

Enna. A seguito dell’interrogazione presentata al Sindaco dal capo gruppo del Pdl, Dario Cardaci, per l’imminente chiusura del Monastero di San Marco, l’Accademia Pergusea, diretta da Nino Gagliano, fa sentire la sua voce per l’indifferenza delle istituzioni sulla vicenda. Solo il Clero ennese ha tentato invano di evitarne la chiusura. Anche i frati della comunità dei Carmelitani del Santuario di San Giuseppe, che da sempre si sono occupati delle Suore, mantenendo vive le funzioni religiose a San Marco, si sono interessati al caso. Ma adesso hanno gettato la spugna. E’recente la dichiarazione del Sindaco Garofalo il quale, nel prendere atto della volontà delle Suore a volersi trasferire in altre Case siciliane del Carmelo, ha sostenuto la ferma volontà dell’Amministrazione comunale di evitare il trasferimento degli oggetti d’arte custoditi all’interno del Monastero, in quanto patrimonio della città. L’Accademia “vuole sensibilizzare sin da adesso – afferma il presidente Gagliano – i Club service e le associazioni culturali cittadine per trovare insieme soluzioni e fornire proposte per la custodia e conservazione di questi beni preziosi, fino alla riapertura del Museo Alessi nelle cui sale potrebbero essere accolti”. Tra una, due settimane non sentiremo più lo scampanellio delle campane del Monastero di San Marco delle Vergini che per secoli hanno annunciato le ore di preghiere delle Carmelitane Scalze. I fedeli e moltissimi cittadini che hanno a cuore le sorti del Monastero, non si rassegnano all’idea di perdere questa secolare istituzione religiosa: da diversi giorni, infatti, molte più persone frequentano la chiesa di San Marco durante le funzioni officiate dai monaci carmelitani di San Giuseppe. Questo è un segnale forte di solidarietà dei cittadini verso le poche suore ancora rimaste nel Monastero.
Salvatore Presti
Riproponiamo di seguito un articolo – pubblicato nel 2011 – sulla storia del Monastero, in occasione dell’80° anniversario della riapertura

”Venne inaugurato il 12 marzo 1931 dal Vescovo della Diocesi, Mons. Mario Sturzo, negli stessi luoghi e fabbricati dove prima esisteva l’antico monastero, soppresso in attuazione delle leggi eversive del 1866 e 1867 emanate dal governo sabaudo. Le vicende storiche della nostra comunità monacale sembrano scritte per una scenografia da film. La sua fondazione, come risulta da antiche carte, risale intorno al 1492 per volere della regina Isabella di Castiglia. Fu quindi a seguito della cacciata degli ebrei dai domini spagnoli, regnando Ferdinando d’Aragona, che sorse il monastero dedicato a San Marco Evangelista, martirizzato dai giudei in Alessandria d’Egitto. Padre Giovanni dei Cappuccini, storico locale vissuto nel Settecento, addirittura colloca la fondazione del monastero due secoli prima, per volontà “di una donna molto onesta e timorosa di Dio che promise se stessa e le sue figlie vergini a claustrarsi” nel convento edificato nel quartiere della Giudecca, dove la sinagoga fu trasformata in chiesa, poi ampliata e abbellita in stile barocco nel XVII secolo. Nel 1530 alcune Sorelle si staccarono dalla comunità per dare vita ad un nuovo monastero, quello di Santa Maria del Popolo. Per secoli le suore dei due monasteri vissero le stesse regole del Carmelo, dedicandosi alle quotidiane pratiche religiose. 
A seguito delle citate leggi eversive, nel 1871 le carmelitane di San Marco e di Santa Maria del Popolo chiesero di rimanere nei loro monasteri fino alla morte dell’ultima monaca. Ottennero il permesso solo le suore di San Marco, che accolsero nel loro convento le consorelle di S. M. del Popolo, il cui immobile fu confiscato e iscritto nel demanio dello Stato. Con le monache ospiti a San Marco vi erano alcune educande tra cui Mariannina Litteri e Luigina Porrello. Nel 1913 la Litteri fece testamento per destinare i suoi cospicui beni alla fondazione di un monastero di Carmelitane Scalze e il suo progetto fu condiviso da Luigina Porrello. Dopo appena un anno, nel 1914, l’educanda benefattrice morì, mentre rimase nel monastero l’ultima religiosa con quattro educande e due anziane laiche. Nel 1923 Luigina Porrello, con le educande e alcuni sacerdoti fondò la “Società anonima per azioni San Marco”, da lei presieduta. Può così acquistare i locali dell’attuale monastero, già destinati ad una vendita all’asta dopo l’avvenuta morte dell’ultima religiosa. Dopo il concordato tra Stato e Chiesa del 1929, la nostra coraggiosa anziana educanda, Luigina Porrello, si mise in contatto con il Generale dei Carmelitani Scalzi, padre Guglielmo di Sant’Alberto, che affidò la fondazione a padre Adeodato Piazza e ordinò inoltre alla madre Maria Immacolata di San Giuseppe, suora in un monastero di Napoli, di recarsi ad Enna. Nel 1932, finalmente, Luigina Porrello indossò a 72 anni l’abito del Carmelo prendendo i voti col nome di suor Angelica Maria Luisa di Sant’Eugenio. Dopo aver combattuto per anni, si ritirò in silenzio “con la gioia degli umili di cuore”. Rocco Lombardo, storico dell’arte e studioso di tradizioni locali, ha pubblicato nel 1999, una interessante monografia riccamente illustrata sul Monastero e la chiesa di S. Marco, edita per conto del Lions Club”.
Salvatore Presti
(L’articolo è pubblicato nel libro “Enna, il Filo della memoria”, edito dalla NovaGraf, sett. 2013)