Delle cause sociali e culturali della violenza sulle donne se ne parlerà a Troina

Troina. Delle cause sociali e culturali della violenza sulle donne se ne parlerà, sabato 6 luglio alle 17.30 nella sala Paolo VI dell’ex convento del Carmine, la prof. Graziella Priulla, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso il Dipartimento di scienze politiche e sociali dell’Università di Catania, nell’incontro –dibattito organizzato dall’associazione culturale Antonio Gramsci. Che si tratti di un tema che merita grande attenzione lo dicono i numerosi episodi di violenze subite dalle donne, molti dei quali hanno come esito tragico la morte della donna, di cui si occupano i giornali e gli altri mass media. E quelli che rimbalzano sui giornali sono ben poca cosa rispetto ai casi di violenza sulle donne che non sono neppure denunciati. Secondo l’indagine Istat del 2006, l’unica finora condotta in Italia, quasi 7 milioni di donne italiane tra i 16 e i 70 anni hanno subito, nel corso della loro vita, una forma di violenza, fisica o sessuale, dentro e fuori la famiglia. A richiamare l’attenzione su questa realtà sociale di vaste proporzioni ci sono pure i libri pubblicati di recente che trattano da diversi punti di vista la violenza sulle donne. Colpisce il contrasto tra grande diffusione del fenomeno della violenza e dei maltrattamenti contro le donne e le leggi varate dagli anni ’70 a oggi in favore delle donne. Rispetto alla condizione delle donne della prima metà del ‘900, la condizione delle donne di oggi è molto migliorata. Una volta alle donne non era consentito l’accesso a molte professioni. Fino al 1963, ad esempio, non c’erano donne magistrato. C’è voluta la legge numero 66 del 1963 per riconoscere alle donne questo diritto a entrare in magistratura. Oggi quasi un magistrato sue due è donna. “Nonostante questi mutamenti, i diritti acquisiti e leggi varate in questi anni, il fenomeno della violenza e dei maltrattamenti contro le donne ha grande rilevanza e rimane irrisolto”, denuncia la prof Priulla. Ma come si risolve una tale contraddizione? “Forse quando gli uomini prenderanno consapevolezza del fatto che il problema riguarda soprattutto loro, allora saranno i primi ascendere in piazza in prima linea per gridare no alla violenza forte, al di là dei luoghi e delle frasi di circostanza. Per arrivarci sarà necessario un lavoro culturale”, sostiene la prof Graziella Priulla.
Silvano Privitera