«Non sarebbe stato più opportuno – evidenziano alcuni giovani pietrini rammaricati – procedere con interventi mirati tagliando solo ed esclusivamente quelle piante che arrecavano danni alle abitazioni salvaguardando tutte quelle sane che anzi contribuiscono ad adornare un’arteria importante del paese ed ossigenare l’aria? Non capiamo come mai la soprintendenza di Enna abbia potuto autorizzare questo scempio». In un paio di giorni oltre il 40 per cento dei settanta alberi sono stati rasi al suolo da parte di una impresa nissena a cui l’amministrazione per il taglio dei pini ha impegnato una spesa di 20 mila euro. «Siamo rammaricati – affermano alcuni cittadini pietrini – e molto probabilmente la decisione di tagliare alberi deriva da un problema culturale in quanto forse noi siciliani preferiamo il deserto al posto del verde. Vorremmo vedere se fossimo in Amazzonia se questo caso non avesse suscitato protesta da parte degli ambientalisti. Ma lo sanno gli amministratori che ogni comune d’Italia è vincolato per legge ed è obbligato a mantenere e costituire una elevata superficie di verde pubblico in proporzione al numero di abitanti invece si procede all’eliminazione di un bene che in ogni altra parte del mondo sarebbe considerato un patrimonio da difendere e tutelare». La speranza per tanti è quella di salvare i pini non ancora abbattuti ma la domanda per molti nasce spontanea: «Tutto il legno che si ricaverebbe dai tagli dei settanta pini, circa 15 quintali ogni albero, dove andrà a finire? ».