppo a volte manca”. L’insediamento di un tavolo tecnico regionale potrebbe essere decisivo per fare chiarezza e dare risposta ai tanti interrogativi.