Soppressione Provincia. Rita Magnano, Cgil Enna: riformare il contenitore ma anche il contenuto

Enna. Autorevole intervento di Rita Magnano, segretaria provinciale della CGIL, sulla soppressione di un’entità geo-politica come la provincia che comporta, inevitabilmente, misure che riguardano l’intera amministrazione pubblica.

Questa la dichiarazione di Rita Magnano: “Se l’intervento al sistema statale ha l’obiettivo di semplificare un’architettura istituzionale complessa deve, allo stesso tempo, rafforzare il governo delle istituzioni pubbliche, rendendole protagoniste della vita economica e sociale del territorio favorendo la realizzazione di un sistema integrato di livelli istituzionali, senza sovrapposizioni, democraticamente legittimati, che operino nell’interesse dei cittadini.

E’ necessario, quindi, riformare il contenitore ma anche il contenuto.

La Cgil di Enna, che vede nel riassetto del sistema istituzionale delle autonomie locali l’opportunità per il rafforzamento dell’amministrazione pubblica e l’arricchimento del territorio, vincola il proprio giudizio sulle ipotesi elaborate e ai percorsi intrapresi dalle forze politiche, a parametri che ritiene irrinunciabili: la salvaguardia dei servizi ai cittadini che, oltre che esigibili da tutti, devono essere efficienti e di qualità, e  la tutela del lavoro pubblico che deve tornare ad essere garantito e al quale bisogna ridare la dignità tolta da una campagna denigratoria condotta negli ultimi anni.

In questa prospettiva, per definire i nuovi confini dei liberi consorzi dei comuni è indispensabile tenere conto: della diffusione e distribuzione nel territorio dei servizi; delle dimensioni del nuovo perimetro che deve essere per ampiezza, relativamente all’entità demografica oltre che alle attività produttive esistenti o possibili, tale da consentire una programmazione dello sviluppo che possa favorire il riequilibrio economico, sociale e culturale del territorio; della diffusione razionale dei servizi delle amministrazioni pubbliche centrali.

In questa direzione è necessaria una rimodulazione degli enti locali che garantisca la qualità e la stabilità del lavoro pubblico, promuovendo, se necessario, processi di riqualificazione del personale coinvolto, precario e non.

Il livello territoriale del nuovo sistema istituzionale deve essere messo nelle condizioni di poter assicurare servizi e creare lavoro, deve avvicinarsi al cittadino invertendo l’attuale situazione.

Naturalmente nella definizione del nuovo perimetro dei consorzi non si può prescindere da considerazioni storiche, culturali, territoriali e antropiche, perché sarebbe un grave errore cercare di cancellare l’identità delle comunità.

Enna che  confina con comuni del palermitano, come Bompietro, Blufi, le Petralie, Gangi, e del messinese, come Capizzi, Mistretta, Reitano, Castel di Luccio, Tusa, Cesarò, San Teodoro, Santo Stefano di Camastra con cui condivide vicinanza,  affinità geografiche e vocazioni territoriali, in una logica condivisa di istituzioni di liberi consorzi potrebbe cominciare un ragionamento che, scevro dalla tentazione di conservare l’esistente, tenga in considerazioni le reciproche convenienze per la costituzione di un Consorzio dei comuni che sia in grado di ridare speranza a territori dalle grandi potenzialità economiche.

Un’aggregazione di comuni su cui decentrare le articolazioni della pubblica amministrazione, dai presidi sanitari a quelli giudiziari, ad esempio, per eliminare il rischio di vedere soppressi uffici e servizi, come ci raccontano i fatti delle ultime settimane.

Naturalmente per una reale operazione di riassetto istituzionale capace di garantire i servizi con un nuovo protagonismo dell’amministrazione pubblica, non si può procedere alla costituzione dei liberi consorzi dei comuni in base a criteri che prevedono tagli della spesa pubblica, né fermarsi alla semplice abolizione degli organi elettivi delle Province, consegnando l’operazione come un taglio alle spese della politica, né soffocare il percorso ancorandolo a parametri essenzialmente numerici, né tantomeno elaborare soluzioni calati dall’alto senza un reale coinvolgimento del territorio. Un percorso così complesso non può, infine, confrontarsi con un tempo ristretto di elaborazione e confronto.

La Cgil ritiene possibile una svolta strategica per il nostro territorio e si augura di non essere di fronte all’ennesimo atto politico che, per conservare privilegi e mantenere il drammatico stato di fatto, si limita agli annunci scaricando su altri corpi intermedi la colpa di una ormai consolidata incapacità a rappresentare le esigenze della gente”.