catenanuova panoramaCatenanuova si trova in una conca naturale limitata a sud-ovest dai monti Scalpello e Santa Maria e a nord dai rilievi montuosi di Centuripe.

Il suo territorio, con caratteristiche morfologiche prevalentemente pianeggianti e qualche appendice collinare, si estende su una superficie di circa 1116 ettari, che corrisponde pressocchè’ a quella dell’antico feudo Meliventri.

Il suddetto territorio si divide in 9 contrade: Censi, Fico d’India e Agliastrello situate su terreni di bassa collina; Raisa, Coda di Volpe, Piana Molino e Isola di Niente situate su terreni di pianura; Vigne Vecchie e Sampieri situate su terreni misti; cioè di bassa collina e pianura.

Per quanto riguarda l’aspetto geologico, il terreno risale al Quaternario e percio’ si puo’ considerare relativamente giovane.

Il paese si trova a 173 metri sul livello del mare, su un terrazzo alluvionale degradante verso il fiume Dittaino, da cui dista circa un chilometro.

I terreni affioranti sono di natura esclusivamente sedimentaria.

Questi insediamenti mitologicamente sono costituiti da livelli lentiformi a prevalenti elementi grossolani, di natura arenacea e calcarea, immersi in matrice sabbiosa e debolmente argillosa.

Talvolta detti livelli risultano cementati e costituiscono veri e propri conglomerati.

Lo spessore di questi livelli rimane compreso tra valori di 5-7.

A substrato delle alluvioni terrazzate alla profondità di circa 10-12 m; la situazione stratigrafica registra una formazione di argille e marne tortoniane , di colore azzurro, verdastro, a frattura concoidale, leggermente tettonizzata, con sottili intercalazioni di limi sabbiosi.

Il paese è bagnato dal torrente San Paolo che sfocia nel Dittaino e dal torrente Mulinello che nasce nei pressi di Centuripe.

Malgrado la presenza di questi corsi d’acqua, che hanno valore stagionale (sono asciutti nella stagione calda), il territorio è caratterizzato da uno scarso sviluppo irriguo e conseguentemente da una agricoltura a carattere estensivo e cerealicolo-pastorale.

Assai scarse le colture arboree rappresentate in prevalenza dal mandorlo e dall’ulivo che per le loro caratteristiche pedologiche si prestano alla natura dei terreni in questione. Rari i vigneti, con finalita’ prevalentemente familiari.

Il clima, di natura mediterranea, è tra i piu’ aridi della Sicilia ed è caratterizzato da una concentrazione di precipitazioni del periodo autunno-inverno, che diventano assai scarse in primavera mentre l’estate è dominata da lunghi periodi di siccità (nel 1931 la zona era classificata malarica), che penalizzano penalizzano lo sviluppo economico-agrario e consentono, solo coltivazioni estensive e arbustive asciutte.

Nonostante i continui tentativi di miglioramento effettuati dai proprietari, l’ economia agricola della zona resta in pratica inalterata rispetto a quella esistente nellì ex feudo Meliventri.

Grazie all’irrigazione del consorzio di bonifica Piana di Catania , che tocca alcuni appezzamenti del territorio di Catenanuova, negli ultimi anni si è assistito a una graduale diffusione di colture agrumicole.Il tasso di diffusione di queste colture è tuttavia assai basso e incide appena lo 0,4 %T sulla superficie agraria complessiva.

Sebbene sia una zona a vocazione prevalentemente agricola che impegna quasi un terzo della forza lavoro disponibile, per le cause suesposte e l’applicazione di un sistema agricolo ad ordinamento preminentemente estensivo, la redditività dei terreni lascia molto a desiderare.

Oltre alla mancanza di una adeguata rete irrigua, la bassa resa unitaria delle colture è condizionata anche dall’eccessiva parcellizzazione dei terreni che richiedono mezzi e costi di lavorazione elevatissimi.

Salvo un piccolo boschetto di eucaliptus in contrada Castellacci (al margine del territorio di Catenanuova), nella zona non esistono boschi.

Il corpo Forestale di Enna ultimamente ha realizzato il rimboschimento del terreno demaniale San Prospero, ubicato nella zona nord dell’abitato, messo a disposizione del Comune. Altre iniziative di rimboschimento, tra cui le pendici di monte Scalpello, sono ancora in fase di progettazione.

Piu’ diffusi sono invece i pascoli che consentono un modesto sviluppo del patrimonio zootecnico.

Secondo la tradizione popolare, Catenanuova nasce nel 1744, nel territorio del feudo Meliventri a opera del Principe Andrea Riggio della Catena.

Storicamente il Comune vanta due secoli e mezzo di vita e si colloca tra i piu giovani della provincia di Enna. I Catenanovesi hanno una conoscenza frammentaria sulla storia del loro paese.

E’ convinzione comune che un popolo non puo’ avere progresso se non conosce gli episodi e gli uomini che hanno segnato le tappe fondamentali del suo sviluppo.

Nella ” Fenomenologia dello Spirito” Hegel afferma che la storia è , frutto del pensiero umano. E’ la forza propulsiva che ci spinge verso l’avvenire. Conoscerla, quindi, significa conoscere se stessi, aiuta a combattere l’antistoricità, che quanto è prevalsa è stata motivo di decadenza dei popoli , e a seguire le vie del benessere sociale.

Per preservare i valori collettivi e accrescere tra i cittadini il sentimento civile, l’Amministrazione Comunale il 27 febbraio 1987 lancio’ la proposta di un concorso pubblico per il recupero delle origini storiche di Catenanuova. Parteciparono storici siciliani, e anche se i termini di scadenza del concorso furono rinviati per consentire maggiore tempo a disposizione ai potenziale concorrenti, il concorso andò deserto e nessun scritto su Catenanuova fu presentato, Il recupero dell’identità storica, insieme agli aspetti geografici, sociali ed economici in generale di ogni paese e in particolare del Comune di Catenanuova, a partire dai primi insediamenti arabo-bizantini dell VIII-IX secolo fino ai nostri giorni, significa conoscere non solo usi, costumi e tradizioni della comunità Catenanovese ma soprattutto diffondere e accrescere il patrimonio culturale locale, grazie anche alle iniziative di carattere culturale ( mostre – conferenze e dibattiti), documenti e servizi fotografici sui monumenti pubblici e sugli uomini illustri di Catenanuova per raggiungere, ricoprendo un ruolo educativo, una ricostruzione che costituirà vantaggi all’intera collettività e punto di riferimento per le nuove generazioni.

Tutto inizia il 21 luglio del 1713, quando, rimasta vedova la Baronessa Anna Maria Statella, scrivendo il suo testamento, designava suo erede universale il primogenito Andrea Giuseppe Riggio-Statella, obbligandolo quasi, a fondare nel suo feudo di Melinventre una cittadina autonoma, e dunque l’istituzione civile e religiosa, vale a dire Comune e Parrocchia. La Baronessa mori’ il 4 gennaio del 1717, il giorno dopo si diede lettura di detto testamento. Essendo poco più che adolescente, Andrea dovette aspettare un po’ prima di far nascere il nuovo paese. I Riggio possedevano già la città di Aci Catena, ecco perchè la si chiamò Catenanuova, anche se inizialmente venne denominata Terra della “Nuova Catena”. L’edificazione del centro urbano inizia nel 1727, e nei primi mesi del 1733 viene completata la prima struttura, essenziale per un nuovo paese; sotto il regno di Carlo III di Borbone, ad opera del principe Andrea Giuseppe Riggio-Statella della Catena, cosi’ viene fondata Catenanuova. La nascita di Catenanuova s’inquadra nell’ampio processo urbanistico avvenuto tra il XVI secolo e il XVII che porto’ in Sicilia la nascita di nuovi centri urbani. I nuovi comuni, tra cui quello di Catenanuova, nacquero soprattutto per l’incremento demografico registratosi in quel periodo e per l’esigenza di utilizzare il territorio siciliano in modo più razionale. Tutto cioì porto’ allo spostamento delle popolazioni dalle zone costiere che erano quelle più redditizie verso l’entroterra dove esistevano vasti latifondi ed immense superfici agrarie da utilizzare. Naturalmente la classe interessata a questo spostamento era quella del baronaggio. Il Governo Spagnolo, infatti, concedeva titoli e privilegi per incoraggiare tale classe a fondare nuovi comuni. Addirittura concedeva loro il titolo di Principe ed un posto nel Parlamento Siciliano, fonte di potere e prestigio. Anche Andrea Riggio fu beneficiario di questi privilegi e tra le altre cose, l’iniziativa presentava molti vantaggi economici. Il Principe incentivato da tali privilegi chiese al Re l’autorizzazione per la fondazione del nuovo Comune: “La Licentia populanti” versando nelle casse del Regno una somma pari a 400 onze, e intorno al 1733 tutto viene ufficializzato e dunque, a dimostrazione della sua autonomia, il Principe fa realizzare il primo stemma della nuova cittadina; un blasone nuovo che ricordava le famiglie dei genitori di Andrea, appunto perchè vennero uniti i quattro stemmi della principesca famiglia Riggio-Statella, vale a dire: Riggio-Saladino famiglia del padre e Statella-Paternò Castello famiglia della madre di Andrea. Dovendo dunque rispettare a pieno le volontà della madre, Andrea fece erigere assieme al suo palazzo (abbattuto nel 1976 per costruire l’attuale palazzo di vetro) pure la Chiesa Madre, edificata proprio di fronte ad esso; la quale è tutt’ora esistente. Venne consacrata da Mons. Pietro Galletti Vescovo di Catania il 18 marzo del 1738 nonostante sia stata edificata intorno al 1730, appunto perchè bisognava attrezzarla dei sacri suppellettili. Fu intitolata al custode della Santa Famiglia di Nazareth, San Giuseppe, al quale i Riggio erano molto devoti. Oggi è l’unico edificio d’interesse storico artistico presente a Catenanuova. Oggi la Città è considerata la più giovane della Provincia Regionale di Enna, ed è all’avanguardia grazie all’attraversamento dell’Autostrada 19 PA-CT, e grazie anche alla stazione ferroviaria di cui è dotata; dalla cittadina, inoltre si può arrivare anche nella vicina Centuripe e Regalbuto.

 

Catenanuova (EN) – video

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redazione-vivienna