Andrea Arangio, il chimico ennese nella Germania che investe e guarda al futuro
Enna-city - 29/09/2013
Gli italiani chiamano, la Germania risponde. Si potrebbe riassumere in questi termini la storia del chimico, Andrea Arangio, 25 anni, di Enna, che dallo scorso mese di luglio svolge il suo dottorato di ricerca nella ricca Germania. Quello che colpisce in questa vicenda, da un lato è il concetto di “meritocrazia” che porta avanti il “Max Planck” Istitute di Chimica di Mainz, dall’altro la “burocrazia” che affligge il nostro Paese. Fa riflettere il perché un giovane siciliano, che parla e scrive bene in Inglese, laureato con 110 e lode, debba lasciare la propria terra, gli affetti, per trovare fortuna altrove. Sarà forse a causa di quelli che giornali e televisioni chiamano le “caste”, i “baronati”? La risposta di Andrea, che abbiamo intervistato telefonicamente nei giorni scorsi, è stata: “I baronati, la burocrazia in Italia esistono, ma il problema è ancora più profondo, ovvero alla persona che svolge il dottorato di ricerca non viene data la giusta responsabilità, inoltre l’ambiente italiano è stagnante, molti professori sono anziani con logiche che spesso guardano poco al futuro. Ma c’è dell’altro, i soldi assegnati dal ministero per i dottorati di ricerca sono pochi, in Italia si investe poco nella cultura. In Germania invece c’è un altro concetto dello studente. Chi come me svolge il dottorato di ricerca viene subito responsabilizzato, questo significa crescita e gratificazione. Prima che io arrivassi a Mainz – continua Andrea- il professore, un giapponese di 30 anni che coordina l’equipe, aveva già predisposto il mio lavoro. Arrivato all’istituto il professore mi disse: “Ho pensato, per te, questa prima importante ricerca, potrai ricavare cose interessanti”. Rimasi molto soddisfatto e tutt’ora penso che questo confronto significa soprattutto crescita. Posso dire che qui l’ambiente è molto dinamico, di caratura internazionale, e tutto questo ti aiuta a crescere professionalmente e culturalmente”. E sul suo futuro Andrea dice: “L’esperienza straniera serve a formarti, ma la tappa tedesca non la vedo una scelta definitiva. Mettere in pratica nel nostro Paese la formazione acquisita in Germania, ritengo possa essere interessante”. Intanto ad essere orgogliosi di Andrea sono anche i genitori, papà Giuseppe e la mamma Nella: “Siamo contenti – spiegano- perché nostro figlio è felice di svolgere il dottorato di ricerca in un centro all’avanguardia”.
Oggi Andrea guadagna 1350 euro al mese, ha un contratto biennale, estensibile a tre anni, l’Istituto di ricerca Max Planck di Mainz gli offre gli stimoli giusti per una crescita lavorativa e culturale, ma non nasconde l’idea di ritornare in Italia, dove capita anche di sentire dire- notizia recente- che un esponente di un partito politico telefoni ad un docente universitario per dirgli di dare 30 in un esame ad una studentessa. La storia in terra tedesca del chimico ennese ha invece un volto completamente diverso: meritocrazia e trasparenza. Laureatosi nel dicembre 2012 con 110 e lode, triennale all’Università di Catania, specializzazione a Bologna, Andrea, nel marzo 2013, invia il suo curriculum in diverse Università d’Europa. La sorpresa arriva dopo appena 15 giorni quando il Max Planck, prestigioso Istituto di ricerca di Mainz, lo convoca per un colloquio. Anche un’Università Svizzera risponde al suo curriculum, ma Andrea sceglie Mainz. A luglio del 2013, il dottorato di ricerca in terra tedesca diventa realtà. Ma le sorprese non finiscono: il professore che coordina il centro di ricerca di chimica, un giapponese, si rende persino disponibile ad andare a prendere Andrea dall’aeroporto di Francoforte, ma il chimico ennese, per delicatezza nei riguardi del docente, sceglie un mezzo pubblico. La cortesia del professore si manifesta ancora una volta qualche giorno dopo quando invita a cena il nuovo arrivato. Un Paese, quello tedesco, che investe nel “sapere”, che programma il suo futuro e al quale importa poco se sei il figlio del potente di turno o del politico, interessa invece se sei una persona preparata, valida. E forse un motivo ci sarà se la Germania, guidata dalla Cancelliera di “ferro”, viene definita la locomotiva d’Europa. E ci sarà anche una ragione se l’Italia si trova in fondo alle classifiche che contano. Basti pensare quello che in questi giorni ha messo in atto una certa irresponsabile classe politica. Un Paese, l’Itala, dove chi dovrebbe guidarlo, chi dovrebbe incanalarlo nel binario della ripresa economica pensa invece agli interessi personali.
Francesco Librizzi