Aidone: Santa Maria la Cava
Aidone - 22/09/2013
Aidone. Al tocco del sacerdote che guidava la processione delle Palme, dopo quasi un anno di lavori, si è aperto il portone principale della chiesa di Santa Maria La Cava. Un momento altamente suggestivo vissuto da una piccola folla che ha potuto ammirare nella sua interezza la facciata restaurata della chiesa e liberata dalla cancellata che la copriva da oltre cinquantanni. Mentre gli ultimi bagliori del tramonto illuminavano la calda pietra della Montagna, valorizzando ogni singola decorazione del prospetto baroccheggiante, i fedeli che entravano in chiesa potevano godere delle tante novità: il nuovo sistema d’illuminazione più efficace e nel contempo più ecologico, l’abside normanna, abbagliante nei conci di pietra bianca locale, alleggerita e ravvivata dalle finestre decorate con vetrate artistiche, e infine il bellissimo nuovo Crocefisso del Cristo Sacerdote e Re, scoperto prima che iniziasse la liturgia.
Nonostante l’incompiutezza dell’ordine superiore, la facciata, con il sagrato liberato dalle grate che l’aveva a lungo carcerata, è apparsa splendida al punto da mettere, forse definitivamente, a tacere le polemiche che hanno accompagnato i lavori, dalla progettazione all’ultima pietra deposta. La maggior parte degli aidonesi non riuscivano a farsi una ragione della necessità di togliere la cancellata di cui avevano memoria da sempre e che appariva come un segno di rispetto della tradizione e della cultura locale, anche di quella degli artigiani che l’avevano forgiata. Oggi sembra invece che la chiesa ci sia stata restituita com’era nelle intenzioni, o se vogliamo, nelle ambiziose pretese dei primi progettisti, che pensando ad una chiesa a tre navate erano partiti dalla facciata, senza dare una soluzione alla trasformazione della chiesa da sala unica a basilica a tre navate.
I lavori complessivi sono iniziati con l’abbattimento delle barriere architettoniche e la creazione, lungo la parete occidentale, di un percorso accessibile ai disabili e alle carrozzelle; è stata dunque restaurato tutto il prospetto ovest con un nuovo portone e un ingresso più agevole. I I lavori di restauro della chiesa sono stati più complessi ed hanno interessato più aspetti della struttura architettonica e accessoriale. È stato sistemato il tetto e la terrazza prospiciente sulla piazza Cordova. È stata ripulita tutta la facciata riportando alla luminosità naturale la pietra della montagna e i chiari mattoncini di cotto del rivestimento, aperta la finestra orientale cieca, che creava con la sua asimmetria una evidentemente disarmonia, e restaurata completamente tutta la scalinata e il sagrato, sostituendo i gradini sbreccati e asportando definitivamente la cancellata che, a detta di molti, costituiva una peculiarità della nostra chiesa ma che, una volta rimossa, ha come liberato e rivelato l’intera facciata, rendendola gradevole e armoniosa. Il tutto è stato arricchito dall’illuminazione notturna e da una nuova croce sulla cuspide del timpano assente.
Il restauro all’interno ha riguardato la messa in sicurezza dell’impianto elettrico, con l’aggiunta di fari che rendono molto più luminosa l’aula; la pulitura dell’abside normanna, l’elemento architettonico più antico della chiesa, insieme al primo livello della Torre Adelasia e al portale laterale prospiciente la piazza Cordova reperti della originaria chiesa di Santa Maria Lo Plano, voluta (nel 1134) da Adelasia nipote di Ruggero I e sposa di Rinaldo d’Aquila Avenel. Lasciare l’abside priva di intonaco era stata una scelta intelligente, lungimirante e storicamente corretta del suo primo parroco, il dotto Lorenzo Milazzo. La pulitura ha rivelato il bianco luminoso della pietra ricavata dalle cave locali, probabilmente del Baccarato. Le tre finestre, che tagliano quasi a metà l’altezza dell’abside medesima, sono state decorate con vetri istoriati realizzati dall’artista Giuseppina Cristaldi, le cui creazioni si possono ammirare pure in chiese di Catania, Randazzo, Bronte, Gibilmanna, Maniace. Nelle due finestre laterali sono rappresentati, attraverso i classici simboli e alcune citazioni, i quattro Evangelisti. In quella centrale è rappresentata l’esplosione della Luce come Gloria di Dio. La Cristaldi completerà la sua opera con le finestra della facciata: a est sarà rappresentato il nostro san Filippo Apostolo, a ovest il patrono di Aidone san Lorenzo e al centro l’Assunta, da sempre l’ospite più ragguardevole della chiesa.
I progetti dell’ingegnere Franco Minacapilli di Aidone e dall’architetto Marina Roccaforte di Piazza Armerina; sono stati realizzati grazie alla grande determinatezza e caparbietà del Parroco, padre Carmelo Cosenza che, al netto dei contributi –167.000 euro della CEI, provenienti dall’8 per mille e 10.000 da parte della Diocesi-, per fare fronte alle spese, che ammontato a più di 400.000 euro, è in attesa della conferma di un prestito chirografario di più duecentomila euro da parte di una Banca locale. Anche i fedeli stanno contribuendo in qualche modo e lo faranno certamente per tutta la durata del prestito. Padre Cosenza sorride soddisfatto per quanto realizzato e per le modalità che l’hanno permesso in tempi accettabili: squadre di operai e artigiani che generosamente non sono stati a guardare l’orologio e che sapranno aspettare per incassare il giusto compenso; una forte accelerazione è stata impressa in vista delle celebrazioni pasquali e soprattutto del pellegrinaggio a San Filippo, che vede decine di migliaia di fedeli e pellegrini giungere da tutta la provincia e oltre per pregare o ringraziare il santo miracoloso e che godranno certamente della sorpresa loro riservata!
Franca Ciantia
Nota storica e descrittiva. La chiesa di S. Maria La Cava ha origini antichissime. Con il nome di S. Maria Lo Plano (il Piano, come ancora oggi lo chiamano gli aidonesi, il pianoro ai piedi della cittadina medievale che invece si svolgeva lungo le pendici orientali del monte), fu fondata nel XII sec. da Adelasia, nipote del conte Ruggero e da lei riccamente dotata, come si legge in un diploma del 1134. Fu priorato dei Benedittini, appartenente alla diocesi di Catania. Nel 1579, prendendo atto del fatto che ormai il paese era cresciuto anche attorno alla chiesa del Piano, monsignor Cutelli, vescovo di Catania, la dichiarò Chiesa Parrocchiale Coadiutrice della Chiesa Madre, ma solo nel 1910 sarà eretta come parrocchia autonoma da Monsignore Mario Sturzo, vescovo di Piazza Armerina.
Dell’impianto medievale conserva solo l’abside e la torre comunemente chiamata Adelasia, e il portale sulla parete laterale prospiciente la piazza Filippo Cordova. La torre secondo alcuni faceva parte delle antiche mura, secondo altri la sua costruzione, già come torre campanaria, iniziò nei primi decenni del Duecento e lasciata incompleta; al Quattrocento risale il secondo ordine, molto lontano stilisticamente dal primo e separato da un marcapiano merlato. Nel Seicento vengono ripresi i lavori e sovrapposto un terzo ordine di stile toscano che verrà completato con l’orologio, nell’Ottocento (1880) dal Comune. Allo stesso modo anche la chiesa ha subito numerosi restauri e rimaneggiamenti, a partire da nome, che dagli inizi del XVI secolo diventa Santa Maria La Cava. L’attuale facciata, incompleta, frutto di un ambizioso progetto ottocentesco (nel 1885 iniziano i lavori), per una chiesa a tre navate, presenta il meglio dell’arte barocca, nel rispetto di quella compostezza e classicità di linee che sono una costante dell’architettura aidonese. Il prospetto in cotto è scandito da coppie di lesene e da cantonali in pietra arenaria. La parte centrale avanzata e le due ali laterali sono caratterizzate da portali con arco a tutto sesto, fiancheggiati da colonne corinzie poggianti su basi scolpite, e culminano in un elegante trabeazione con metope e triglifi, anche questa incompleta nell’ala destra.
Il rapporto simmetrico dei portali è andato perduto nell’ultimo radicale restauro completato nel 1940, quando, per ampliare la capacità di accoglienza della chiesa, si eliminò l’alta gradinata interna e, sollevato il portale centrale, si aggiunse l’alto sagrato semidecagonale. Fu abbandonato definitivamente il progetto a tre navate, ricavando due cappelle sul lato occidentale e dei locali per un asilo sul lato orientale. Più tardi, in allineamento, sulla piazza, per costruire dei locali in uso alla confraternita di Santa Maria, si occultò alla vista l’antica gradinata con il magnifico portale orientale a ferro di cavallo, cui oggi si accede dalla cancellata; in epoca recente anche questa apertura è stata dotata di un bel portone di bronzo che, come quello della facciata principale, è opera dello scultore Tonino Scuccimarra.
Per ricordare le origini normanne, l’interno dell’abside fu spogliato di ogni orpello e riportato alla nuda pietra, in netto contrasto con il restante sistema decorativo dominato dagli affreschi della pittrice Clelia Argentati. I restauri degli ultimi decenni hanno visto l’apertura verso il presbiterio della base della torre campanaria, diventata cappella del Sacramento, l’asportazione dell’altare centrale, in marmo policromo, per far posto alla mensa, e la costruzione dei due portoni di bronzo. Il simulacro del santo miracoloso, custodito in una cappella riccamente decorata di stucchi alla maniera barocca (1902), è oggetto di grande venerazione e il 1° maggio convengono in Aidone, per celebrarlo, ringraziarlo o impetrare grazie, decine di migliaia di pellegrini provenienti da tutti i comuni della provincia e oltre. Insieme alla statua è oggetto di venerazione un reliquiario d’argento, contenente reliquie dei Santi Filippo e Giacomo e di altri Santi. Si ha notizia che questo reliquiario fu portato il 10 maggio 1631 a Regalbuto per esservi benedetto dal rev. Francesco d’Amico, vicario capitolare; fu poi riportato in Aidone con grandi feste. In questa chiesa è vivo anche il culto a Maria SS. Assunta, Santa Rita e Santa Lucia, caratterizzati il secondo dalla benedizione delle rose e l’ultimo dalla cucìa, il frumento cotto che per devozione si consuma il 13 dicembre in quasi tutta la Sicilia.