CGIL e UIL: Legge di stabilità e Pubblica amministrazione, sciopero del 15

Lo sciopero del 15 novembre indetto per  contrastare la legge delega di stabilità 2014-2016 deve essere fortemente sostenuto dal mondo del lavoro.

L’attuale disastrosa situazione economica e sociale è figlia delle politiche degli ultimi sei anni che invece di arginare la crisi ne hanno accentuato i contorni con provvedimenti che,  riducendosi ai soli tagli lineari, hanno provocato un generale impoverimento delle famiglie e il blocco dell’economia.

Ci ritroviamo nuovamente di fronte a una legge delega che muovendosi  sulla logica dei rinvii e ripercorrendo  gli errori del passato,  stabilizza l’austerità e con essa la depressione, confermando ancora una volta che l’obiettivo vero della legge non è la crescita ma il rispetto dei vincoli europei.

Una ideologia del rigore ottusa che allontana nel tempo qualsiasi speranza di ripresa.

Da un governo delle larghe intese ci si aspettava più coraggio e determinazione,  oggi si prende atto che questa coalizione così eterogenea e litigiosa, troppo coinvolta dalle beghe interne di partito e sempre più lontana dai reali bisogni delle famiglie, è incapace di qualsiasi salto di qualità e di qualsiasi reale e determinante inversione di tendenza.

Una continuità accompagnata da misure addirittura peggiorative rispetto a quanto previsto dalle legge di stabilità del 2011 e dagli stessi atti emanati da questo governo.

Un esempio per tutti i provvedimenti previsti dalla legge che interessano i lavoratori della pubblica amministrazione: blocco della contrattazione economica per tutto il 2014, azzeramento dell’indennità di vacanza contrattuale per il triennio 2015/2017 inserimento di una misura strutturale di progressiva riduzione del  fondo del salario accessorio in relazione alla diminuzione del personale in servizio in ragione del pensionamento, rinvio dello sblocco del turn over dal 2016 al 2018. Interventi ai quali si aggiungono i tagli previsti  per la riduzione della spesa per acquisti di beni e servizi che saranno  ancora una volta lineari e che graveranno di nuovo sulla spesa delle  amministrazioni.

 

 

 

 

Un disegno sbagliato, inaccettabile rivolto contro l’intervento pubblico di qualità. E’ necessario affrontare il tema della riorganizzazione della macchina pubblica, semplificandone e qualificandone la struttura. Semplificare per qualifica e non semplificare per abbandonare.

Continua invece l’attacco al lavoro pubblico e con esso ai servizi mentre si persevera nel difendere i veri sprechi: così non si toccano, ad esempio, le consulenze, le auto blu, le pensioni d’oro o il cumulo tra pensioni d’oro e altri introiti sempre da amministrazioni pubbliche, non si aggredisce l’evasione e l’elusione fiscale, non si tassano i grandi patrimoni mobiliari e immobiliari, ne si aumentano le imposte sulle rendite finanziarie e le transazioni speculative. Ancora una volta non si interviene con misure che distribuiscano il peso della crisi su chi quel peso può effettivamente sostenere, misure che parlerebbero di equità, giustizia sociale, etica pubblica oltre che di legalità.

Cgil e Uil chiedono che si metta fine alla stagione punitiva di brunettiana memoria e che si dia inizio a una nuova fase che punti su un’amministrazione pubblica efficiente e di qualità che faccia crescere il paese.

In questa direzione si colloca la valorizzazione del lavoro pubblico ed è questa la partita politica che anche con la legge di stabilità si sta giocando.

Di fronte alle scelte minimaliste messe in campo dal governo occorre ora una risposta chiara e puntuale da parte del Paese. L’adesione allo sciopero generale del 15 novembre assume, in questa prospettiva, il significato di una richiesta forte di cambiamento radicale della legge di stabilità.

La Cgil e la Uil di Enna si augurano che anche da questo disgraziato territorio che,  più di altri, sta patendo le disastrose conseguenze della crisi, vi sia un’adesione allo sciopero pari all’estremo disagio che ormai percorre tutte le famiglie. Continuare a pensare che sia di altri il compito della protesta non è ormai possibile: è necessario uno  scatto di orgoglio e il recupero della capacità di trasformare l’indignazione e la rassegnazione in azione di lotta e di  rivendicazione per questo chiediamo un’adesione totale e compatta. Il 15 di novembre svuotiamo i posti di lavoro per protestare contro i provvedimenti del presente che aggiunti a quelli del passato continuano a smantellare un sistema pubblico e con esso il sistema dei servizi, rendendo tutti più deboli e più poveri.